Una corsa di Achille dietro la tartaruga: la sfida a tenere pulito il Quartiere Savena, a dispetto di alcuni cittadini che sembrano preferirlo sporco, si sta avvitando in un paradosso. Più aumentano i cassonetti e le calotte, facendo scattare la differenziata al 60%, e meno si avvicina la speranza di ridurre i rifiuti abbandonati (il 4% della raccolta totale). Più si rafforza l’inseguimento agli indisciplinati con sanzioni e videosorveglianza, e meno rispetto per l’ambiente si riscontra nelle strade.
Le imminenti calotte apribili con tessere magnetiche e le nuove “tariffazioni puntuali”, che dovrebbero aumentare l’equità contributiva e responsabilizzare gli utenti, saranno i decisivi colpi di reni per raggiungere l’obiettivo o solo le ennesime e vane spinte dell’amministrazione-Sisifo al macigno-rusco? Chissà. Ma è chiaro che la sporcizia nelle nostre strade misura l’assenza di senso civico, non l’inefficienza di Hera. I luoghi aperti del Savena si sporcano anche da soli, ma le cartacce, le cicche, le sportine, le gomme da masticare, le vecchie masserizie, quelle non le porta mica il vento come la polvere o le foglie secche. Quelle cose vengono sparse distrattamente o di proposito, che poi è la stessa cosa, da persone che sanno quel che fanno, in uno spazio considerato terra di nessuno.
La politica, da parte sua, deve progettare, costruire e mantenere quartieri ordinati e gradevoli. Non sempre ci riesce, e l’onda montante del populismo prevede che le responsabilità amministrative siano additate all’odio sociale e fatte scontare nell’ordalia delle votazioni. Purtroppo però non serve rimpiazzare gli eletti senza un cambiamento degli elettori: è come voler fare il pane buono sostituendo di continuo il fornaio ma con la stessa farina guasta. E della responsabilità di tutti i cittadini, di chi siede su uno scranno e di chi ce lo mette, si discute poco e distrattamente.
Cerchiamo ora di farlo noi, tornando a parlare della raccolta differenziata nel nostro quartiere insieme a Giovanna Di Pasquale e Mauro Matteucci, consiglieri di maggioranza del Quartiere Savena.
“Non sono mica la tua serva!”, urlava la mamma quando lasciavi la camera come un porcile. Forse scarseggiano le mamme severe, ma non credete che l’introduzione delle calotte abbia dato un buon alibi ai cittadini del Savena per essere meno coscienziosi, abbandonare a terra il rusco e scaricare le colpe sull’amministrazione pubblica, una mamma-serva che pulisce quello che loro sporcano?
Giovanna Di Pasquale: «Cambiare le nostre abitudini è molto faticoso. La raccolta differenziata è un modo nuovo di gestire i rifiuti e, come tutte le innovazioni, è difficile da accettare. È successo anche con le calotte. Questo dispositivo, proprio per come è fatto, fa diventare necessario differenziare in modo forte e quindi ha creato uno scarto ancora più forte fra quei cittadini realmente convinti della bontà della scelta di differenziare i rifiuti, e che si impegnano in questo lavoro, e quei cittadini – magari già un po’ scettici – che non lo fanno e che spesso utilizzano la calotta come un alibi».
Mauro Matteucci: «Probabilmente cambiare le nostre abitudini, per ottenere un beneficio collettivo, è ostico da digerire. Prima si buttava indistintamente e a casaccio. Era comodo, tanto pagava Pantalone. Ora no, non è più così. Abbiamo maltrattato l’ambiente che ci circonda e siamo diventati meno civili e più egoisti, e i nodi vengono al pettine. Quindi d’ora in poi tutti noi dobbiamo comportarci civilmente per il bene comune».
Dal prossimo ottobre ogni bolognese disporrà di una tessera per il conferimento del pattume, con prevedibili sanzioni (per i più sbadati) e auspicabili sconti sulla TARI (per i più virtuosi). Cos’altro si potrebbe fare per accrescere la raccolta differenziata e diffondere fra i cittadini una vera cultura del rispetto ambientale?
Giovanna : «Credo che si faccia già molto e che la direzione indicata sia quella giusta perché tiene insieme sia la sanzione (il risvolto, chiamiamolo così, punitivo), sia l’aspetto premiante, che motiva ancora di più chi si impegna gratificandolo con un segno concreto come il possibile sconto».
Mauro: «Con l’introduzione della nuova tariffa “puntuale” – già applicata con successo in altre realtà della Regione – ci saranno sicuramente benefici per i più bravi e ripercussioni positive sull’andamento della raccolta differenziata».
Oggi l’opinione pubblica viene sensibilizzata attraverso i principali mezzi di comunicazione (giornali, internet, radio e televisioni locali). Credete che il Consiglio del Quartiere Savena dovrebbe sfruttare più spesso questi canali per esprimersi su tutte le questioni peculiari del suo territorio, come è successo a seguito dell’introduzione delle calotte?
Giovanna: «Certamente, è fondamentale trovare il modo di comunicare e informare in modo puntuale e completo sul lavoro che si svolge in Consiglio di Quartiere su aspetti che riguardano la vita concreta di noi cittadini di Savena. Questo significa provare a utilizzare tutti i mezzi possibili, integrando i mezzi ad alta tecnologia con quelli più tradizionali».
Mauro: «Abbiamo già fatto due assemblee aperte al pubblico con la presenza di tutti gli enti che si occupano dei rifiuti, dalla Regione, alla città Metropolitana, al Comune ed Hera. Altre a breve verranno indette per illustrare le ultime volontà».
Le persone tendono a non sporcare quando vivono in una comunità che censura le imbrattature con la disapprovazione sociale, visibile e concreta. Cosa pensate di quegli abitanti del Savena che, muniti di pettorina, percorrono le strade del quartiere raccogliendo sporcizia e parlando con i passanti?
Giovanna: «Quando le persone si attivano in modo positivo, collaborativo e autonomo, cercando di portare un proprio contributo alla risoluzione dei problemi (piccoli o grandi che siano), si genera spesso una crescita di benessere sia per chi è direttamente coinvolto sia per chi ne beneficia».
Mauro: «È una iniziativa lodevole da propagandare per tutto il quartiere come esempio di comportamenti degni di questa città. A presto anche nel Fossolo faremo un’iniziativa analoga».
Cosa pensate dell’idea di affidare a migranti (adeguatamente formati) il compito di monitorare le isole ecologiche per aiutare i cittadini nel loro utilizzo?
Giovanna: «Dare ai migranti una sorta di status positivo, un ruolo di persone utili alla società che in quel momento li accoglie, può essere una strada importante per facilitare un clima di accoglienza e di convivenza un po’ più sereno».
Mauro: «Studiato bene, e in accordo con gli enti e le associazioni competenti, mi sembra un’ottima mossa intesa ad avvicinare i migranti e i bolognesi ad essere più corretti».
Spesso le cartacce si accumulano proprio vicino ai cestini vuoti. Non sarà che gli abitanti di “basket city” si credono i campioni mondiali di carta-canestro e invece sono delle schiappe? Secondo voi sporcano di più i tifosi della Virtus o quelli della Fortitudo?
Giovanna: «Impossibile rispondere… L’invito che vorrei fare a tutti noi cittadini di “basket city” è di continuare ad allenarci per migliorare la nostra percentuale di tiro».
Mauro: «Per me non sono tifosi del basket: vorrei vedere se fanno così in casa loro!».
di Sergio Palladini
le foto (una delle quali scattata da Mauro Matteucci) sono prese dalla pagina Facebook “Residenti Zona Fossolo 1”