Chi è il referente dell’intero progetto? Chi gestirà Salus Space? Di chi sarà la responsabilità, anche economica? Chi risolverà i problemi?
Queste sono solo alcune delle domande e dei dubbi che i cittadini e le cittadine del quartiere Savena (e non solo) hanno sollevato ai nostri microfoni durante l’evento del 25 ottobre 2017 Salus Space: il futuro è qui. Riflessioni e perplessità di chi ha a cuore il futuro del proprio territorio e ha paura delle cattive gestioni che spesso portano all’impoverimento dei progetti e allo sperpero di risorse.
“Chi ci mette la faccia? Perché è più facile individuare una singola persona a cui fare riferimento e a cui rivolgersi quando le cose non vanno bene”, si chiede una delle cittadine che ci ha raggiunto nella sala Tassinari di Palazzo d’Accursio.
Responsabilità, trasparenza e creazione di legami che possano durare nel tempo sono i temi ricorrenti nelle risposte che ci sono state date.
“E’ innegabile che questo sia un progetto positivo, ma non ho capito come potrà parlare con i residenti della zona, come ci potrà essere un reale processo di inclusione“, spiega una delle cittadine intervistate. Qualcun altro si interroga invece sulla sostenibilità a lungo termine della struttura “quando non ci saranno più i finanziamenti europei, ma si dovrà essere autosufficienti”.
Le diverse sollecitazioni che sono arrivate da chi ha partecipato alla giornata di presentazione delle diverse attività che nasceranno nello spazio dell’ex casa di cura di via Malvezza sono state raccolte anche in piccoli post-it che riassumono i diversi punti di vista e i tanti spunti critici che sono emersi quel mercoledì pomeriggio. C’è anche però chi guarda già al futuro, immaginando il centro studi di Salus Space dedicato al professor Scaglietti “un medico molto bravo che operava qui a Villa Salus e che durante la guerra ha curato tante persone”.