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Gli orti condivisi dell’associazione Orti Giardino Peppino Impastato

Ecco cosa sono gli orti condivisi del Savena. Ne avevamo già parlato qualche tempo fa. Siamo andati a trovare il presidente dell’associazione Gaetano Vitale.

Il giardino Peppino Impastato è un’area verde che si trova tra via Due Madonne, Via Luigi Bombicci e Via Carlo Carli, poco lontano da Via Malvezza. Dopo un abbandono durato anni, recentemente parte di questo terreno è stato recuperato dal Quartiere Savena per ricavarne una nuova tipologia di orti: gli orti condivisi, all’interno del progetto “Ortipertutti”, un bando promosso nel 2014 da Comune di Bologna, Urban Center e Fondazione Villa Ghigi, che prevedeva di progettare nuovi orti urbani in aree verdi di Bologna con l’obiettivo di affiancare agli orti “tradizionali”, forme di agricoltura urbana di nuova generazione, che rispondessero a  criteri di sostenibilità, design, scelte agronomiche, buone pratiche di riciclo e biodiversità.

Dopo una partenza difficile e un lungo iter burocratico, la gestione degli orti è stata affidata all’Associazione Orti Giardino Peppino Impastato, che da marzo del 2018 sta lavorando la terra. I risultati sono già buoni: zucche, zucchine, melanzane, pomodori e pomodorini, meloni, fragole, oltre a piante aromatiche di ogni genere, invadono tutte le vasche di contenimento. In questo contesto così colorato e profumato abbiamo conosciuto il presidente dell’Associazione, Gaetano Vitale e alcuni soci che ci hanno raccontato la loro esperienza.

Cos’è e come è nata l’Associazione Orti Giardino Peppino Impastato?
Gaetano Vitale L’associazione è nata come risposta all’esigenza del Quartiere Savena, di trovare dei soci da inserire all’interno di un orto sito nel  giardino Giuseppe Impastato, disponibili a collaborare per realizzare una nuova tipologia di orti: gli orti condivisi all’interno del progetto “Ortipertutti”. Significa che ogni tipo di attività è svolta in condivisione, in base alle esigenze si creano diverse aree di coltivazione in comune e i soci contribuiscono al mantenimento di questo bene suddividendosi i compiti a seconda delle proprie competenze: c’è chi annaffia, chi gestisce gli attrezzi, chi dà il verde rame, chi compra il materiale ecc.
I soci si dividono i prodotti e si prendono cura  di tutte le coltivazioni, in maniera condivisa.
L’area ortiva è composta da due lotti distinti e separati con due casette per il ricovero attrezzi, due zone di alberi da frutto e dodici appezzamenti all’interno di ciascun lotto, suddivisi in sei vasche di contenimento del terreno. Poi ci sono aree comuni per la gestione delle attività e un’area esterna, usata come zona gioco per i bambini.
Per individuare i soggetti assegnatari, il Comune ha pubblicato un bando per chi era già nella lista degli orti comunali. Anche se le rinunce all’inizio del progetto sono state tante (per l’atipicità degli orti), molte persone adesso vorrebbero partecipare e vivere questa esperienza, tanto che ho chiesto la possibilità di fare altri 12 appezzamenti qui accanto, visto che di spazio ce ne è ancora.

Come mai all’inizio molti hanno rinunciato e adesso invece ci sono tante domande?
Gaetano Vitale: Probabilmente molte persone all’inizio si sono ritirate, perché non era ben chiaro quali sarebbero state le procedure di gestione e forse si sono fatte un po’ spaventare dall’iter burocratico.
Il motivo per cui adesso ci sono tante richieste, penso sia perchè qui si creano relazioni diverse rispetto agli orti comunali tradizionali, dove capita che i nuovi arrivati, soprattutto se sono giovani e inesperti, vengano condizionati nella scelta delle piantumazioni o nel modo in cui gestiscono l’orto da chi possiede un terreno da tanto tempo.
Invece qui c’è un continuo scambio di esperienze e di aiuto reciproco.

Quando avete cominciato a lavorare la terra? E prima cosa c’era?
Gaetano Vitale: Il patto di collaborazione con il Comune di Bologna è stato firmato a dicembre 2017 e abbiamo cominciato a lavorare in marzo.
Abbiamo di tutto fragole, residui di lavorazione, basilico, menta, salvia, rosmarino, origano ecc.abbiamo fatto anche una coltura intensiva di patate.
L’area prima era solo un parco abbandonato ed era diventato principalmente uno sgambatoio per i cani. Per questo motivo, molti abitanti nei dintorni hanno accolto con molto piacere questa trasformazione.

Il vostro è un patto di collaborazione, quindi una concessione solo temporanea. Pensate di lasciare la gestione al termine del vostro mandato?
Gaetano Vitale:Gli orti ci sono stati concessi tramite un patto di collaborazione della durata di 3 anni più 2. I soci che hanno accettato di venire a lavorare questi orti, l’hanno fatto rinunciando anche ad un orto comunale, pertanto hanno scelto di far parte dell’associazione perché ne condividono l’idea di fondo, cioè quella della collaborazione reciproca per il mantenimento e l’utilizzo del bene comune. Chi lavora qui ci mette impegno e passione, per cui ci auguriamo che alla scadenza  la nostra gestione verrà riconfermata.
Naturalmente potranno entrare nuovi soci.

Mentre parliamo arriva una coppia di ortisti e così, cogliamo l’occasione per chiedere anche a loro come stanno vivendo questa esperienza e se fra di loro si conoscevano già o se l’amicizia è nata grazie agli orti:

No, noi non ci conoscevamo” risponde Roberta, una giovane ortista “eravamo iscritti alle altre aree ortive e avevamo interesse per questa attività. Quando c’è stato proposto questo progetto l’idea ci è piaciuta subito ma l’inizio è stato un po’ complicato, perché le modalità di gestione non erano molto chiare. E’ stato grazie a GaetanoVitale, che ci ha creduto fino in fondo e ha tirato le fila di tutto, che alla fine è nata l’associazione e si è realizzato tutto questo. Dopodichè qui sono nate molte amicizie, perché siamo tutti accomunati dallo stesso interesse e speriamo che il Comune faccia altri lotti simili, per dare questa opportunità anche ad altre persone.
Molti di noi erano inesperti e grazie all’insegnamento dei soci che hanno più esperienza, stiamo imparando come coltivare bene un orto.”

Passeggiando tra gli orti, mentre Gaetano ci mostra i bellissimi frutti che la terra dopo pochi mesi di lavoro ha già prodotto, Rita Roatti, una delle nostre redattrici, ha ricordato il passato di questo terreno che molti anni fa, prima di essere abbandonato era di proprietà di un mezzadro che ogni anno lo coltivava. Probabilmente proprio la sapiente coltivazione a cui era stato sottoposto, seguita da anni di riposo, ha reso questo terreno così fertile. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo…

di Chloy Vlamidis

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