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Nel Quartiere Savena da più di tre anni si sta sperimentando un nuovo modo per incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti: il sistema del conferimento a calotta per l’indifferenziata.
I vecchi cassonetti con lo sportello a pedale sono stati sostituiti da nuovi, con una piccola botola posizionata sulla parte superiore, che permette l’ingresso di sacchi da 20 o 22 litri (a misura delle pattumiere da sottolavello). Obiettivo è limitare la possibilità di conferire grandi quantitativi di rifiuto indifferenziato e incentivare la raccolta differenziata.

Questo modello, entro l’autunno del 2018, arriverà anche in tutti gli altri quartieri di Bologna, ad eccezione di alcune zone del centro storico. A differenza dei primi cassonetti sperimentati al Savena, i nuovi avranno un’applicazione con tessera che faciliterà l’apertura della calotta (ora si apre con una leva) e che in futuro servirà per identificare l’utente che conferisce l’indifferenziata.
Ma come sta andando questa sperimentazione in quartiere?
La Redazione Partecipata, armata di microfono, ha trascorso un pomeriggio tra via Bellaria, Via Sardegna e Via Calabria, raccogliendo pareri e voci dei cittadini.

Alcune signore si lamentano della pigrizia di molte persone, che abbandonano i loro rifiuti, troppo grandi per la calotta, di fianco ai cassonetti, altri hanno notato un crescente degrado e della sporcizia.
“Il Comune ha dovuto mettere in giro per il quartiere le trappole per i topi, perché da qualche tempo fanno capolino tra i rifiuti”, ci racconta una signora, mentre un’altra commenta: “bisognerebbe controllare e sanzionare le persone che non differenziano correttamente e che abbandonano i rifiuti. E’ una questione di educazione civica, e noi forse ancora non siamo pronti per questa novità”.

Nella zona del Cavedone 2 in via Genova, le cose vanno meglio, come racconta la voce di uno dei condomini: “da noi il sistema funziona. All’inizio è stato difficile, ci siamo dovuti abituare. Ora non troviamo più nulla fuori dai cassonetti. A parte qualche rifiuto ingombrante: ogni tanto arriva qualcuno con un camion a lasciare i rifiuti che però vengono puntualmente rimossi dall’Hera”.
Nella nostra passeggiata tra le strade del quartiere incontriamo un gruppo di 10 signore che stanno andando a fare la spesa in un alimentare della zona. Non sono italiane, ma vivono a Bologna da 15 anni. Hanno imparato subito come fare la raccolta differenziata, una novità per loro, e ora capita di discutere con chi non la fa bene.


“Una soluzione, dal mio punto di vista,  potrebbe essere una  recinzione intorno ai bidoni, dove per accedere bisogna usare il codice fiscale. Risolverebbe il problema dei topi, dei rifiuti abbandonati in strada e aiuterebbe a mantenere il quartiere pulito”
, dice una ragazza ai microfoni della redazione.
Quasi tutte le cittadine e i cittadini che abbiamo incontrato hanno espresso malcontento e non pochi dubbi rispetto a questo modello di raccolta differenziata che, dal loro punto di vista, non ha portato ai risultati che tutti speravano.

Tra le voci raccolte c’è anche chi esce fuori dal coro: “io sono molto contenta per le calotte, spero che continui e che arrivi presto anche nelle altre zone della città. Secondo me è un sistema che funziona di più del porta a porta”.


Interviste a cura di Rita Roatti, Sergio Palladini e Giordana Alberti.

Gli ultimi a vederla sporca sono stati i protagonisti della riqualificazione ambientale, i volontari dell’associazione El Ihsan, protagonisti di un patto di collaborazione con il Comune di Bologna per bonificare gratuitamente l’area. I primi a rivederla pulita, chi entrerà nel suo parco il 4 luglio. Villa Salus si è concessa una minuziosa rassettata in vista dell’imminente incontro estivo, del previsto commiato autunnale e della palingenesi prossima ventura. Ma il lungo addio della demolizione e il vagheggiato momento in cui quell’area rinascerà, “più bella e più superba che pria”, sono già stati i temi delle domande da noi recentemente poste agli avventori del mercato rionale di piazza Lambrakis, che potete ascoltare nel video qui presentato. E sulla falsariga di quel modello commerciale, che si definisce “lento e curioso” (con i negozianti a fare da ciceroni), così gli intervistati si sono detti “fiduciosi con riserva”.

“Penso che sia straordinario mettere in ordine una zona abbandonata… Spero che il progetto vada a favore della comunità, in particolare delle nuove generazioni… Molta carne al fuoco, poche certezze… Mi auguro che gli ospiti si adattino alle regole… E’ un progetto ambizioso ma difficile da realizzare… Secondo me sarebbe opportuno partire dalle piccole cose… Ricordo Villa Salus ai tempi d’oro, ma non so cosa ci faranno dentro adesso”.

Cosa emerge da questo pot-pourri di dichiarazioni, raccolte qui e là fra le bancarelle? Un ritratto comune: quello di cittadini e cittadine che vorrebbero saperne di più ma che preferiscono restare in attesa, che non azzardano giudizi definitivi ma che per ora concedono il loro favore.

Testo di Sergio Palladini, hanno realizzato le interviste e partecipato Giordana Alberti, Marilena Frati,  Sergio Palladini e Rita Roatti

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