Toc Toc, è permesso? Racconti da Casa Rodari
Nemo e Gianluca vivono in una residenza socio riabilitativa per adulti disabili: Casa Rodari. Da qui partirà la passeggiata della Caritas
Nemo e Gianluca vivono in una residenza socio riabilitativa per adulti disabili: Casa Rodari. Da qui partirà la passeggiata della Caritas
Casa Rodari è una residenza socio riabilitativa per persone disabili adulte ed è anche il luogo da cui parte uno dei percorsi della passeggiata organizzata dalla Caritas di Bologna, che si terrà sabato 18 novembre. Due degli ospiti della Casa hanno scritto per il nostro blog una piccola presentazione, per raccontarci chi sono e cosa fanno in questa struttura in via del Fossolo 60.
Toc toc, è permesso? C’è spazio anche per noi in questo blog? Crediamo di sì, visto il nome. Ma noi bussiamo sempre e salu(s)tiamo tutti, prima di entrare in un posto nuovo. E sarà perché veniamo da una residenza protetta di Bologna; sarà per le nostre carrozzine; sarà per come parliamo; sarà per tutto questo, ma ci teniamo a fare subito le presentazioni, che per certi versi sono facili e per altri mica tanto.
È abbastanza facile dare i numeri: ci chiamiamo Nemo e Gianluca, tutti e 2 intorno ai 50 anni, e dal 2012 frequentiamo 2 volte alla settimana il laboratorio di lettura e scrittura di Casa Rodari, la comunità dove viviamo insieme ad altre 18 persone (abbiamo scoperto il progetto Salus Space proprio sfogliando i giornali).
È molto facile dire come leggiamo: a voce alta o col pensiero, con ausili meccanici o senza, su uno schermo o sulla carta. È facilissimo dire cosa leggiamo: di tutto un po’ (quotidiani, riviste, fumetti, siti internet). In più, ogni mese ci dedichiamo a un romanzo diverso, scelto insieme ai compagni del gruppo di lettura della Mediateca di San Lazzaro, di cui facciamo parte da molti anni.
Non importa se qualche volta ci capitano libri con tante pagine, perché non ci sentiamo obbligati a leggerli per intero. Non importa nemmeno se troviamo parole e concetti difficili, perché ci facciamo soccorrere da Sergio, l’operatore che coordina il nostro laboratorio. E qui viene il difficile: se lui ci dà sempre una mano a capire quello che leggiamo, dobbiamo dire che è davvero indispensabile quando proviamo a scrivere. Sergio ci aiuta a raccogliere le buone idee (nostre e degli autori letti), a tenere degli appunti (con argomenti “dipalinfrasca”), a collegare frasi e storie simili (senza aver paura di sbagliare) e a scartare quello che non serve: un processo lento e faticoso, ma che ci dà il tempo di capire cosa funziona e cosa no. Ogni testo che ci convince viene poi firmato dall’ideatore o da chi lo sente più suo, ma è sottinteso che si tratta sempre di un lavoro di gruppo (che comprende anche Anna e Massimo).
Le opere che vi presentiamo sono nate tempo fa per la nostra piccola rivista, che si chiama Aprimea e ha come logo una chiave (mentre il simbolo di Casa Rodari è una gallina a nove zampe). Alcuni dettagli sono stati aggiunti in un secondo momento, quando ci siamo accorti che potevano servire per bussare alla porta di questo blog. Toc toc, è ancora permesso?
Gianluca Buono, Nemo Menghini
Di seguito alcune composizioni di Nemo e Gianluca
FUORI
Io sto seduto su una carrozzina
che sta dentro una residenza
che sta dentro una città
che ha dentro due torri
che vanno dentro il cielo
che ha dentro una nuvola
che ha dentro la pioggia
che va dentro una strada
che va dentro un palazzo
che ha dentro un appartamento
che ha dentro una mamma e un papà
che hanno dentro l’amore
per me
che sono nato due volte
grazie all’amore
di un papà e di una mamma
che stanno dentro un appartamento
che sta dentro un palazzo
che va dentro una strada
che ha dentro la pioggia
che va dentro una nuvola
che sta dentro il cielo
che ha dentro due torri
che stanno dentro una città
che ha dentro una residenza
dove abito io
che ho scritto questa poesia
seduto sulla mia carrozzina
mentre ero dentro
e guardavo fuori.
Nemo Menghini
UN MONDO A ROTELLE
Proviamo un po’ a immaginare,
voi dritti e io in carrozzina,
se tutti ci dovessimo ritrovare
senza i piedi una mattina.
Pensate dunque se quel giorno là,
dal più povero al più gran re,
si svegliasse l’intera umanità
senza i piedi e senza un perché.
Ipotesi ancor più stramba
se, invece delle stampelle,
spuntasse sotto ogni gamba
un bel paio di rotelle.
Io credo che forse, dopo un po’ di smarrimento,
parrebbe una bell’evoluzione quest’umano mutamento.
Un mondo nuovo, a misura di ruote,
senza buche né barriere, piene e vuote.
Tutti pattinerebbero tenendosi a braccetto,
di giorno in pista, di notte a letto.
Ma come verrebbe accolto il primo bebè
che dopo decenni nascesse coi piè?
All’inizio riverito e coccolato,
per quei graziosi piedini ammirato,
perché con buoni piedi ha certo qualche vantaggio
chi vuol ballare alla Scala o a calciare alla Baggio.
Ma crescendo sembrerebbe lento e sgraziato,
rasente ai muri camminerebbe, emarginato:
agli occhi di tutti dovrebbe parer
come l’àlbatros di Bodlèr,
marino uccello che plana deciso
quando fra le nubi maestoso svetta,
ma che dai marinai viene deriso
se sulla nave goffo zampetta.
Quel mondo a rotelle, io lo butto via
e tengo le ruote di questa vita, la mia.
Nemo Menghini
RIDE IL TELEFONO
Io sono felice se al telefono chiedono proprio di me.
Mi spiego: abito insieme a tante altre persone, e ogni giorno la nostra casa riceve moltissime chiamate. Quando ho la cornetta in mano, ogni voce è bella: quella serena di mia zia, quelle allegre dei miei amici e quella di mia sorella, squillante come i telefoni di una volta.
Ogni tanto mi viene la malinconia perché penso a chi non mi può più chiamare, ma poi passa. È come quando mi viene in mente una bella cosa, e gli occhi mi brillano, ma all’improvviso mi ricordo che ce n’è un’altra, di cose, una cosa brutta che mi costringe a contenere la gioia. Se sono in attesa di una telefonata importante e mi metto davanti all’apparecchio, nessuno mi cerca. Ma appena mi distraggo, ecco che la chiamata arriva. Succede così anche per gli altri momenti felici: vengono quando meno me li aspetto.
Gianluca Buono
Per sabato 18 novembre la Caritas di Bologna organizza una passeggiata per le vie del Quartiere Savena
Sabato 18 novembre la Caritas di Bologna organizza una “Passeggiata per le vie del Quartiere Savena alla scoperta dei luoghi di promozione dell’inclusione sociale dei poveri”. La camminata sarà composta da due percorsi diversi: uno blu con partenza da Casa Rodari alle 8.45 e uno rosso che partirà invece dalla Parrocchia di S. Teresa in via Fiacchi 6. Il percorso blu farà tappa anche a Villa Salus dove i cancelli si apriranno alla città per raccontare il progetto Salus Space.
L’arrivo è previsto per le 11.30 circa al Centro d’Ascolto S. Giovanni Bosco in via B.D. Dal Monte 14. Durante le visite ai luoghi e centri di inclusione e accoglienza saranno presenti volontari e operatori di ciascuna realtà che illustreranno le diverse attività svolte.
Sotto lo stesso titolo “nell’accoglienza e inclusione dei poveri il fondamento della pace” e sul medesimo tema, la Caritas ha organizzato un incontro sabato 11 novembre al Centro Due Madonne.
Ecco il racconto della nostra cittadina giornalista Rita Roatti.
Nella mattinata di oggi 11 novembre 2017, in una delle palestre della polisportiva Pontevecchio alle Due Madonne, si è tenuto un interessantissimo seminario organizzato dalla Caritas Diocesana bolognese dal titolo “Nell’accoglienza e inclusione dei poveri il fondamento della pace (come si vivono gli inserimenti e le accoglienze dell’umanità più debole nel territorio del Quartiere Savena)”.
Alla presenza delle autorità rappresentate dalla vicesindaco Marilena Pillati, che ha aperto i lavori e dalla presidente del Quartiere Savena Marzia Benassi, che ha fatto gli onori di casa, si sono alternati quattro formidabili relatori che, ognuno dal proprio campo d’azione, si sono confrontati sulla realtà dell’inclusione sociale nel nostro territorio.
Dino Cocchianella, direttore dell’istituzione per l’inclusione sociale Don Paolo Serra Zanetti, ci ha raccontato la sua visione d’inclusione degli “ultimi” attraverso la figura di don “Paolino”, del suo lascito morale e di come sia cresciuto negli anni con l’arruolamento di un numero sempre più vasto di volontari disposti a condividerne l’azione caritatevole. Vien da sé che abbia poi raccontato lungamente del progetto della Salus Space e di come proprio con una azione congiunta tra Caritas, Comune di Bologna ed Europa, nel nostro territorio, stia per prendere vita un reale progetto d’inclusione rivolto a tutte le povertà.
Ma, se devo dire la verità, è con l’intervento di Matteo Marabini, presidente e fondatore dell’associazione “La Strada”, che ho messo a dura prova le mie contraddizioni di persona benpensante e, tutto sommato, lontana da quelle che sono le vere ragioni che muovono masse di disperati alla ricerca di pace e cibo. Dati alla mano, ha dissertato sulla situazione socio economica dei paesi così detti del terzo mondo e del loro lento e costante impoverimento, negli ultimi 50 anni, a causa del depredare continuo da parte dei così detti paesi occidentali. L’inevitabile e irrefrenabile marea umana che si sposta verso il nostro benessere altro non fa che venirsi a riprendere ciò che le abbiamo portato via. Menti illuminate di politici, che non esistono più, avevano previsto tutto questo fin dagli anni settanta ma nessuno li ha ascoltati. Ora questi visi disperati pungolano le nostre coscienze e, mettendoci davanti ad uno specchio, riflettono le nostra fragilità ma questo non è un male. Inutili saranno tutti i tentativi d’arginare queste masse se continueremo a tentare di risolvere il problema con inutili soluzioni (es. aiutiamoli a casa loro; meglio se restano sulle coste Libiche ecc…).
Quando, dopo l’intervento di Marabini, Carla Zoni, assistente sociale del Servizio Sociale di Comunità Savena, ha preso la parola per illustrare cosa stia facendo nella pratica di tutti i giorni il nostro Quartiere, è stato come se qualcosa mi ridestasse in modo violento da una forte suggestione e mi riportasse di botto coi piedi per terra.
Per ultima, ha preso la parola Elisabetta Cecchieri, responsabile area animazione Caritas Diocesana. Ci siamo tutti commossi nel sentirle raccontare un esperienza dal nome “Il the delle tre”. Durante questi incontri mensili che avvengono mettendosi in cerchio, lei ha raccolto le storie di persone disagiate, sole e povere provenienti da ogni dove che, raccontando le proprie esperienze di vita, si danno gli uni agli altri supportandosi e aiutandosi concretamente come possono e per quanto possono con piccoli gesti che a noi sembrano banali ma, per chi non ha nulla o è malato, significano calore e amore.
Questo desideravo riassumere in pochi e brevi paragrafi per far sapere a quale incontro di grande spessore morale ho, inaspettatamente, partecipato in un angolo remoto del mio vasto quartiere.
I miei ringraziamenti a Marzia Benassi.
Rita Roatti
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