Le fantasticherie di un passeggiatore solitario (in via Malvezza)
Cielo grigio su, foglie gialle giù. Solo che non è una canzone: è quello che ho trovato a Villa Salus quasi due mesi fa. Non che le strade e i campi intorno fossero molto meno grigi su e gialli giù. Ma in via Malvezza, quel giorno, il tempo sembrava fermo allo scorso autunno: le stesse spirali di nebbia, le stesse grida di uccelli, lo stesso fango ai bordi dell’asfalto. E la stessa sagoma dell’ex clinica, un enorme molare non ancora scalfito dalla carie.
Pensava di essere facile profeta chi si azzardò a dire che quel dente sarebbe stato estirpato entro maggio, ma forse era solo un profeta facilone. O un sognatore a occhi aperti. Più o meno come mi sono sentito io, quel mattino giallo e grigio, quando ho cominciato a guardare le finestre sbreccate, le porte divelte e i muri sventrati della vecchia villa immaginando gli appartamenti ordinati, i laboratori operosi e gli orti profumati del nuovo Salus Space. Poi il miraggio è svanito, mi sono avvicinato alle inferriate del cancello sul retro e ho scattato due foto. Volevo documentare la dolorosa scomparsa dell’ampia gradinata e dell’antica balaustra, dove pare che un giorno di fine Settecento abbia sostato perfino Napoleone deponendovi la sua feluca bicorno. E ho immortalato lo scempio – necessario, per carità! – con una specie di “app mentale” che mi ha fatto riapparire quelle costruzioni ancora intatte. Ma solo per pochi istanti, perché subito dopo le ho viste svanire per sempre (scalino dopo scalino, stelo dopo stelo), inghiottite da un vorace “Pac-Man caterpillar”.
A quasi due mesi di distanza dalla mia visita, cara Villa Salus, continuo a chiedermi quanto tempo manca alla tua trasformazione. Più del previsto, questo è certo. Ti hanno trovato le vene intossicate dall’amianto, ma confido nei chirurghi-ingegneri che devono sciogliere la prognosi per darti un nuovo aspetto. Perché c’è sempre, nelle terapie di palingenesi urbana, una questione psicologica. E c’è sempre una questione tecnica. Da questa solitamente si parte, ma senza l’altra solitamente non si arriva. Io sono salito sul tuo blog un anno fa, mi perdo a cercare un po’ di blu dove il blu non c’è e non so ancora quale strada imboccare. Eppure ti sogno, Salus Space, e un giorno io verrò.
Questa era la riflessione di Sergio Palladini. Se volete, potete mandarci le vostre a questo indirizzo: redazione@saluspace.eu
Ndr: e anche per rispondere a questi dubbi, i cittadini tutti sono invitati all‘ incontro del 14 maggio, nella sala parrocchiale di Nostra Signora della Fiducia alle ore 18. Interverranno i rappresentanti del Comune di Bologna e di ASP Città di Bologna