Una nevicata in città e i pensieri di una redattrice insonne…
La notte fra sabato 15 e domenica 16 dicembre non sono riuscita a prendere sonno. Mi sono rigirata ripetutamente nel letto con la speranza che Morfeo arrivasse a prendermi fra le sue braccia ma niente da fare, mi sentivo sveglia come un grillo. “Chissà”, ho pensato, “forse sarà per tutta quella neve che sta cadendo copiosa là fuori?!” E così ho deciso di alzarmi per andare a vedere quanta ne fosse già caduta.
Aveva smesso di nevicare ma che spettacolo!!! Mi è sempre piaciuto l’effetto del candore notturno che le cose assumono quando il manto nevoso non è ancora stato guastato dal passo umano. Ma c’era qualcos’altro che dava una strana luminosità alle cose, una luce diversa che non conoscevo. Cos’era quell’alone opalino che rendeva la notte così diversamente chiara? Cosa c’era di cambiato dall’ultima nevicata che dava la sensazione, alle tre del mattino, che fuori fosse quasi giorno? Ma non il colore di un tramonto o di un alba quando ancora si vede bene ogni cosa attraverso spettri luminosi rossi o azzurrini ma un riverbero uniforme di luce bianchissima che rendeva bianchissimo e luminosissimo anche il cielo.
Ma certo, erano i nuovi lampioni a LED che facevano rimbalzare verso l’alto la loro freddissima ma accesissima luce. Sembrava di stare dentro ad una sfera di vetro opalina e che ogni cosa, calotta del cielo compresa, avessero lo stesso riverberante colore dei lampioni a LED. Riflettendo ho capito che stavo osservando la prima nevicata dopo il rivoluzionario cambiamento d’illuminazione nella mia città e che, d’ora in avanti, questo sarebbe stato il colore dello sguardo notturno invernale.
di Rita Roatti