Altri scatti da via Malvezza
Prosegue il racconto dei lavori di demolizione della vecchia Villa Salus. Al posto dell’ex casa di cura di via Malvezza, abbandonata ormai da anni, prenderà vita il progetto Salus Space.
Prosegue il racconto dei lavori di demolizione della vecchia Villa Salus. Al posto dell’ex casa di cura di via Malvezza, abbandonata ormai da anni, prenderà vita il progetto Salus Space.
Prosegue il racconto dei lavori di demolizione della vecchia Villa Salus. Al posto dell’ex casa di cura di via Malvezza, abbandonata ormai da anni, prenderà vita il progetto Salus Space.
Testo e immagini di Sergio Palladini
“Nell’esame pratico di scuola guida per caterpillar di solito fanno abbattere vecchie cliniche stando attenti a non ferire gli ammalati nei letti”: forse chi ha demolito Villa Salus non conosce questa battuta di Gene Gnocchi, ma di sicuro avrebbe potuto prendere la patente anche ai tempi del professor Scaglietti, quando l’edificio in via Malvezza brulicava di vita. L’unica differenza è che ora, nel deserto di questo luglio 2018, la “pars destruens” del progetto Salus Space può finalmente completarsi abbinando chirurgica perizia e ghepardica velocità. E l’umarell in ognuno di noi, come per incanto, dimentica la malinconia per qualcosa che scompare e comincia a infalenirsi attorno a un cantiere sempre più vivo. Per sua fortuna Bologna è fondata sui “lavori”, che aprono periodiche voragini sugli stessi marciapiedi, là dove il passeggino e la ruspa, il martello pneumatico e la bici con le ruote arancioni praticano una civile convivenza. Gli stessi “lavori” che risuonano sulle facciate di certi palazzi, nascosti da ampi teli pubblicitari, e che riempiono i passi carrai di furgoni dalle sempiterne quattro frecce. “Vado, ho da fare dei lavori”, ho detto l’altro giorno a un conoscente prima di incamminarmi verso Villa Salus per scattare alcune delle foto qui riprodotte. “Passa da dietro”, mi ha consigliato lui: “Il cancello è chiuso perché stanno facendo i lavori in corso”.
I lavori di demolizione di Villa Salus si concluderanno entro luglio con il recupero e lo smaltimento degli ultimi residui di amianto. Lo smaltimento in discarica dei materiali sarà completato entro agosto…
E’ stato vivace e partecipato l’incontro di aggiornamento sul progetto Salus Space che si è tenuto lunedì 14 maggio nella sala parrocchiale della chiesa di Nostra Signora della Fiducia, in via Tacconi, a Bologna. Una settantina gli abitanti del territorio che hanno partecipato, con domande, riflessioni e sollecitazioni.
In apertura ci sono stati i saluti della Presidente del Quartiere Savena Marzia Benassi, che ha sottolineato l’importanza della partecipazione dei cittadini. Poi le prime novità sono arrivate da Dino Cocchianella (responsabile del progetto Salus Space; Direttore Area Nuove Cittadinanze, Inclusione Sociale e Quartieri, Direttore del Quartiere Savena).
I lavori di demolizione di Villa Salus si concluderanno entro i primi di luglio con il recupero e lo smaltimento degli ultimi residui di amianto. A rallentare il cantiere è stata la scoperta di 680 metri lineari di amianto che rivestiva le tubature all’ interno dei solai e dei cavedi tecnici dell’edificio, una presenza non rilevabile ad un primo esame. Lo smaltimento in discarica dei residui della demolizione sarà completato entro agosto.
Sempre in luglio sarà bandita la gara per il recupero dell’ex camera iperbarica e in autunno quella per la realizzazione dei nuovi edifici.
A queste precisazioni sull’andamento del cantiere sono seguite quelle dedicate alla scelta dei futuri abitanti di Salus Space e del modello di gestione. A illustrare il tutto – temi molto sentiti dai presenti – Elisabetta Scoccati, Direttore generale di ASP Città di Bologna, che sarà l’ente gestore del complesso.
Le famiglie che abiteranno nei 20 appartamenti che nasceranno a Salus Space (per 80 persone di cui metà rifugiate e metà in condizioni di fragilità economica) saranno selezionate dall’Agenzia Sociale per l’Affitto, creata da Asp grazie a finanziamenti Pon Metro. Chi farà parte di questa nuova comunità dovrà sentirsi motivato, essere aperto alla reciproca collaborazione per una convivenza costruttiva. Il periodo di residenza sarà in ogni caso limitato: da 12 a 24 mesi massimo.
I cittadini del Quartiere, hanno ripetuto Cocchianella e Scoccati, hanno un importante ruolo attivo da giocare, sia già ora nel gruppo di valutazione, nella redazione partecipata e nel gruppo degli orti, aperti alla partecipazione di tutti. Ma ancora in futuro. E’ prevista infatti, la scrittura di una “Carta dei valori”, una sorta di regolamento per chi abiterà a Salus Space, che nascerà dai partner del progetto, ma anche dai cittadini del territorio, che nei prossimi mesi saranno chiamati ad incontri specifici sul tema.
Molte le domande dei cittadini sulla sostenibilità economica, una volta terminati i finanziamenti europei. Si è richiamato il lavoro in corso in questi mesi dedicato proprio a questo e si è fatto anche l’elenco di quelle che sono attività previste, economicamente redditizie: b&b, ristorante, laboratori, affitto di spazi… Anche l’accoglienza dei richiedenti asilo è remunerata dal Ministero dell’Interno, 35 euro al giorno per persona che vengono destinati al gestore degli spazi.
Cosa accadrà dopo l’inaugurazione e la fine del finanziamento europeo? ASP, attraverso un bando, individuerà il gestore unico, che, per la stessa natura del progetto, potrebbe essere costituito da una rete di soggetti, magari gli stessi che hanno lavorato insieme fino ad ora. Ma ovviamente potrà essere solo un bando a decidere.
Qualche preoccupazione è emersa, ma quello che prevale tra i cittadini è l’attenzione e il desiderio di continuare a monitorare il progetto.
Clima invece giocoso e pieno di energia in Piazza Lambrakis, dove poco prima dell’incontro, gli artisti dei Cantieri Meticci, hanno dato vita allo spettacolo “Sognando Angelica”. Una vera e propria performance teatrale, che ha coinvolto soprattutto i tanti bambini appena usciti da scuola, che hanno seguito gli attori da una parte all’altra della Piazza, correndo e ballando insieme a loro.
Foto di Chloy Vlamidis
Tra i cittadini giornalisti della redazione di Salus Space c’è Marilena Frati, esperta di storia locale. E’ l’autrice del testo che vi proponiamo, dedicato alla storia dell’area che comprende Villa Salus e via Malvezza, detta Cerro Maggiore…
Tra i cittadini giornalisti della redazione di Salus Space c’è Marilena Frati, esperta di storia locale e Presidente dell’Associazione “Cultura e Arte del ‘700”. E’ l’autrice del testo che vi proponiamo, dedicato alla storia dell’area che comprende Villa Salus e via Malvezza, detta Cerro Maggiore. Il brano fa parte della ricerca storica pubblicata nel 1999 dall’Associazione con il titolo “Qui dove scorre il fiume”.
Anche il viandante più frettoloso, arrivato in quella che era chiamata località “Il Cerro”, dal latino” cerrus”, l’albero simile alla quercia molto frequente nelle nostre terre, non può non chiedersi a chi appartenesse quell’antico caseggiato che ora campeggia imponente fra il Cimitero dei Polacchi e il fianco della via Vighi, stradone che conduce alla tangenziale, uscita 12.
Questa antica costruzione a corte quadrata, con torre colombaia centrale che svetta verso l’alto e rende equilibrata la simmetria della fabbrica, suscita curiosità e conduce alla memoria un passato storico da riscoprire.
Il “ Cerro Maioris”, grazie alla fertilità del suo terreno, trae le sue origini da ben lontano: sia Polibio (210-125 a.C.) – storico greco vissuto a Roma – sia Strabone (58 a.C. – 21 d. C.) ci ricordano che questa zona a est di “Bononia” era abitata già in epoca Villanoviana e fu poi scelta quale dimora dalla “Octava Legio Aemilia”. E’ certo che questa fu una zona che per ricchezza si prestava agli insediamenti. Esisteva una selva di “cerri” (da cui il toponimo Cerro e Roveri) che permetteva l’allevamento dei maiali grazie alla ricca produzione di ghiande.
Ma è solo nel 1084 che troviamo menzionato il toponimo “Cerro Maioris” (forse perché lì si trovava il cerro più grande o più vecchio) in certe carte notarili scritte senz’altro per atti di compravendita di appezzamenti e vigne. Nell’archivio di Pizzocalvo viene ricordata infatti una confraternita di preti che vendettero un appezzamento di terreno fuori della città di Bologna e vicino alla chiesa di San Prospero.
Poche sono le date certe che ci ricordano l’evolversi di questa comunità.
Nel 1223 Cerro Maggiore, che possedeva una piccola chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio, con le sue poche anime, passò al quartiere di San Cassiano sotto il giuspatronato delle monache dei santi Vitale e Agricola.
Certamente le monache fra quelle mura elessero un ospedale che, all’occorrenza, venne trasformato in Lazzaretto, poiché, per disposizioni governative, tutti i malati infetti venivano accuditi fuori città per evitare o allontanare i contagi. (…)
Nel 1371 gli estimi riportano la presenza di 27 nuclei familiari contro i 10 del 1249, nuclei tutti dediti alla coltura dei campi e all’allevamento. (…)
Le vicende comunali e le belligeranze fra le famiglie aristocratiche bolognesi emergenti che si contendevano il potere, con i ripetuti assalti inferti dalle truppe mercenarie assoldate da questo o quel signore, causarono alla fine del XV secolo, il graduale abbandono di queste dimore del Borgo antico da parte dei residenti. Lo spopolamento provocò anche profondi mutamenti economici: gli ex contadini della zona, che andarono verso la città, abbandonarono a poco a poco l’agricoltura e si dedicarono al commercio e all’artigianato, impoverendo sempre più quelle zone abbandonate a se stesse e ai saccheggi. (…)
Non si conoscono esattamente tutti i passaggi di proprietà dal XVI secolo in poi fino a quando una notifica del 1859 del cardinale Legato Milesi parla dell’espropriazione di quei terreni necessari per la costruzione della ferrovia. (…)
Senz’altro il complesso passò alla famiglia Malvezzi nella metà dell’800, ingrandendo così la proprietà terriera della famiglia che in quella zona possedeva dal 1835 anche la villa settecentesca fatta costruire in quei paraggi nel 1777 da A.F. Monti , luogotenente di Napoleone Bonaparte, da un architetto francese,ora Villa Salus (come critto da Umberto Beseghi in “ Castelli e Ville bolognesi”).
A ricordo dell’antica proprietà Malvezzi è rimasto solo il nome della via Malvezza.
Il complesso del Cerro venne venduto nel 1946 dall’Onorevole Cacciari alla famiglia Ansaloni che trasformò il terreno in vivaio. (…)
Nel 1949/50 il Prof. Oscar Scaglietti acquistò l’intera proprietà con la villa settecentesca che, negli anni successivi, pur mantenendo intatta la sua veste storica , divenne la parte centrale dell’immobile adibito a Casa di Cura, nota nel mondo col nome di “Villa Salus”, prestigioso centro ortopedico. (…)
Marilena Frati
Giovanni Bazzocchi, di Rescue -AB, ci racconta il lavoro fatto agli orti dell’Osservanza con un gruppo di ragazzi rifugiati e richiedenti asilo. Un modello che potrebbe essere replicato a Salus Space
Vi abbiamo raccontato dalle “pagine” di questo blog il lavoro dei gruppi di coprogettazione, guidati da Rescue – AB, che stanno portano avanti la sperimentazione dei diversi tipi di orti che saranno poi replicati negli spazi esterni della futura Salus Space. Abbiamo raggiunto Giovanni Bazzocchi e Nicola Michelon in un caldo pomeriggio autunnale sul colle dell’Osservanza, appena fuori porta San Mamolo a Bologna, dove insieme ad un gruppo di giovani rifugiati e richiedenti asilo ospitati a Villa Aldini, hanno coltivato, con pazienza e costanza, degli appezzamenti di terreno con alcuni metodi di coltivazione e irrigazione studiati e importati dai paesi tropicali.
Sergio Palladini, della nostra Redazione Partecipata, ha intervistato Giovanni Bazzocchi, ricercatore universitario di Rescue- AB e con lui ha ripercorso le diverse tappe del progetto.
Questa la prima parte dell’intervista
Il Centro di Villa Aldini
Villa Aldini è un centro di prima accoglienza che ospita circa cento ragazzi richiedenti asilo, di varie nazionalità ma principalmente africani. E’ gestito dalla cooperativa sociale Arca di Noè e a Bologna rappresenta una delle più importanti esperienze di questo tipo.
Rescue -AB
In preparazione delle attività legate a Salus Space, ResCUE-AB (Centro Studi e Ricerche in Agricoltura Urbana e Biodiversità) si sta impegnando sia nella coprogettazione delle aree ortive, sia nella formazione delle persone che se ne dovranno prendere cura. Per ResCUE-AB l’attività formativa è molto importante perché si occupa di agricoltura urbana da un punto di vista non solo tecnico ma anche sociale. Non è un caso se questa realtà, nata all’interno del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, ha recentemente sviluppato una particolare attenzione verso i richiedenti asilo.
Gli orti dell’Osservanza
Nella scorsa primavera si è presentata l’occasione di creare alcuni orti nei terreni attigui al convento dell’Osservanza, che dista poche decine di metri da Villa Aldini. Grazie alla disponibilità dei frati, abbiamo dato vita a un percorso formativo con alcuni ragazzi del centro di prima accoglienza. A distanza di pochi mesi, possiamo dire che questa iniziativa si sta inserendo perfettamente nel più ampio progetto di Salus Space, che vede fra i beneficiari proprio i richiedenti asilo. La formazione, iniziata verso marzo e culminata nei mesi estivi, sta proseguendo tuttora. In autunno il lavoro negli orti è meno impegnativo, per cui al momento i ragazzi di Villa Aldini e il gruppo di coprogettazione di Salus Space si stanno dedicando allo studio delle attività da svolgere la prossima primavera.
Nella seconda parte dell’intervista Giovanni Bazzocchi spiega quali sono gli scopi e gli obiettivi di questo tipo di esperienza
I criteri di coltivazione
La coltivazione degli orti dell’Osservanza è stata predisposta seguendo criteri legati a metodi di coltivazione tipici dei paesi tropicali. Una scelta che ha una duplice motivazione. La prima è legata ai ben noti cambiamenti climatici, che costringono a ripensare i tradizionali metodi di coltivazione a favore di sistemi più resilienti a lunghi periodo di siccità e a brevi ma violente precipitazioni. La seconda motivazione è data dal fatto che una simile attività formativa vuole fornire una serie di competenze spendibili in tutto il mondo, compresi i paesi d’origine di questi ragazzi, nel caso in cui sia possibile un loro ritorno.
Uno scopo in più
Lavorando negli orti dell’Osservanza, ci siamo resi conto che un’esperienza come questa può raggiungere anche uno scopo “ex post”: quello di aumentare l’autostima dei ragazzi coinvolti, quasi tutti reduci da esperienze traumatiche e impossibilitati a svolgere gratificanti attività lavorative o di studio per via di mere questioni burocratiche. Non a caso, alcuni di loro si sono appassionati a tal punto da chiedere di partecipare anche al gruppo di coprogettazione delle aree ortive dell’ex villa Salus.
Da Villa Aldini a Salus Space
Per concludere, possiamo dire che negli orti dell’Osservanza stiamo gettando le basi per impostare nel modo giusto il progetto di Saluspace. Ovviamente non è detto che tutti i richiedenti asilo con i quali stiamo attualmente lavorando andranno a vivere nella nuova realtà di via Malvezza, sia perché le loro situazioni personali sono instabili, sia perché i tempi del progetto sono relativamente lunghi. Però finora abbiamo riscontrato un grande interesse da parte di molti ragazzi, e siamo sicuri che alcuni di loro saranno coinvolti all’interno di Salu Space.
Dal 15 settembre la linea dell’autobus n° 25, direzione Due Madonne, ha allungato il suo percorso di due fermate. Una sarà vicino via Malvezza
Alcuni cittadini-valutatori che abitano in via Rivani (strada del quartiere Savena che incrocia via Due Madonne) durante l’incontro del gruppo di Valutazione partecipata di giovedì 21 settembre, hanno dato a tutto il gruppo una bella notizia: la linea dell’autobus n° 25 ha allungato il suo percorso di due fermate, arrivando alla rotonda Gozzetti, fermata Canova. In questo modo l’autobus supera il sottopassaggio ferroviario, riuscendo a portare al di là del deposito Due Madonne, gli abitanti di quell’insediamento.
Il nuovo percorso della linea 25 è in vigore ufficialmente dal 15 settembre ed è stato accolto con molta gioia dagli abitanti della zona, che chiedevano da ben 10 anni all’azienda di trasporti pubblici un prolungamento di quel tratto di linea. Inoltre una delle nuove fermate che fa il 25 è subito dopo l’incrocio con via Malvezza, dove s’insedierà la futura Salus Space!
E’ solo un primo passo, nulla a che vedere con linee dedicate o navette (sarebbe addirittura troppo presto!) però tutti noi vogliamo pensare che sia anche un po’merito nostro, dei gruppi cittadini di partecipazione alla riqualificazione di Villa Salus.
Per concludere aggiungo anche un piccolo aneddoto: nei giorni scorsi, un anonimo riconoscente, ha appeso proprio alla fermata del 25 di via Rivani un cartello per ringraziare Tper!
di Rita Roatti
Una delle nostre redattrici cittadine, Teresa Vignoli, ha fatto una passeggiata intorno a VIlla Salus e ha scattato qualche foto …
Una delle nostre redattrici cittadine, Teresa Vignoli, ha fatto una passeggiata intorno a VIlla Salus e ha scattato qualche foto. Quella qui sopra è via Malvezza, “meravigliosa e salutare” come la descrive Teresa. Sotto invece potete vedere i resti di antichi binari ferroviari, una casa colonica dei dintorni, il cancello di Villa Salus con uno speranzoso amico a quattro zampe, che non vede l’ora di visitare il futuro parco aperto ai cittadini…
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