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Secondo appuntamento per il corso di orticoltura e manutenzione del verde, previsto dal progetto Salus Space. Come è andata? Il testo e le foto sono di Lorenzo Balbo.
Prossimo appuntamento mercoledì 27 novembre alle 15, sempre alla Dacia…

Una nutrita e variegata comitiva, armata di vanghe e zappe, si aggira per le aree verdi del Quartiere Savena: nulla di sospetto, è solo quanto accaduto durante il secondo appuntamento del corso di formazione sull’orticoltura, mercoledì 20 novembre.
Ci sono sia cittadini del territorio che due ragazzi della rete SPRAR di Bologna: Florian – ragazzo albanese di 23 anni, in Italia da sette – e Faith, 32 anni, trasferitasi in Italia tre anni fa dalla Nigeria.  Entrambi raccontano di come sia stata la rete SPRAR ad offrire loro l’opportunità di partecipare al corso e di averla colta perché, un giorno, avrebbero piacere di lavorare nel settore dell’agricoltura. Sia Florian, per cinque anni, che Faith, per tre, hanno lavorato nei campi nel proprio paese natale.

La lezione è cominciata con un breve momento di riunione e introduzione teorica al centro sociale “La Dacia” di viale Lincoln 23. Dopodiché il gruppo – guidato da Nicola Michelon, dottorando del Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna – si è diretto verso il giardino Peppino Impastato di via Bombicci e gli orti biologici condivisi del Quartiere Savena, dove sono state messe in pratica attività di prelievo e analisi del terreno, fondamentali per avviare la progettazione dei lavori in un orto urbano. Lo stesso procedimento “sarà replicato in ogni terreno in cui il gruppo lavorerà, in vista di mettere mano a quello dell’ex villa Salus”, ha spiegato Michelon.

“Sono venuto a conoscenza del corso passando casualmente da La Dacia: è la prima volta che frequento il centro sociale”, spiega Francesco, pensionato iscritto al corso, mentre raggiungiamo il giardino comunale. “In passato, mi è capitato di lavorare in campagna. Adesso, ho la passione di fare l’orto: ho anche fatto richiesta per averne in gestione uno in via Due Madonne, nel frattempo, frequento questo corso”, prosegue Francesco.
La parola passa poi a Rita, redattrice del nostro blog e impegnata nel gruppo di valutazione di  Salus Space. “Ho scelto il corso di orticoltura perché mi intriga conoscere meglio la natura e perché, un giorno, sogno di piantare un albero secolare con il mio nome dentro l’ex villa Salus”.

La forza del corso risiede nella natura eterogenea dei partecipanti. Presenti alcuni tirocinanti universitari, che hanno aiutato il professor Michelon nella spiegazione della parte più tecnica ai presenti, e il professor José Lannes dell’Università di Paranà, giunto in Italia nell’ambito di un progetto di interscambio sullo sviluppo dell’agricoltura nelle aree urbane, ambito in cui la città di Bologna è all’avanguardia a livello nazionale.

Il gruppo di studenti, una ventina circa, avanza sul viale d’accesso della futura Salus Space. I ragazzi sono qui per una esercitazione didattica, analizzeranno il progetto e arriveranno, dopo alcuni mesi di lavoro, a formulare alcune proposte.

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E’ il risultato della collaborazione tra il Comune di Bologna e il corso di laurea magistrale in Advanced Design, della Scuola di Ingegneria e Architettura dell’Università di Bologna. In particolare gli studenti si occupano di design dei servizi.
Vi lasciamo all’intervista con il professor Andrea Boeri, Direttore del Dipartimento di Architettura, realizzata da Rita Roatti, della redazione partecipata di Salus Space. Vi terremo aggiornati sulle proposte dei ragazzi e delle ragazze.

Foto di Michele Lapini

Vi abbiamo raccontato dalle “pagine” di questo blog il lavoro dei gruppi di coprogettazione, guidati da Rescue – AB, che stanno portano avanti la sperimentazione dei diversi tipi di orti che saranno poi replicati negli spazi esterni della futura Salus Space. Abbiamo raggiunto Giovanni Bazzocchi e Nicola Michelon in un caldo pomeriggio autunnale sul colle dell’Osservanza, appena fuori porta San Mamolo a Bologna, dove insieme ad un gruppo di giovani rifugiati e richiedenti asilo ospitati a Villa Aldini, hanno coltivato, con pazienza e costanza, degli appezzamenti di terreno con alcuni metodi di coltivazione e irrigazione studiati e importati dai paesi tropicali.

Sergio Palladini, della nostra Redazione Partecipata, ha intervistato Giovanni Bazzocchi, ricercatore universitario di Rescue- AB e con lui ha ripercorso le diverse tappe del progetto.

Questa la prima parte dell’intervista


Il Centro di Villa Aldini
Villa Aldini è un centro di prima accoglienza che ospita circa cento ragazzi richiedenti asilo, di varie nazionalità ma principalmente africani. E’ gestito dalla cooperativa sociale Arca di Noè e a Bologna rappresenta una delle più importanti esperienze di questo tipo.

Rescue -AB
In preparazione delle attività legate a Salus Space, ResCUE-AB (Centro Studi e Ricerche in Agricoltura Urbana e Biodiversità) si sta impegnando sia nella coprogettazione delle aree ortive, sia nella formazione delle persone che se ne dovranno prendere cura. Per ResCUE-AB l’attività formativa è molto importante perché si occupa di agricoltura urbana da un punto di vista non solo tecnico ma anche sociale. Non è un caso se questa realtà, nata all’interno del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, ha recentemente sviluppato una particolare attenzione verso i richiedenti asilo.

Gli orti dell’Osservanza
Nella scorsa primavera si è presentata l’occasione di creare alcuni orti nei terreni attigui al convento dell’Osservanza, che dista poche decine di metri da Villa Aldini. Grazie alla disponibilità dei frati, abbiamo dato vita a un percorso formativo con alcuni ragazzi del centro di prima accoglienza. A distanza di pochi mesi, possiamo dire che questa iniziativa si sta inserendo perfettamente nel più ampio progetto di Salus Space, che vede fra i beneficiari proprio i richiedenti asilo. La formazione, iniziata verso marzo e culminata nei mesi estivi, sta proseguendo tuttora. In autunno il lavoro negli orti è meno impegnativo, per cui al momento i ragazzi di Villa Aldini e il gruppo di coprogettazione di Salus Space si stanno dedicando allo studio delle attività da svolgere la prossima primavera.

Nella seconda parte dell’intervista Giovanni Bazzocchi spiega quali sono gli scopi e gli obiettivi di questo tipo di esperienza


I criteri di coltivazione
La coltivazione degli orti dell’Osservanza è stata predisposta seguendo criteri legati a metodi di coltivazione tipici dei paesi tropicali. Una scelta che ha una duplice motivazione. La prima è legata ai ben noti cambiamenti climatici, che costringono a ripensare i tradizionali metodi di coltivazione a favore di sistemi più resilienti a lunghi periodo di siccità e a brevi ma violente precipitazioni. La seconda motivazione è data dal fatto che una simile attività formativa vuole fornire una serie di competenze spendibili in tutto il mondo, compresi i paesi d’origine di questi ragazzi, nel caso in cui sia possibile un loro ritorno.

Uno scopo in più
Lavorando negli orti dell’Osservanza, ci siamo resi conto che un’esperienza come questa può raggiungere anche uno scopo “ex post”: quello di aumentare l’autostima dei ragazzi coinvolti, quasi tutti reduci da esperienze traumatiche e impossibilitati a svolgere gratificanti attività lavorative o di studio per via di mere questioni burocratiche. Non a caso, alcuni di loro si sono appassionati a tal punto da chiedere di partecipare anche al gruppo di coprogettazione delle aree ortive dell’ex villa Salus.

Da Villa Aldini a Salus Space
Per concludere, possiamo dire che negli orti dell’Osservanza stiamo gettando le basi per impostare nel modo giusto il progetto di Saluspace. Ovviamente non è detto che tutti i richiedenti asilo con i quali stiamo attualmente lavorando andranno a vivere nella nuova realtà di via Malvezza, sia perché le loro situazioni personali sono instabili, sia perché i tempi del progetto sono relativamente lunghi. Però finora abbiamo riscontrato un grande interesse da parte di molti ragazzi, e siamo sicuri che alcuni di loro saranno coinvolti all’interno di Salu Space.

Il Think Tank di Salus Space è a lavoro e il primo degli appuntamenti in programma è lunedì 23 ottobre. E’ una sorta di “pensatoio” che  svilupperà il concetto di welfare generativo e partecipativo ponendo al centro la relazione, il coinvolgimento e il coprotagonismo.

Il Think Tank, azione del progetto, è gestito dall’Istituzione per l’Inclusione sociale e comunitaria Don Paolo Serra Zanetticon il supporto del Ces.co.com e dell’Università di Bologna.

Il centro di ricerca avrà sede negli spazi della futura Salus Space e precisamente nella Palazzina (ex camera iperbarica), ospiterà una sala convegni, una biblioteca ed uno spazio di coworking. Saranno dei luoghi dedicati all’elaborazione di una nuova idea di welfare che si basa sulla fiducia, sulla socialità, sulle idee di convivenza e cittadinanza.

Ecco il calendario degli eventi da ottobre a dicembre 2017: lunedì 23 ottobre alle 17.00, un incontro con l’antropologa Matilde Callari Galli (Presidente dell’Istituzione per l’inclusione sociale Serra Zanetti e Presidente del Think Tank) per discutere di welfare interculturale e trasformazioni antropologiche, al MET di Cantieri Meticci in via Gorki 6 a Bologna. Qui la sua relazione. Poi il 25 ottobre il gruppo di lavoro del Think Tank sarà dalle 16 a Palazzo d’Accursio, in Sala Tassinari, per la presentazione interattiva del progetto di Salus Space attraverso sei tappe di un percorso guidato.
Si prosegue poi martedì 31 ottobre alle 11 con l’incontro sui temi del welfare e dell’innovazione sociale con il sociologo dell’Università di Bologna Riccardo Prandini, in Aula dei Poeti, Strada Maggiore 45.
Empowerment, comunità e l’identità come risorsa e non come limite è il focus del seminario di giovedì 23 novembre al Centro Zonarelli via Sacco 6 tenuto da Alessandro Tolomelli, ricercatore all’università di Bologna in pedagogia sociale, inizio previsto per le 17.00.
All’Urban Center in Piazza Nettuno 3, martedì 28 novembre alle 17 Alessandro Martelli, docente al Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia all’Università di Bologna, cercherà di ricostruire le diverse definizione di welfare, e infine martedì 5 dicembre ore 17 Marco Castrignanò, docente in sociologia dell’ambiente e del territorio (Università di Bologna), ci parlerà di quartieri, comunità e capitale sociale alla Sala Marco Biagi, via Santo Stefano 119.

Per capire meglio cos’è il Think Tank la Redazione partecipata ha intervistato Roberta Paltrinieri, coordinatrice del corso di laurea magistrale del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna e responsabile scientifico di Ces.co.com. “E’ un luogo di scambio di conoscenza, un luogo di approfondimento e sperimentazione sui temi che riguardano Villa Salus e il suo futuro. Il progetto di Salus Space ha vinto il bando europeo perché – spiega Paltrinieri – riesce a coniugare il tema dell’integrazione con quello dell’innovazione sociale e questo è un esperimento del tutto nuovo che necessita di essere osservato e problematizzato”.


L’orizzonte verso cui si muove il lavoro del Think Tank è la sperimentazione di nuove pratiche generative, sostenibili e partecipate nelle quali cittadini e cittadine siano attori “attivi”, prendendo parte alle decisioni sugli spazi e sulla vita sociale, per contribuire a ricostruire un senso del collettivo e favorire l’integrazione.

Abbiamo deciso di organizzare molte iniziative che hanno la formula del seminario: i relatori saranno esperti e professori dell’Università di Bologna che ci illustreranno alcune teorie e principi fondamentali da applicare all’interno del progetto. Parleremo di intercultura, di innovazione sociale e di quartieri; parleremo di capitale sociale e di rigenerazione urbana. Questo ci permetterà di avere una visione comune e condivisa sul lavoro da fare a Salus Space”, sottolinea Paltrinieri.

Un cantiere di idee, un laboratorio e uno spazio in cui essere tutti produttori di contenuti, studiando una nuova declinazione di welfare. “Stiamo sviluppando un’accezione diversa da quella canonica e conosciuta dai più. Esistono già molteplici definizioni di welfare, quella a cui però noi come Think Tank e come progetto Salus Space facciamo riferimento è di welfare generativo”, spiega la responsabile di Ces.co.com.

Generare valore, risorse e competenze che siano poi in grado di sostenersi da sole, senza bisogno di un intervento esterno, responsabilizzando e formando le persone che ricevono l’aiuto. Questa è la base da cui parte questo modello di politiche sociali: la persona diventa una risorsa e non più un problema.

“Per noi, ad esempio, è stato importante coinvolgere tutti gli stakeholders del territorio, per lavorare su relazioni che già esistevano, ma che aspettavano solo di essere attivate. Oltre che generativo, il welfare che vogliamo mettere in campo è anche partecipativo e interculturale, perché coinvolge in prima persona i cittadini e le cittadine del quartiere e anche tutte quelle persone che saranno future destinatarie dei servizi di Salus Space. Saremo tutti insieme produttori di innovazione sociale”.

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