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Un nuovo parco urbano in via Toscana, per riqualificare la zona attorno alla cosiddetta “piazzetta di San Ruffillo”: si chiama I love San Ruffillo ed è il progetto vincitore per il Quartiere Savena del Bilancio partecipativo 2018, con cui il Comune di Bologna ha messo a disposizione un totale di 1 milione di euro per finanziare alcuni interventi pensati dai cittadini per riqualificare il proprio quartiere.

Sottopasso_San_Ruffillo

“Il nostro obiettivo è rivitalizzare lo spazio che gravita intorno alla piazzetta”, racconta Clara Cornia, una delle ideatrici del progetto. “Lo faremo migliorando il collegamento tra le due aree di San Ruffillo separate dalla ferrovia, ristrutturando il sottopassaggio tra la parrocchia e la scuola Santa Caterina, e recuperando l’area verde adiacente alle ex-scuole Ferrari”.

Il progetto, che ha ottenuto dal Comune un finanziamento di circa 130 mila euro, verrà avviato l’anno prossimo e dovrebbe concludersi nel 2020. Lo spazio verde su via Toscana, adiacente le ex-scuole Ferrari, verrà suddiviso in tre aree: una prima con panchine disposte in maniera semi circolare, in modo da creare un luogo di aggregazione; una seconda dedicata ai giochi per bambini; e una terza pensata per i giovani, nella zona del campo da basket già esistente. L’intera area sarà dotata di illuminazione e i vialetti di accesso, attualmente sconnessi, verranno sistemati. Oltre al giardino, verrà ristrutturata anche la scala di collegamento tra la piazzetta e via San Ruffillo, costruendo una rampa inclinata e installando nuovi corrimano. “In questo modo, il sottopassaggio sarà accessibile anche a biciclette e carrozzine, e sarà molto più comodo anche per i bambini che vanno a scuola con i trolley per i libri”, spiega Clara Cornia.

Com’è nata l’idea di I love San Ruffillo?
“Il progetto è stato concepito mettendo insieme le proposte di tre semplici cittadini: io, Roberta Ranno e Giuseppe Vitiello. Ci siamo conosciuti durante gli incontri del Bilancio partecipativo e abbiamo capito che avevamo la stessa esigenza: riqualificare lo spazio in cui viviamo. Così abbiamo deciso di metterci insieme. Non abbiamo alle spalle gruppi o associazioni, ma tutti e tre abbiamo legami forti con il quartiere: io ad esempio ho un figlio che frequenta la scuola Santa Caterina, e così mi sono accorta che mancano parchi e spazi verdi dove i bambini possano giocare nel tempo libero. Invece Giuseppe, che abita in via Corelli, voleva che venisse risistemato il sottopassaggio ferroviario, l’unico accesso pedonale che unisca le due zone di San Ruffillo, da anni lasciato in uno stato di abbandono. E poi c’era Roberta, che aveva individuato un immobile da ristrutturare per creare una mediateca che diventasse un punto di incontro per i ragazzi: purtroppo questo progetto non è potuto andare avanti, perché il Comune ha appurato che l’edificio non è comunale, ma di proprietà di Hera”.

In quale contesto si inserisce il vostro progetto?
“La nostra è una zona dominata dal prepotente traffico di via Toscana, difficilmente raggiungibile coi mezzi. È un’area sospesa, carente di spazi di aggregazione (a parte la parrocchia): manca una sala riunioni, un parco, una sala studio o una biblioteca… Da noi ci si incontra in piazzetta, ma la piazzetta era poco valorizzata. Di recente, poi, San Ruffillo è stata invasa dai lavori in corso, prima per l’alta velocità, poi per la bretella di Rastignano: molte persone si sono trovate il cantiere proprio sotto casa, disturbate dalle polveri e dal rumore. Negli ultimi tempi si respirava molto pessimismo”.

Perché avete scelto il nome ‘I love San Ruffillo’?
“A settembre abbiamo scoperto che il nostro progetto era uno dei quattro finalisti del Bilancio partecipativo per il quartiere San Ruffillo. Per prima cosa, allora, dovevamo trovare un nome: volevamo qualcosa di astratto, che rendesse l’idea di comunità, a prescindere dagli obiettivi specifici da raggiungere. Così, scimmiottando il più famoso ‘I love New York’, che nacque per dare un’identità a una città che stava cadendo in uno stato di degrado, abbiamo scelto questo nome”.

Come avete diffuso la vostra idea?
“Abbiamo fatto un grosso lavoro di relazioni: non essendo un’associazione, non avevamo una newsletter, un sito o dei canali sui social network attraverso cui diffondere il progetto. Allora abbiamo scritto una poesia su San Ruffillo, l’abbiamo stampata su un volantino e poi siamo scesi per strada, tra la gente: via dopo via, negozio dopo negozio, abbiamo sensibilizzato le persone, e ha funzionato. Tutti i sabati ci siamo dati appuntamento davanti al bar Christian, con un computer, per spiegare come votare e aiutare le persone a farlo. Era un’occasione per fermarsi a chiacchierare, raccogliere altre proposte e ascoltare anche alcune lamentele. Spontaneamente, si è creata una collaborazione tra tutti i gruppi che gravitavano intorno alla piazzetta: la parrocchia, la scuola Santa Caterina, il cinema teatro Bristol, i commercianti del mercatino rionale e delle altre attività… Il lavoro di rete è stato fondamentale”.

Come proseguirà questa collaborazione in futuro?
“Ci stiamo già attivando per creare un’associazione di promozione sociale, sempre dal nome I love San Ruffillo, con cui organizzare iniziative che restituiscano un senso di appartenenza a questo quartiere. La finalità è proprio quella di costruire comunità: anche nell’epoca di internet, infatti, le persone hanno ancora bisogno di riunirsi e condividere momenti insieme. È assurdo che oggi si affidi ai social network il compito di mettere in comunicazione persone che magari abitano a 50 metri di distanza. Pensiamo a una mamma con figli: quanto è importante avere un parco dove poter andare a giocare? Soprattutto per i bambini stranieri, che hanno ancora più bisogno di conoscere persone e entrare a far parte della comunità. Attraverso l’associazione, vorremmo proporre momenti di aggregazione e attività di carattere sociale, e poi ci piacerebbe cercare fondi per riqualificare strutture sportive per ragazzi. Abbiamo tante idee, tutte diverse e ancora a uno stadio embrionale: il denominatore comune, però, è sempre la riqualificazione del nostro quartiere”.

 

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