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Continua il nostro viaggio in una delle zone periferiche di Bologna, in una zona di “confine” tra due quartieri: il Savena e il San Vitale. Siamo nel borghetto della Croce del Biacco, non molto lontano da via Malvezza e dagli spazi della nostra futura Salus Space. Vi abbiamo già raccontato una delle realtà che anima questa zona, ovvero il centro sociale Croce del Biacco e le sue tantissime attività.

Ma la Croce del Biacco, le sue strade e le sue case hanno tanta storia da raccontare, una storia che parte dalla fine del 1700 e che arriva al Novecento  e alla resistenza partigiana. Una zona con tanti alloggi di edilizia pubblica e che in questi ultimi anni è stata anche oggetto di opere di riqualificazione urbana, come il Progetto Bella Fuori 3, un intervento fuori dal centro per la valorizzazione delle periferie.

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Piazza dei Colori -Marzo 1998

Qui è stato costruito un ‘corridoio ecologico’ che parte dalla Piazza dei Colori, costeggia l’asilo, il centro sociale, il centro islamico e arriva fino a Villa Gandolfi – Pallavicini. Questa Villa è una delle più antiche della zona: una residenza secentesca costruita dalla famiglia bolognese degli Alamandini e poi acquistata nel 1773 dal maresciallo genovese Gian Luca Pallavicini, al servizio degli imperatori austriaci. “Nel 2000 è stata sede dall’università di Bologna ed è stata ristrutturata, attualmente è gestita dalla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Padova che ha avuto la possibilità di utilizzare l’immobile dal Ministero del Tesoro”, spiega Luigi Luccarini, presidente del centro sociale Croce del Biacco.
Adolfo Dondi, autore di “Se facessi un libro sulla Croce del Biacco” e memoria storica della zona racconta anche della vecchia Villa Monti, proprio la villa che lascerà spazio a Salus Space: “una villa della metà del 1700 costruita all’interno di un parco di cerri e abeti. Passò poi alla famiglia Malvezzi de Medici e nel 1822 fu acquistata dal fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, che ci visse per alcuni anni con la moglie e i dieci figli. Tra il 1940 e il 1950 diventò poi  proprietà del prof. Oscar Scaglietti, che promosse la sua trasformazione in una grande struttura ospedaliera a sei piani, mutandone radicalmente l’aspetto originario. Diventò quella che tutti abbiamo conosciuto poi come Villa Salus”.

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Lapide ai tre caduti partigiani

Nonostante questa parte della città fosse una zona agricola punteggiata qua e là dalle ville delle nobili famiglie, fu anche scenario della resistenza partigiana: “uno degli eventi che ha fatto un po’ da ponte tra la storia della Croce del Biacco e quella di Villa Salus è stata l’uccisione di tre ragazzi di 18 anni, Fernando Benassi, Coriolano Gnudi e Bruno Montanari. Furono trucidati all’altezza del vecchio passaggio a livello,  dai tedeschi e dai fascisti”. Era il 18 agosto del 1944.

E poi un monumento davanti alla chiesa di San Giacomo ricorda tutti i caduti del periodo bellico: “sulla lapide ci sono i nomi dei caduti civili a seguito dei bombardamenti, dei militari e dei partigiani. Sul monumento c’è scritto: i comunisti posero! Questa è una curiosità, perché quando si dice comunismo si pensa a qualcosa di opposto alla religione, mentre in questa parrocchia hanno sempre avuto un buon rapporto…”, commenta Dondi.

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Chiesa di San Giorgio della Croce del biacco

La Croce del Biacco è una zona ricca quindi di storia e di memoria, che racconta però anche di tanti cambiamenti sociali che ci sono stati negli anni, sia nei rapporti tra generazioni che etnico-culturali. E di un difficile cammino di integrazione e inclusione che dura da anni.
“Su quattrocento soci del centro sociale solo due sono stranieri e secondo me questo dato dice tanto. Non molto lontano da qui c’è un centro islamico e al venerdì questa zona si popola di circa 100 e più persone che si recano lì per pregare, ma durante la settimana non vedi più nessuno”, spiega Luigi Luccarini. Il centro di cui ci parla Luccarini è il Centro di Cultura islamica di via Pallavicini.
“Il nostro paradosso è che abbiamo tre chiese diverse: una islamica, una cattolica e una evangelica ma non riusciamo a creare un dialogo e uno scambio continuo. Negli anni con Cantieri Meticci abbiamo fatto tanti corsi e laboratori, al centro islamico organizzavamo con l’aiuto di un parroco della zona degli incontri per parlare di salute, diritti e cultura.Tappe importantissime di cui ancora aspettiamo i frutti”.

Luccarini ci espone le perplessità e le paure che già molti cittadini e cittadine del quartiere hanno espresso sul futuro dei migranti che saranno ospitati a Salus Space e si chiede come potranno essere attuati reali processi di integrazione: “per esperienza personale ho visto che l’integrazione è difficile, perché spesso quello che manca è un reale senso di appartenenza alla comunità. Dobbiamo lavorare nelle scuole, sugli adolescenti che passano intere giornate a non far nulla e che quando sono in gruppo potrebbero cacciarsi nei guai. Quando con le altre associazioni abbiamo fatto un lavoro di educazione civica nelle classi, abbiamo visto che ha funzionato. Dobbiamo impegnarci tutti insieme, pubblico, associazioni e privato, se non vogliamo che le nostre periferie diventino una polveriera come quelle parigine. Ora tocca a Salus Space accettare la sfida dell’integrazione, non basta solo la prima accoglienza, o un atteggiamento troppo assistenzialista, bisogna formare queste persone, creando dei legami con la comunità”.

Foto concesse da Luigi Luccarini
L’articolo è stato realizzato in collaborazione con Giordana Alberti

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E’ un pomeriggio movimentato quello al Centro sociale “Croce del Biacco”: il bar è aperto e c’è chi è già pronto per la merenda del pomeriggio, tante persone sono sedute ai tavoli alle prese con la loro partita a carte e qualcun altro chiacchiera sulla porta. Non solo gli uomini sono impegnati in una mano di briscola o di tre sette, all’estremità della sala un gruppo di signore è immerso in una partita di burraco.

“Come potete vedere questo è un circolo per anziani” ci spiega Luigi Luccarini, presidente del circolo “ma cerchiamo di coinvolgere tutti, soprattutto i più giovani. Cerchiamo di dare al nostro centro l’impostazione della ‘piazza’ dove far confluire esperienze diverse. Vogliamo diventare il cuore di questa zona”.

Il circolo “Croce del Biacco” si trova in via Rivani 1 a Bologna. Da un lato guarda verso via due Madonne, mentre dall’altro guarda alla lunga Piazza dei Colori. Un asilo, una chiesa e una vecchia villa padronale fanno da cornice. “Tantissimo tempo fa c’erano solo dei campi agricoli e poche ville che appartenevano a famiglie importanti: nobili, senatori e politici. Un esempio è la Villa Gandolfi Pallavicini. Poi negli anni è cambiato tutto. Sono sorte le prime abitazioni indipendenti e i primi palazzi ACER che hanno trasformato completamente la zona. Ora come potete vedere c’è di tutto anche se è abitata per lo più da persone anziane, perché i più giovani si sono spostati verso il centro della città”.

Il centro la Croce del Biacco offre tantissime possibilità a chi lo frequenta: proprio in questi giorni è in programma un viaggio organizzato a Norimberga per visitare i mercatini di Natale. Oltre però agli eventi straordinari, ci sono anche le attività di tutti i giorni: ogni martedì e venerdì, sia di mattina che di pomeriggio c’è il corso di ginnastica dolce; una volta a settimana quello di ginnastica posturale. E poi corsi di avviamento ai balli di gruppo (ogni giovedì dalle 15.00), e balli di coppia il lunedì alle 21.00 e, sempre al lunedì, c’è anche un corso di Hatha Yoga. Il giovedì pomeriggio è dedicato invece al laboratorio creativo “Uncinettiamo insieme”, rivolto a chi ha la passione per i lavori all’uncinetto e a maglia. Non solo corsi ricreativi, i soci del circolo sono anche impegnati in alcuni tavoli di progettazione per proporre iniziative per la riqualificazione del territorio, in collaborazione con il quartiere San Vitale e con altre associazioni. Tra queste c’è l’attivazione di due ambulatori per medici di famiglia in Piazza dei Colori e l’organizzazione di incontri di mediazione per i cittadini e corsi di lingua per tutti. Questo per favorire il legame con la comunità.

“L’inclusione sociale è la nostra vera sfida. In questa zona convivono etnie e culture diverse. Abbiamo i ragazzi dell’HUB di via Mattei, le tante famiglie straniere che abitano in Piazza dei Colori e nelle zone limitrofe; c’è la chiesa evangelica e in via Pallavicini il centro islamico. Come facciamo a far dialogare tutte queste realtà? Noi siamo pronti a metterci tutto l’impegno possibile, ma non è facile. Già negli anni scorsi ci abbiamo provato, ma è una strada ancora lunga da fare e voi di Salus Space vi troverete a percorrerla con noi” conclude il presidente Luccarini.

Alla chiacchierata che abbiamo fatto con Luigi Luccarini ha partecipato anche Adolfo Dondi, autore di “Se facessi un libro sulla Croce del Biacco” e memoria storica della zona. Con lui abbiamo ripercorso un po’ tutte le epoche e ci siamo fatti raccontare storie e aneddoti.

Ci sono molte ipotesi sul nome Croce del Biacco: una è che in questa zona veniva depositato il gesso scavato dalle grotte del Farneto, qui sulle nostre colline, che serviva per le costruzioni. Il gesso è un materiale che fa presa immediatamente e depositandosi lasciava residui bianchi. Da qui il termine Biacco”.
E sulla chiesa qui di fronte cosa ci può raccontare?  “Sembra che l’organo a canne conservato al suo interno sia stato utilizzato da Wolfang Amedeo Mozart quando venne ospite a Bologna del principe Pallavicini”.

In un prossimo articolo continueremo la nostra “camminata” per le strade della Croce del Biacco,

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