Salus SpaceArchives
Tra qualche giorno il negozio di via Abba 26 sarà consegnato, rimesso a nuovo, al Quartiere Savena. Diventerà un punto di riferimento per le associazioni della zona, che potranno contare su questo spazio che è stato al centro della formazione in cantiere parte del progetto Salus Space curata da Csapsa e rivolta a richiedenti asilo e rifugiati.
Formazione_cantiere
In ottobre si è tenuto il corso sicurezza, poi alla fine del mese è iniziato lo stage che si è concluso il 23 dicembre 2020.
La durata complessiva della formazione è stata di 300 ore. A concludere con impegno e costanza sono stati tre ragazzi.
Alessia Melella, coordinatrice e tutor dei progetti di inserimento lavorativo per Csapsa, ci racconta come è andata.

Noi siamo andati a trovare il gruppo di lavoro nel mese di dicembre 2020. A seguire i ragazzi e a spiegare passo passo il lavoro da svolgere c’era Fabio Arcangeli, responsabile del cantiere.

Uno degli elementi innovativi del progetto Salus Space è il mix di funzioni e attività che vi si svolgeranno. Luogo di accoglienza, ma anche di intrattenimento e produzione artigianale e artistica, ristorante multietnico, centro studi. E centro di formazione. Aperto agli abitanti, ma anche al territorio.

Gli abitanti, rifugiati e richiedenti asilo, persone e famiglie in temporanea difficoltà finanziaria, coinvolte nei programmi di transizione abitativa del Comune di Bologna, saranno attivamente impegnati nella gestione dei servizi. L’obiettivo è la creazione di una impresa di comunità. Cefal, come ci spiega Maria Grazia D’Alessandro, si occuperà della formazione delle persone su più livelli

Un altro ambito di formazione è quello delle attività ricettive, anche per formare le persone che gestiranno il Bed & Breakfast che aprirà i battenti all’interno di Salus Space. Di questo si sta occupando Ciof/fp Emilia Romagna, come spiega Luca Lambertini.

Individuare le competenze dei futuri abitanti di Salus Space e accompagnarli in un percorso di auto-impresa. Questo è il compito di Microimpresa, Ong con esperienza in Italia e all’estero. L’intervista a Katia Raguzzoni.

Le interviste sono state realizzate durante l’evento del 25 ottobre 2017 a Palazzo d’Accursio

 

 

 

invito 25 ottobre

Appuntamento a Palazzo d’Accursio, in Sala Tassinari, a Bologna, il 25 ottobre 2017 con cittadini e cittadine per una presentazione interattiva del progetto Salus Space attraverso sei tappe di un percorso guidato. Vogliamo camminare insieme sulla mappa del nuovo spazio che sarà aperto alla città in via Malvezza. Lo faremo dalle 16 alle18.30.

Stiamo entrando nel secondo anno di attività del progetto, la demolizione di Villa Salus è prevista per dicembre e si sta completando la progettazione definitiva delle future strutture. Ora entrano nel vivo le singole attività che comporranno il mosaico di Salus Space e ognuna di esse corrisponde a un luogo fisico, ma anche simbolico, a un modo diverso di immaginare una comunità nuova, in grado di coinvolgere il territorio e i suoi cittadini.

Presenteremo i futuri spazi e  le future attività ai cittadini e alle cittadine che il 25 ottobre ci raggiungeranno nella Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio. Lo faremo seguendo una mappa immaginaria di Salus Space. Prima però ci saranno i saluti del sindaco Virginio Merola e una breve presentazione curata da Dino Cocchianella, Direttore dell’istituzione per l’Inclusione sociale e comunitaria del Comune di Bologna.

mappa Salus Space

Poi…il viaggio comincia. Ecco le tappe:

  1. Il progetto architettonico
    Villa Salus sarà demolita a partire dal dicembre 2017. Cosa sarà costruito al suo posto, come, con quali finanziamenti?
  2. Il Centro Studi. L’antica palazzina sarà il luogo del pensiero, dell’immaginazione e del racconto.  Ospiterà il Think Tank, cioè il Centro Studi sui nuovi modelli di welfare interculturale, seminari, sale per co-working, la Redazione partecipata che anima il blog Salus Space Story e il Gruppo di Valutazione partecipata. Come saranno organizzati i lavori e chi potrà partecipare alle attività?
  3. Gli orti e il giardino. Chi coltiverà gli orti che nasceranno nell’area? Cosa verrà piantato? Chi se ne prenderà cura?
  4. La comunità degli abitanti. Chi vivrà nella nuova struttura che sorgerà a Salus Space? Quanti posti avrà l’Ostello? Che cosa faranno gli abitanti per mantenere bello e accogliente un luogo che sarà aperto ai cittadini e alle cittadine?
  5. I laboratori artigianali e artistici. Chi li frequenterà? Per fare cosa?
  6. Il ristorante multietnico. Chi cucinerà e cosa? Sarà aperto a tutti i cittadini? Ci saranno tavoli all’aperto in estate?

Il percorso tra le tappe di Salus Space è aperto dalle 16 alle 18.30, in questa fascia oraria i cittadini e le cittadine interessati sono i benvenuti e possono avviare il loro tour quando preferiscono.

Informazioni: info@saluspace.eu

Per essere dei bravi giardinieri hanno dovuto coltivare lo spirito di osservazione, la pazienza, la generosità, il buon umore, il buon senso. E ora raccolgono i frutti di queste doti, sia nei giardini dell’Osservanza che dentro se stessi. Da maggio ad oggi, i ragazzi di villa Aldini hanno piantato e fatto crescere negli orti le verdure di stagione. E mano a mano che le piante affioravano dalla terra e si protendevano verso il cielo, in loro sono cresciute la fiducia, la speranza e l’autostima: niente male, per i profughi e i richiedenti asilo che sul colle fuori porta San Mamolo sono ancora in cerca di una traccia di futuro; ma che per un paio d’ore, in un mite pomeriggio di settembre, ci hanno raccontato di aver cominciato a tracciare un solco che nei prossimi anni potrebbe arrivare fino a Villa Salus, grazie alla comune supervisione di Rescue-AB e all’impegno della squadra di coprogettazione degli orti previsti nell’area dell’ex casa di cura di via Malvezza.

Mentre le nuvole ci passavano sopra silenziose e silenziosi grovigli di radici ci passavano sotto, abbiamo parlato insieme a loro di quegli orti ritagliati nei campi scoscesi del convento francescano. “All’inizio la cosa più difficile”, ci hanno detto, “è stata fare a meno dello sgocciolatore capendo quanta acqua si doveva usare per l’innaffiatura. Quest’estate, quando faceva un gran caldo, le piante avevano le foglie in su e ci dicevano di aver sete. Non parlavano, è vero, ma si muovevano, e bisognava stare attenti per capirlo. Era il loro modo di dire: ci date troppa acqua o, al contrario, ce ne date troppo poca”.

Spirito di osservazione, pazienza e buon senso: almeno per qualche mese, persone arrivate da posti lontani del mondo hanno trovato, in questi orti, il loro posto al mondo. Non sappiamo se ciò sia accaduto per la più ancestrale delle complementarietà, quella tra uomini e piante, esseri viventi che si nutrono gli uni del respiro degli altri. Ma non abbiamo potuto fare a meno di pensare allo scrittore ottocentesco Henry David Thoreau, profeta del ritorno alla natura, che per riconciliarsi con se stesso visse due anni in una capanna in mezzo ai boschi, da solo, uscendone quasi indenne. E non siamo rimasti sorpresi nel vedere persone sradicate muoversi sicure tra i plot delle colture, calpestando una terra dove ora vorrebbero sul serio mettere radici, e non solo per tramandare i trucchi del mestiere ad altri rifugiati.

Abbiamo riconosciuto in loro il legittimo orgoglio di poter innescare un meccanismo virtuoso di autoapprendimento e autonomia: un modus operandi, applicabile anche a Salus Space, che presto ci faremo spiegare dalla viva voce di Giovanni Bazzocchi e Nicola Michelon. I due ricercatori universitari di Rescue-AB parleranno con noi di minimi e massimi sistemi, ma stavolta non ci sarà bisogno di scomodare Thoreau. Basterà ricordare gli sguardi dei ragazzi di villa Aldini, incrociati in un mite pomeriggio di fine estate, per far capire che coltivare un orto è anche questo: una promessa di felicità.

di Sergio Palladini

 

Erano almeno un centinaio gli abitanti che hanno riempito la sala del Centro Sociale la Dacia mercoledì 5 aprile per il primo incontro di presentazione del nostro progetto. Un pubblico molto attento, interessato ad approfondire le informazioni ricevute, determinato a seguire il processo che porterà all’apertura di Salus Space nell’ottobre del 2019, ma anche e soprattutto a parteciparvi. Tra loro anziani che vivono in quartiere da decenni, giovani incuriositi dalla novità in arrivo, rappresentanti di associazioni del territorio, alcuni consiglieri di Quartiere, oltre alla Presidente Marzia Benassi.

In apertura la proiezione del video che mostra l’interno di Villa Salus, girato durante il sopralluogo avvenuto nello scorso autunno

Poi, con l’aiuto di alcune slide, i diversi partner hanno presentato l’idea complessiva, i dettagli sull’area abitativa (26 appartamenti per 80 persone più 20 nella futura struttura ricettiva), le ragioni che hanno spinto a presentare a Bruxelles la proposta di abbattere Villa Salus per costruire nuove strutture.

Su questo si sono susseguite le prime domande dei cittadini, alcuni legati alla memoria storica dell’edificio e decisi a sostenere la necessità di mantenerla in vita. La risposta è stata concentrata su dati oggettivi: nessun vincolo della Soprintendenza, piano interrato e primo piano con soffitto troppo basso per uso abitativo, problemi di insonorizzazione per gli ultimi due piani, soffitti sui 4 metri per gli altri, con cubature difficilmente riscaldabili. E ancora un adeguamento sismico che costringe a una spesa superiore al budget a disposizione.

Superato questo tema, la discussione si è spostata sulla preoccupazione dì creare un ghetto, sulla necessità di avere una gestione attenta al comportamento degli ospiti. Un punto centrale è stato individuato nella sostenibilità economica di Salus Space dopo i tre anni finanziati. Perchè i costi non debbano ricadere sulle casse pubbliche.

Molte osservazioni sono state accolte, i partner hanno ribadito che il percorso proseguirà con i cittadini, che avranno la possibilità di contribuire con le loro idee agli step che abbiamo davanti. Tre le aree aperte alla loro partecipazione: una legata all’organizzazione degli eventi e alle relazioni da costruire e favorire tra Salus Space e territorio, una legata alla creazione di un gruppo di valutazione e infine la partecipazione alla Redazione partecipata.

Per questa c’è già il primo appuntamento. Mercoledì 12 aprile, ancora alla Dacia. Vi aspettiamo!

 

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