In partenza i corsi per i cittadini
A novembre prenderanno il via i corsi previsti dal progetto aperti ai cittadini e che coinvolgono anche migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
A novembre prenderanno il via i corsi previsti dal progetto aperti ai cittadini e che coinvolgono anche migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
A novembre prenderanno il via i corsi previsti dal progetto Salus Space aperti ai cittadini e che coinvolgono anche migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Una tappa importante del progetto per coinvolgere gli abitanti del quartiere e per poter creare le competenze necessarie alla futura comunità di Salus Space. La partecipazione ai corsi è gratuita fino a esaurimento posti. È necessario iscriversi mandando una mail a info@saluspace.eu.
Il primo in programma è quello di teatro sociale a cura di Cantieri Meticci. L’inizio delle lezioni è previsto per lunedì 4 novembre dalle 18 alle 20 nel teatro della parrocchia di Nostra Signora della Fiducia in via Gaetano Tacconi 6. La durata complessiva del corso è di 300 ore e prevede una parte teorica e una pratica. Gli incontri si terranno tutti i lunedì pomeriggio nel teatro della parrocchia. “Durante il nostro corso cercheremo di tirar fuori la creatività, la bellezza e la ricchezza del rapporto con l’altro, aspetti che nel quotidiano non trovano spazio. Dedicheremo le prime ore alla teoria, ma poi introdurremo azioni fisiche di contaminazione: andremo nelle strade, nelle piazze, nelle biblioteche per coinvolgere anche chi non partecipa direttamente al nostro corso e lo faremo attraverso la poesia”, ha spiegato Pietro Floridia di Cantieri Meticci. Per questo corso sono ancora disponibili 12 posti.
Martedì 19 novembre partirà il corso di scenografia teatrale, si svolgerà dalle 14.30 alle 16.30 in via Abba 20/a. Il corso, sempre a cura di Cantieri Meticci, si terrà due volte a settimana il martedì e il giovedì e avrà una durata complessiva di 300 ore. La prima parte della formazione si concentrerà sui materiali e sulle diverse tecniche, per poi realizzare una vera e propria scenografia per lo spettacolo del corso di teatro sociale. L’allestimento nascerà seguendo le indicazioni del regista, ma raccogliendo e valorizzando le idee dei partecipanti per generare un vero processo creativo.
La terza formazione in partenza è a cura del centro studi Rescue -ab dell’Università di Bologna e riguarda la manutenzione del verde e l’orticultura. Il corso inizierà mercoledì 6 novembre alle 16 al centro sociale La Dacia in Viale Abramo Lincoln, 22/3. Anche la formazione sul verde avrà una durata complessiva di 300 ore e si articolerà in una parte teorica, da novembre a dicembre, e in una pratica di studio e progettazione da febbraio a giugno. “Nella prima fase del corso parleremo non solo della parte orticola e di manutenzione, ma indagheremo anche la parte di ecologia urbana, analizzeremo le basi dell’agricoltura ecologica e della gestione del suolo. Insieme impareremo anche a costruire una compostiera domestica. La seconda parte delle lezioni sarà dedicata alle visite studio alle altre realtà ortive della città, come ad esempio gli orti comunitari. Una volta studiato tutto questo decideremo quali tipo di orto realizzare”, ha sottolineato Giovanni Bazzocchi di Rescue Ab.
Le progettazioni ortive che nasceranno durante il corso sono quelle che verranno realizzate poi nei terreni adiacenti a Salus Space. Anche i corsi di scenografia e teatro sociale continueranno nell’area di via Malvezza 2 una volta che saranno installati i fabbricati temporanei previsti dal progetto.
Ecco cosa sono gli orti condivisi del Quartiere Savena. Ne avevamo già parlato qualche tempo fa. Siamo andati a trovare il presidente dell’associazione Gaetano Vitale
Ecco cosa sono gli orti condivisi del Savena. Ne avevamo già parlato qualche tempo fa. Siamo andati a trovare il presidente dell’associazione Gaetano Vitale.
Il giardino Peppino Impastato è un’area verde che si trova tra via Due Madonne, Via Luigi Bombicci e Via Carlo Carli, poco lontano da Via Malvezza. Dopo un abbandono durato anni, recentemente parte di questo terreno è stato recuperato dal Quartiere Savena per ricavarne una nuova tipologia di orti: gli orti condivisi, all’interno del progetto “Ortipertutti”, un bando promosso nel 2014 da Comune di Bologna, Urban Center e Fondazione Villa Ghigi, che prevedeva di progettare nuovi orti urbani in aree verdi di Bologna con l’obiettivo di affiancare agli orti “tradizionali”, forme di agricoltura urbana di nuova generazione, che rispondessero a criteri di sostenibilità, design, scelte agronomiche, buone pratiche di riciclo e biodiversità.
Dopo una partenza difficile e un lungo iter burocratico, la gestione degli orti è stata affidata all’Associazione Orti Giardino Peppino Impastato, che da marzo del 2018 sta lavorando la terra. I risultati sono già buoni: zucche, zucchine, melanzane, pomodori e pomodorini, meloni, fragole, oltre a piante aromatiche di ogni genere, invadono tutte le vasche di contenimento. In questo contesto così colorato e profumato abbiamo conosciuto il presidente dell’Associazione, Gaetano Vitale e alcuni soci che ci hanno raccontato la loro esperienza.
Cos’è e come è nata l’Associazione Orti Giardino Peppino Impastato?
Gaetano Vitale L’associazione è nata come risposta all’esigenza del Quartiere Savena, di trovare dei soci da inserire all’interno di un orto sito nel giardino Giuseppe Impastato, disponibili a collaborare per realizzare una nuova tipologia di orti: gli orti condivisi all’interno del progetto “Ortipertutti”. Significa che ogni tipo di attività è svolta in condivisione, in base alle esigenze si creano diverse aree di coltivazione in comune e i soci contribuiscono al mantenimento di questo bene suddividendosi i compiti a seconda delle proprie competenze: c’è chi annaffia, chi gestisce gli attrezzi, chi dà il verde rame, chi compra il materiale ecc.
I soci si dividono i prodotti e si prendono cura di tutte le coltivazioni, in maniera condivisa.
L’area ortiva è composta da due lotti distinti e separati con due casette per il ricovero attrezzi, due zone di alberi da frutto e dodici appezzamenti all’interno di ciascun lotto, suddivisi in sei vasche di contenimento del terreno. Poi ci sono aree comuni per la gestione delle attività e un’area esterna, usata come zona gioco per i bambini.
Per individuare i soggetti assegnatari, il Comune ha pubblicato un bando per chi era già nella lista degli orti comunali. Anche se le rinunce all’inizio del progetto sono state tante (per l’atipicità degli orti), molte persone adesso vorrebbero partecipare e vivere questa esperienza, tanto che ho chiesto la possibilità di fare altri 12 appezzamenti qui accanto, visto che di spazio ce ne è ancora.
Come mai all’inizio molti hanno rinunciato e adesso invece ci sono tante domande?
Gaetano Vitale: Probabilmente molte persone all’inizio si sono ritirate, perché non era ben chiaro quali sarebbero state le procedure di gestione e forse si sono fatte un po’ spaventare dall’iter burocratico.
Il motivo per cui adesso ci sono tante richieste, penso sia perchè qui si creano relazioni diverse rispetto agli orti comunali tradizionali, dove capita che i nuovi arrivati, soprattutto se sono giovani e inesperti, vengano condizionati nella scelta delle piantumazioni o nel modo in cui gestiscono l’orto da chi possiede un terreno da tanto tempo.
Invece qui c’è un continuo scambio di esperienze e di aiuto reciproco.
Quando avete cominciato a lavorare la terra? E prima cosa c’era?
Gaetano Vitale: Il patto di collaborazione con il Comune di Bologna è stato firmato a dicembre 2017 e abbiamo cominciato a lavorare in marzo.
Abbiamo di tutto fragole, residui di lavorazione, basilico, menta, salvia, rosmarino, origano ecc.abbiamo fatto anche una coltura intensiva di patate.
L’area prima era solo un parco abbandonato ed era diventato principalmente uno sgambatoio per i cani. Per questo motivo, molti abitanti nei dintorni hanno accolto con molto piacere questa trasformazione.
Il vostro è un patto di collaborazione, quindi una concessione solo temporanea. Pensate di lasciare la gestione al termine del vostro mandato?
Gaetano Vitale:Gli orti ci sono stati concessi tramite un patto di collaborazione della durata di 3 anni più 2. I soci che hanno accettato di venire a lavorare questi orti, l’hanno fatto rinunciando anche ad un orto comunale, pertanto hanno scelto di far parte dell’associazione perché ne condividono l’idea di fondo, cioè quella della collaborazione reciproca per il mantenimento e l’utilizzo del bene comune. Chi lavora qui ci mette impegno e passione, per cui ci auguriamo che alla scadenza la nostra gestione verrà riconfermata.
Naturalmente potranno entrare nuovi soci.
Mentre parliamo arriva una coppia di ortisti e così, cogliamo l’occasione per chiedere anche a loro come stanno vivendo questa esperienza e se fra di loro si conoscevano già o se l’amicizia è nata grazie agli orti:
“No, noi non ci conoscevamo” risponde Roberta, una giovane ortista “eravamo iscritti alle altre aree ortive e avevamo interesse per questa attività. Quando c’è stato proposto questo progetto l’idea ci è piaciuta subito ma l’inizio è stato un po’ complicato, perché le modalità di gestione non erano molto chiare. E’ stato grazie a GaetanoVitale, che ci ha creduto fino in fondo e ha tirato le fila di tutto, che alla fine è nata l’associazione e si è realizzato tutto questo. Dopodichè qui sono nate molte amicizie, perché siamo tutti accomunati dallo stesso interesse e speriamo che il Comune faccia altri lotti simili, per dare questa opportunità anche ad altre persone.
Molti di noi erano inesperti e grazie all’insegnamento dei soci che hanno più esperienza, stiamo imparando come coltivare bene un orto.”
Passeggiando tra gli orti, mentre Gaetano ci mostra i bellissimi frutti che la terra dopo pochi mesi di lavoro ha già prodotto, Rita Roatti, una delle nostre redattrici, ha ricordato il passato di questo terreno che molti anni fa, prima di essere abbandonato era di proprietà di un mezzadro che ogni anno lo coltivava. Probabilmente proprio la sapiente coltivazione a cui era stato sottoposto, seguita da anni di riposo, ha reso questo terreno così fertile. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo…
di Chloy Vlamidis
Ecco come si è trasformato negli anni il giardino Peppino Impastato, dove oggi sorgono gli orti urbani condivisi
“Orti fra le case” così furono definite le nuove aree ortive che, a fine ottobre del 2014, vennero presentate alla cittadinanza da parte del quartiere Savena. In quella sede, fu anche individuata una area ben precisa: il prato comunale fra il giardino Giuseppe Impastato, via Bombicci e via Carlo Carli al villaggio Due Madonne. I lavori sarebbero dovuti partire la primavera successiva ma, tra infinite assemblee per trovare famiglie decise a formare un gruppo di lavoro condiviso, istituzioni di commissioni e vari passaggi burocratici, la bella iniziativa ha preso il via solo a fine febbraio del 2018, con il nome di orti condivisi.
Ma come è riuscita a sopravvivere un’ area verde in una zona con un discreto valore immobiliare e piuttosto appetita da imprenditori edili? Una delle spiegazioni è che non ha mai cambiato la sua classificazione urbanistica e cioè quella di “area scolastica”. Così, in attesa che venissero erette aule o palestre comunali, il bel prato in questione è passato negli anni attraverso molteplici utilizzi.
Quando nell’estate del 1980 presi la mia residenza proprio di fianco all’area S.5A (così la zona è identificata in catasto n.d.r.), la terra veniva coltivata da un contadino che l’aveva ottenuta in comodato d’uso dal Comune per produrre cereali .
Così fu per una decina d’anni finché il contadino non andò in pensione. Allora l’area rimase incolta ed abbandonata per circa un lustro allorquando un gruppetto di volenterosi pensionati, abitanti nelle vie limitrofe, non decise di rimboccarsi le maniche e trasformare una porzione del prato, in un “giardino delle delizie”. Gli abitanti si presentarono all’allora presidente del quartiere Savena Virginio Merola e da lui ottennero tutte le attrezzature per pulire, dissodare, pareggiare il terreno, piantare arbusti e alberi d’alto fusto che accudirono amorevolmente per i primi anni finché, ormai troppo alti ed importanti, non furono messi in carico alla gestione del verde pubblico. Andarono anche al magazzino comunale di via Don Minzoni per scegliere panchine e tavoli ormai dismessi da altri luoghi pubblici e, dopo averli restaurati e ripuliti, li sistemarono sotto i rami degli alberi ogni anno sempre più ombrosi.
Nel 1995 il Comune pensò di far passare di lì la ciclabile che avrebbe collegato San Lazzaro al centro di Bologna e, poco più tardi, dotò l’area di attrezzature per i giochi infantili (scivoli, altalene, giostre ….) Così nacque quello che negli anni sarebbe diventato il giardino Peppino Impastato uno dei punti d’aggregazione e di socializzazione spontanea più vivace del nostro quartiere.
Ed ecco che, nel rimanente spazio di quello che un tempo era un campo coltivato ad orzo o frumento, oggi è nato un altro punto d’incontro per giovani famiglie con bambini: gli “Orti Condivisi”.
di Rita Roatti
Abbiamo ricevuto un aggiornamento sul percorso di progettazione dei futuri orti di Salus Space…
Abbiamo ricevuto un aggiornamento sul percorso di progettazione dei futuri orti di Salus Space da Giovanni Bazzocchi, di ResCUE-AB (Centro Studi e Ricerche in Agricoltura Urbana e Biodiversità, Dipartimento Scienze Agrarie, Università di Bologna). ResCUE è nostro partner, così come la cooperativa Eta Beta. Insieme stanno coordinando il percorso che porterà alla creazione delle tre tipologie di orti che nasceranno a Salus Space.
La coprogettazione delle aree ortive procede a vele spiegate nonostante il caldo. Eccoci allo Spazio Battirame, complesso costituito da una casa colonica, una tensostruttura e diversi ettari di terreno all’interno della quale Eta Beta ha creato una sorta di smart village, con una cucina, un bar, attività artigianali temporanee, percorsi didattici, giardini e orti.
Protetti da una tettoia e rifoccillandoci con cocomero autoprodotto nell’Area Battirame, il gruppo di volontari, costituito da abitanti del quartiere, operatori sociali, persone richiedenti asilo, utenti delle cooperative sociali coinvolte a vario titolo nel progetto, ha immaginato l’orto ricreativo che vorrebbe. Dove sistemarlo? Come “arredarlo”? Quali fiori, piante, alberi? E come lasciare la libertà a chi vorrà, un domani, partecipare di metterci del proprio? Mille idee, ancora un po’ “volatili”, ma tutte ricche di desideri e condivisione… ci vedremo ancora e ancora, per dare loro l’opportunità di realizzarsi.
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