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Cerro Maioris, là dove un tempo c’era un bosco

Tra i cittadini giornalisti della redazione di Salus Space c’è Marilena Frati, esperta di storia locale e Presidente dell’Associazione “Cultura e Arte del ‘700”. E’ l’autrice del testo che vi proponiamo, dedicato alla storia dell’area che comprende Villa Salus e via Malvezza, detta Cerro Maggiore. Il brano fa parte della ricerca storica pubblicata nel 1999 dall’Associazione con il titolo “Qui dove scorre il fiume”.

La pubblicazione Qui dove scorre il fiume

Anche il viandante più frettoloso, arrivato in quella che era chiamata località “Il Cerro”, dal latino” cerrus”, l’albero simile alla quercia molto frequente nelle nostre terre, non può non chiedersi  a chi appartenesse quell’antico caseggiato che ora campeggia imponente fra il Cimitero dei Polacchi e il fianco della via Vighi, stradone che conduce alla tangenziale, uscita 12.

Questa antica costruzione a corte quadrata, con torre colombaia centrale che svetta verso l’alto e rende equilibrata la simmetria della fabbrica, suscita curiosità e conduce alla memoria un passato storico da riscoprire.

Il “ Cerro Maioris”, grazie alla fertilità del suo terreno, trae le sue origini da ben lontano: sia Polibio (210-125 a.C.) – storico greco vissuto a Roma – sia Strabone (58 a.C. – 21 d. C.) ci ricordano che questa zona a est di “Bononia” era abitata già in epoca Villanoviana e fu poi scelta quale dimora dalla “Octava Legio Aemilia”. E’ certo che questa fu una zona che per ricchezza si prestava agli insediamenti. Esisteva una selva di “cerri” (da cui il toponimo Cerro e Roveri) che permetteva l’allevamento dei maiali grazie alla ricca produzione di ghiande.

Ma è solo nel 1084 che troviamo menzionato il toponimo “Cerro Maioris” (forse perché lì si trovava il cerro più grande o più vecchio) in certe carte notarili scritte senz’altro per atti di compravendita di appezzamenti e vigne. Nell’archivio di Pizzocalvo viene ricordata infatti una confraternita di preti che vendettero un appezzamento di terreno fuori della città di Bologna e vicino alla chiesa di San Prospero.

Poche sono le date certe che ci ricordano l’evolversi di questa comunità.
Nel 1223 Cerro Maggiore, che possedeva una piccola chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio, con le sue poche anime, passò al quartiere di San Cassiano sotto il giuspatronato delle monache dei santi Vitale e Agricola.
Certamente le monache fra quelle mura elessero un ospedale che, all’occorrenza, venne trasformato in Lazzaretto, poiché, per disposizioni governative, tutti i malati infetti venivano accuditi fuori città per evitare o allontanare i contagi. (…)

Nel 1371 gli estimi riportano la presenza di 27 nuclei familiari contro i 10 del 1249, nuclei tutti dediti alla coltura dei campi e all’allevamento. (…)

Le vicende comunali e le belligeranze fra le famiglie aristocratiche bolognesi emergenti che si contendevano il potere, con i ripetuti assalti inferti dalle truppe mercenarie assoldate da questo o quel signore, causarono alla fine del XV secolo, il graduale abbandono di queste dimore del Borgo antico da parte dei residenti. Lo spopolamento provocò anche profondi mutamenti economici: gli ex contadini della zona, che andarono verso la città, abbandonarono a poco a poco l’agricoltura e si dedicarono al commercio e all’artigianato, impoverendo sempre più quelle zone abbandonate a se stesse e ai saccheggi. (…)

Non si conoscono esattamente tutti i passaggi di proprietà dal XVI secolo in poi fino a quando una notifica del 1859 del cardinale Legato Milesi parla dell’espropriazione di quei terreni necessari per la costruzione della ferrovia. (…)

Senz’altro il complesso passò alla famiglia Malvezzi nella metà dell’800, ingrandendo così la proprietà terriera della famiglia che in quella zona possedeva dal 1835 anche la villa settecentesca fatta costruire in quei paraggi nel 1777 da A.F. Monti , luogotenente di Napoleone Bonaparte, da un architetto francese,ora Villa Salus (come critto da Umberto Beseghi  in “ Castelli e Ville bolognesi”).
A ricordo dell’antica proprietà Malvezzi è rimasto solo il nome della via Malvezza.
Il complesso del Cerro venne venduto nel 1946 dall’Onorevole Cacciari alla famiglia Ansaloni che trasformò il terreno in vivaio. (…)

Nel 1949/50 il Prof. Oscar Scaglietti acquistò l’intera proprietà con la villa settecentesca che, negli anni successivi, pur mantenendo intatta la sua veste storica , divenne la parte centrale  dell’immobile adibito a Casa di Cura, nota nel mondo col nome di “Villa Salus”, prestigioso centro ortopedico. (…)

Marilena Frati

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