È un freddo mattino di qualche anno fa, pochi giorni dopo l’Immacolata. Il presepe e gli addobbi sono ancora negli scatoloni ma a Casa Rodari si respira già un’aria di festa. Contagiati da questo clima, perciò, decidiamo di scrivere due o tre poesie da mettere sotto l’albero e da regalare ai parenti.
All’inizio sembra facile e buttiamo giù i primi versi, ma ben presto perdiamo il filo del discorso e ci areniamo. Che sia il caso di lasciar perdere? Giammai! E così, senza abbatterci, cerchiamo ispirazione lasciando correre lo sguardo lungo gli scaffali della nostra biblioteca. E l’idea giusta non tarda ad arrivare: prendiamo una decina di libri, li mettiamo uno sopra l’altro in piccoli mucchi, o anche solo due alla volta, e ci accorgiamo subito che i loro titoli si mischiano formando delle frasi!
Libri che si incontrano e si uniscono senza litigare: ci sembra una buona idea natalizia. E così, provando e riprovando, creiamo una manciata di “poesie dorsali” (come poi abbiamo imparato a chiamarle) e le fotografiamo.
Parole sovrapposte, autori incolonnati, titoli che si rincorrono in una sequenza più o meno logica. L’effetto è variabile, sembra che manchi sempre qualcosa, ma il senso di ogni singolo titolo è superato dal legame visivo che crea nuovi significati.
Non è stato facile comporre le strane poesie natalizie che adesso hanno l’onore di essere pubblicate su questo blog, ma riuscire a farle nostre è stato meno complicato del previsto. Basta poco, a volte, per ritrovare il filo perduto.
Gianluca Buono, Nemo Menghini