Salus SpaceArchives

“Mi chiamo Eliana Zunarelli. Vivo nel Quartiere Savena da 60 anni e per 40 anni ho fatto l’apicoltrice…”
Eliana è un’appassionata cittadina del quartiere, che ama il verde e la natura, le piace darsi da fare per aiutare gli altri e da poco è entrata a far parte della nostra Redazione Partecipata.
“Io abito in via Cavazzoni, lì prima non c’era nulla, solo campi a perdita d’occhio punteggiati qua e là da qualche casa colonica. Poi negli anni ’80 i campi sono spariti per far posto agli insediamenti urbani”. Eliana ha visto un po’ alla volta il quartiere cambiare e modificarsi nel corso di questi anni, e con nostalgia ricorda i pini e i cedri del Libano che costeggiavano le strade. Per presentarsi ufficialmente ai lettori del nostro blog, Eliana ha deciso di raccontare l’attività che nella sua casa in Val di Zena, insieme al marito, ha portato avanti per tanto tempo: l’apicoltura.
Il Savena per Eliana non ha segreti e ha già in mente qualche angolo verde che potrebbe ospitare una piccola arnia. Ecco cosa ci ha scritto

arnie

Condividevo casa con una cara amica, un giovanotto veniva a dare lezioni di matematica a lei e al suo ragazzo. Quel giovanotto desiderava iscriversi ad Agraria poiché era interessato ad allevare api e a quella facoltà si poteva accedere senza troppi obblighi di frequenza. Fu così che andai ad iscriverlo io, che avevo più tempo di lui, e conobbi Paolo, con il quale ho condiviso fino ad oggi la mia vita. Sono trascorsi 44 anni di lavoro insieme e di buona vita.
Mi fu consigliato, per fare l’apicoltrice, di fare molti corsi per togliermi dall’ignoranza, imparare l’arte e prepararmi alle gioie e ai dolori che questo lavoro avrebbe comportato (…)

Le api sono vive, e come esseri viventi sentono il tempo, la fame e si ammalano per ragioni naturali ma soprattutto per le idiozie di noi uomini. A cosa servono le api? Ormai tutti sappiamo che, se improvvisamente le api ed i pronobi, che sono impollinatori, morissero, nel giro di qualche anno anche noi faremmo la stessa fine. Alcune piante si impollinano da sole e si riproducono, altre si affidano al vento, altre agli insetti. Le api sporcandosi di polline continuano tutto il giorno a bottinare su fiori della stessa specie, così facendo inseminano e la pianta attraverso la maturazione dei frutti si riproduce. Sono selettive e quando cominciano a bottinare su di una specie, ci danno dentro finché ce n’è (…)

Poiché per vivere le api immagazzinano carboidrati (miele) e proteine ( polline) gli uomini, gli orsi e qualche altro ladro hanno pensato bene di saccheggiarle e portare via loro il miele, uccidendole. Questa pratica è stata usata dall’antichità fino all’inizio dell’800, quando finalmente gli uomini capirono che non potevano uccidere le api per portare via loro il miele; così, non per compassione, ma per interesse, inventarono l’apicoltura razionale. Cominciarono ad osservare attentamente le api e costruirono case e favi simili ai nidi naturali, ma ispezionabili, dividendo il nido dal melario (…)

Facendo l’apicoltrice ho imparato molte cose, la più importante è rispettare e conoscere la vita delle piante, degli animali e dell’ambiente. Le api non sono creature angeliche, ma rispondono e si adattano ai loro bisogni, se c’è cibo per tutti, tutti ne godono, altrimenti saccheggiano le famiglie più deboli; così qualcuno di loro sopravvive e la specie non si estingue. Le regole interne dell’alveare sono stabilite da leggi senza appello. La regina feconda e depone le uova e secerne dei ferormoni che caratterizzano la sua famiglia.

Le faccende interne all’alveare si regolano così: le api giovani puliscono, fanno le nutrici, ventilano perché dentro l’alveare non ci sia troppo umidità e si mantenga una temperatura costante, fanno le guardiane e si irrobustiscono e poi usciranno a bottinare, invecchieranno e saranno sostituite dalle giovani, vivranno tutto l’inverno, in primavera aiuteranno le piccole api e poi moriranno.
Ovviamente ci vogliono anche i maschi che fecondano la regina durante il volo nuziale. I maschi popolano l’alveare durante l’estate, ma se ci fossero cali di raccolto vengono soppressi, perché non bottinano e devono essere alimentati, pertanto niente pietà, la natura non è melensa, è terribilmente pratica.

Eliana Zunarelli

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