“Mi scusi, che ne pensa del progetto Salus Space?”
Abbiamo posto un po’ di domande su Salus Space agli avventori del mercato rionale di piazza Lambrakis. Potete ascoltare le risposte nel video che abbiamo realizzato…
Abbiamo posto un po’ di domande su Salus Space agli avventori del mercato rionale di piazza Lambrakis. Potete ascoltare le risposte nel video che abbiamo realizzato…
Gli ultimi a vederla sporca sono stati i protagonisti della riqualificazione ambientale, i volontari dell’associazione El Ihsan, protagonisti di un patto di collaborazione con il Comune di Bologna per bonificare gratuitamente l’area. I primi a rivederla pulita, chi entrerà nel suo parco il 4 luglio. Villa Salus si è concessa una minuziosa rassettata in vista dell’imminente incontro estivo, del previsto commiato autunnale e della palingenesi prossima ventura. Ma il lungo addio della demolizione e il vagheggiato momento in cui quell’area rinascerà, “più bella e più superba che pria”, sono già stati i temi delle domande da noi recentemente poste agli avventori del mercato rionale di piazza Lambrakis, che potete ascoltare nel video qui presentato. E sulla falsariga di quel modello commerciale, che si definisce “lento e curioso” (con i negozianti a fare da ciceroni), così gli intervistati si sono detti “fiduciosi con riserva”.
“Penso che sia straordinario mettere in ordine una zona abbandonata… Spero che il progetto vada a favore della comunità, in particolare delle nuove generazioni… Molta carne al fuoco, poche certezze… Mi auguro che gli ospiti si adattino alle regole… E’ un progetto ambizioso ma difficile da realizzare… Secondo me sarebbe opportuno partire dalle piccole cose… Ricordo Villa Salus ai tempi d’oro, ma non so cosa ci faranno dentro adesso”.
Cosa emerge da questo pot-pourri di dichiarazioni, raccolte qui e là fra le bancarelle? Un ritratto comune: quello di cittadini e cittadine che vorrebbero saperne di più ma che preferiscono restare in attesa, che non azzardano giudizi definitivi ma che per ora concedono il loro favore.
Testo di Sergio Palladini, hanno realizzato le interviste e partecipato Giordana Alberti, Marilena Frati, Sergio Palladini e Rita Roatti
Lo spazio abbandonato di Villa Salus prende vita con un pomeriggio di festa e di animazione artistica. Il 4 luglio un percorso itinerante da piazza Lambrakis a via Malvezza…
Lo spazio abbandonato di Villa Salus prende vita con un pomeriggio di festa e di animazione artistica. Il 4 luglio un percorso itinerante tra alcuni luoghi del Quartiere Savena ci guiderà verso il parco della villa dove trascorreremo qualche ora insieme all’ombra degli alberi secolari tra lettura animate ed azioni teatrali. Punto di ritrovo sarà piazza Gregoris Lambrakis alle 18, dove ad essere esplorata sarà proprio la figura di questo medico, sportivo, uomo politico e militante pacifista greco, assassinato a Salonicco nel 1963.
Passeremo insieme dagli orti di via Mondolfo per concludere la nostra passeggiata al fresco degli alberi di Villa Salus, nel parco ripulito dall’Associazione El Ihsan. Qui i Cantieri Meticci, partner del progetto, compiranno un’azione teatrale.
L’iniziativa “Porte Aperte a Villa Salus” è rivolta a tutti i cittadini, che potranno conoscere meglio il progetto Salus Space, portare le loro idee e confrontarsi sul futuro dell’area riaperta al territorio. Il Gruppo di Valutazione partecipata sarà al lavoro, sperimenterà una prima attività di valutazione sul campo. I valutatori saranno identificabili da un apposito badge e saranno impegnati nel realizzare brevi interviste ai partecipanti e nell’osservare e valutare l’adeguatezza e l’efficacia dell’iniziativa rispetto agli obiettivi del progetto Salus Space. Ci sarà anche la Redazione partecipata, per raccontare poi la giornata sul nostro blog.
Nel giardino verrà allestita la mostra fotografica Chi è Bologna, dedicata ai nuovi cittadini bolognesi, ideata da Arca di Noè Soc. Coop. e realizzata in collaborazione con Il Maestro e Margherita fotografia.
Vi aspettiamo numerosi!
Il progetto Salus Space prevede una superficie complessiva tra orti e giardini di circa 660 mq, aperti ai cittadini. Cominciano gli incontri gratuiti …
Il progetto Salus Space prevede una superficie complessiva tra orti e giardini di circa 660 mq. Di questi 160 mq saranno dedicati a orti ricreativi, 100 ad un orto didattico, i restanti 400 ad un orto comunitario produttivo.
Gli abitanti e i futuri residenti di Villa Salus saranno coinvolti nella loro co-progettazione e coltivazione. Il gruppo che coordina il lavoro è formato da Giovanni Bazzocchi e Nicola Michelon del ResCUE – AB Università di Bologna e da Francesca Magrefi.
Sono previsti tre incontri teorico-pratici gratuiti da circa due ore ciascuno, che si terranno sempre alle 16,30 nella sede della Coop. Sociale Etabeta in Via Battirame 11 – Zona Roveri. Il primo sarà giovedì 22 giugno, il secondo giovedì 29 giugno, il terzo giovedì 13 luglio.
Le attività di co-progettazione sugli orti si rivolgono a tutti, intendendo gli orti un mezzo di aggregazione e di formazione, alla fine del percorso ci sarà una cena a base di prodotti dell’orto presso la Cucina della Coop Sociale EtaBeta.
Ecco alcune delle domande a cui si darà risposta, offrendo gli strumenti indispensabili per l’avvio e la gestione dell’orto corretti. Si cercherà anche di capire come adattare l’orto alle diverse esigenze: da quelle alimentari e di reddito a quelle più legate al benessere, al tempo libero e alla socialità.
Per informazioni: Giovanni Bazzocchi 3341042338, Nicola Michelon: 346666681
Da quasi trent’anni Casa Gianni dà una mano a chi vuole uscire dalla tossicodipendenza. Siamo nel verde di via Mondolfo, in fondo a una stradina che una volta portava il nome di via Aurora …
“Una casa di campagna che una volta era di proprietà del professor Scaglietti, ex titolare di Villa Salus e di altri terreni limitrofi, e affidata alla cura della famiglia Calzoni. Un tempo, lo spiazzo davanti casa era meta di picnic e di passeggiate per molte persone del Villaggio Due Madonne. Una volta ceduta questa attività, la famiglia Calzoni si trasferì in un appartamento in via Carli.”
Così scrive Emanuele Grieco nel suo “Voci del Villaggio” (Delta 3 Edizioni, 2008) per raccontare l’origine dello stabile e dei terreni che da quasi trent’anni ospitano Casa Gianni, una struttura che dà una mano a chi vuole uscire dalla tossicodipendenza. Siamo nel verde di via Mondolfo, in fondo a una stradina che una volta portava il nome di via Aurora e che ora porta molti alla liberazione.
Pur essendo al Savena, al confine settentrionale del Villaggio Due Madonne, Casa Gianni ha una storia legata a doppio filo al quartiere San Vitale: da vicolo Bolognetti infatti dipendeva il S.A.T. (Servizio Assistenza Tossicodipendenti), un organismo di volontariato (poi divenuto un’associazione) di cui in passato questa struttura è stata un’emanazione. Ora la comunità è gestita dalla cooperativa ASAT. Il suo presidente, Salvatore Sansone, ci accoglie in una stanza al piano terra della vecchia “casa del contadino”, arredata con la rustica eleganza dei mobili restaurati nell’attigua falegnameria. Prima di cominciare l’intervista, Sansone riceve la telefonata di un ex utente.
Redazione Salus Space: Le capita spesso di riascoltare la voce di chi è passato di qua?
Salvatore Sansone: Sì. Tutti quelli che si sono ricostruiti una vita altrove si sentono profondamente legati a noi. Come l’uomo con cui ho appena finito di parlare, che ha chiesto di fare un salto in struttura per salutarci prima dell’estate.
R.S.: Chi l’ha chiamata sapeva di trovarla ancora qui.
S.S.: E pensare che all’inizio credevo di restare pochi mesi! Avevo poco meno di trent’anni, Casa Gianni era nata da poco e il mio percorso di studi non c’entrava niente con la lotta alla tossicodipendenza.
R.S.: Com’era questa comunità ai suoi albori?
S.S.: Molto diversa da ora. Le politiche sociali, ad esempio, permettevano ad ogni struttura di usare a propria discrezione il finanziamento annuale della Regione. In quel periodo noi aprivamo la porta non solo ai ragazzi segnalati dai servizi sociali, ma anche a chi si presentava per sentito dire e non poteva sostenere una retta. E così riuscivamo ad ospitare fino a cinquanta persone, tutti utenti semi-residenziali che alla sera uscivano con noi. Compresi i ragazzi senza dimora, per i quali avevamo affittato un appartamento gestito ventiquattr’ore su ventiquattro.
R.S.: Poi cos’è successo?
S.S.: Ora i Sert sono diventati titolari unici del trattamento e l’invio dei ragazzi in comunità è a loro completa discrezione. E siccome i Sert possono pagare la retta a un numero limitato di persone, i nostri ospiti sono calati drasticamente.
R.S.: Fra i vostri ospiti c’è mai stato qualcuno del Villaggio Due Madonne o del Fossolo?
S.S.: Non ricordo. Ma il continuo andirivieni dei primi anni, quando la struttura si svuotava di sera e tornava a riempirsi al mattino, non poteva certo passare inosservato agli occhi di chi abitava qui intorno.
R.S.: E come si sono sviluppati i vostri rapporti con il vicinato?
S.S.: Prima lentamente, poi a strappi. Per un certo periodo abbiamo allacciato stretti rapporti con il rione delle Due Madonne partecipando a manifestazioni come le “Giornate del Villaggio”, durante le quali allestivamo in piazza Lambrakis i nostri banchetti con fiori, frutta, verdura e mobili restaurati.
R.S.: Partecipate ancora a iniziative simili?
S.S.: No. Le “Giornate del Villaggio”si sono interrotte qualche anno fa, e il mercato settimanale di piazza Lambrakis non ci può ospitare per problemi legali connessi alle liberatorie di cui abbiamo bisogno.
R.S.: Nonostante ciò, continuate a restaurare mobili e a coltivare piante, frutta e verdura?
S.S.: Sì. L’orticoltura e la falegnameria sono i principali strumenti di ergoterapia, cioè di cura occupazionale. E continuiamo a vendere i nostri prodotti proprio perché con l’ergoterapia vogliamo eliminare le barriere ambientali e aumentare la partecipazione alle attività lavorative e sociali. Solo che ora la vendita avviene direttamente qui.
R.S.: Rifornite anche dei grossisti?
S.S.: Adesso no perché pochi utenti lavorano nei campi e nella serra, e non sono certo dei contadini provetti. Ma in passato, quando avevamo una produzione più ingente, collaboravamo con vari distributori. Ad esempio, mi ricordo che gli asparagi finivano tutti a una cooperativa di Altedo. Per le piante invece eravamo direttamente noi a rifornire i fiorai di Bologna.
R.S.: Come?
S.S.: Tutte le mattine partivamo con un camion carico di ciclamini, garofani, gerani, petunie, primule e piante grasse. La prima fermata era qui dietro, dalla fioraia del Villaggio Due Madonne, ma l’ultimo cliente ci aspettava in centro. Adesso la produzione si è molto ridotta, e siamo noi che aspettiamo eventuali acquirenti.
R.S.: Chi sono i vostri clienti?
S.S.: In genere persone del quartiere, dalle “nonnine” con le loro borse ai giovani che scelgono solo frutta e verdura di stagione, coltivata senza pesticidi e a chilometro zero. Nel nostro punto vendita offriamo asparagi, zucchine, spinaci, albicocche, ciliegie e così via. Abbiamo anche degli alberi di pere e mele, che però danno frutti piccoli, inadatti alla vendita. Non come le nostre fragole, che per le loro dimensioni si erano meritate una festa tutta loro, il “Fragolone Day”.
R.S.: In che periodo si svolgeva questa festa?
S.S.: Nella seconda metà di maggio. Era il giorno in cui aprivamo ufficialmente al quartiere la nostra comunità. La festa era all’insegna della fragola, ma in realtà i nostri ragazzi e i volontari sfornavano quintalate di crescentine e tigelle. La gente del quartiere aspettava con trepidazione il “Fragolone Day” per farsi delle grandi scorpacciate. Adesso questa festa si è interrotta, ma stiamo pensando di organizzare a breve un evento simile.
R.S.: E la falegnameria?
S.S.: Negli anni Novanta è nato il capannone dove recuperiamo mobili antichi. Qui i nostri ragazzi imparano un vero mestiere grazie agli insegnamenti quotidiani di un nostro tecnico molto bravo e a periodici corsi esterni. Il procedimento è basato su tecniche non invasive e segue il protocollo della “Carta del restauro”, che implica un lavoro lento e accurato per via della lucidatura a tampone e dell’uso della colla di pesce. La falegnameria è un’attività molto terapeutica, così come l’orticoltura, perché insegna l’importanza dei tempi d’attesa.
R.S.: Come organizzate questi laboratori?
S.S.: Attraverso la Commissione di Monitoraggio delle Attività del Sistema (Comas), che gestisce la politica della lotta alla dipendenza riunendo attorno a un tavolo tutto il pubblico (i Sert) e tutto il privato accreditato. Noi facciamo parte di questo tavolo da dieci anni, siamo all’interno della Legacoop di Bologna e in questa provincia rappresentiamo una realtà importante perché siamo fra i pochi ad essere rimasti “piccoli” e in buona salute.
R.S.: Non siete cambiati pur dovendovi adeguare al passaggio di titolarità dei trattamenti. Ma cosa differenzia al loro interno le comunità di oggi da quelle del passato?
S.S.: La differenza fondamentale è che oggi queste strutture sono guidate da gruppi di professionisti che lavorano con tecniche e procedure codificate. Noi siamo perfettamente integrati nel territorio e con tutti i Sert della provincia di Bologna, da Imola a San Giovanni in Persiceto. Le figure carismatiche che illuminavano ogni comunità fino agli anni scorsi, San Patrignano in primis, si sono invece eclissate.
R.S.: E’ andata così anche qui da voi?
S.S.: Sì. A fondare Casa Gianni, e a condurla per molto tempo, è stato il professor Leonardo Benvenuti, con il quale ci siamo separati qualche anno fa. A lui si deve anche la nascita del Centro Margherita di via Abba, che alla metà degli anni Ottanta ospitava gran parte delle attività poi trasferite a Casa Gianni.
R.S.: Com’era la vostra comunità ai tempi di Benvenuti?
S.S.: Benvenuti aveva una visione razionale della lotta alla tossicodipendenza. Il suo approccio era basato sulla socioterapia, una scienza sociale che concerne lo studio del comportamento di persone inserite in contesti come le strutture e le comunità terapeutiche. Quando lui era qui, riusciva a risolvere le situazioni più delicate con il semplice e sapiente uso delle parole.
R.S.: Benvenuti era l’unica guida di Casa Gianni?
S.S.: No. La storia di questa struttura è legata in maniera indissolubile a Clara Malservisi, una figura altrettanto carismatica. Se è vero che Leonardo è stato il fondatore, il fulcro e l’immagine pubblica di Casa Gianni, si può dire che Clara abbia avuto lo stesso peso nell’evoluzione della comunità, pur restando in posizione più defilata. Lei abbinava grandi doti organizzative a straordinarie capacità d’introspezione. Le bastava parlare tre minuti con qualcuno per individuare il nocciolo di una questione. A detta mia e di tutti i miei colleghi, era lei la vera artefice del cambiamento di chi viveva qui.
R.S.: Benvenuti e la Malservisi erano complementari?
S.S.: Di più: insieme formavano la classica coppia che vale più della somma dei suoi componenti. Non a caso le loro strade si sono separate dalla nostra a pochi mesi di distanza l’una dall’altra.
R.S.: Invece “Gianni” resterà sempre con voi.
S.S.: Certo! L’intestazione è dedicata a un genitore che ha fatto tanto per noi, venuto a mancare poco prima dell’inaugurazione di questa comunità. Ma con il suo nome vogliamo ricordare con gratitudine e affetto ogni persona che nel corso di tanti anni ha contribuito a trasformare in un luogo accogliente il rudere di questa ex casa contadina. A tutti i “Gianni”: grazie!
di Sergio Palladini, foto Rita Roatti
Le foto dall’alto in basso: Primi anni ’60: bambini del Villaggio davanti alla “casa del contadino” (quello chinato è Emanuele Grieco); nella composizione mmagini di repertorio di Casa Gianni e dei suoi laboratori; l’orto e Domenico, collaboratore di Casa Gianni; anni Duemila: cartello promozionale di Casa Gianni, all’imbocco del tratto di via Mondolfo che più ricorda la vecchia via Aurora; falegnameria, reparto verniciatura.
Un’ampia corte interna con orti e spazi verdi su cui si affacciano tre strutture: questo potrebbe essere Salus Space tra tre anni…
I cittadini del Quartiere Savena hanno potuto vedere come potrebbe trasformarsi l’area dell’attuale Villa Salus.
Un’ampia corte interna con orti e spazi verdi su cui si affacciano tre strutture: la prima ad un piano, con grandi vetrate, che ricorda le serre del paesaggio circostante; la seconda è una palazzina residenziale, a tre piani con loggiato, con asse nord-sud; infine la palazzina accessoria settecentesca conservata nelle sue linee originarie. Tutto attorno le piante centenarie, a segnare la zona perimetrale.
E’ quello che raccontano le tavole presentate ai cittadini durante l’incontro del 5 giugno, al Centro Polifunzionale di via Carlo Carli, dall’architetto Massimo Monaco, progettista del Comune di Bologna, Dipartimento Cura e Qualità del Territorio. E’ a lui che spetta il compito di stendere il progetto preliminare del masterplan di Salus Space, seguendo e interpretando le indicazioni dei partner coordinati dal Comune di Bologna, in stretto dialogo con ICIE, Istituto Cooperativo per l’Innovazione. E’ un primo passo, a cui seguirà lo sviluppo progettuale esecutivo.
Prosegue dunque il cammino di Salus Space, che dovrà concludersi nei prossimi tre anni, in attesa dell’approvazione della richiesta di revisione del progetto al Segretariato UIA, avviata dal Comune di Bologna per poter demolire l’edificio principale.
L’ipotesi di abbattere la vecchia struttura nasce da un’analisi che ha evidenziato la necessità di un adeguamento sismico dei sette piani, non compatibile con il budget a disposizione del progetto e con i tempi ristretti imposti dall’Unione Europea. Inoltre, alcuni piani della struttura esistente non sarebbero conformi alle normative acustiche, nel caso ospitassero appartamenti. Anche dal punto di vista energetico l’edificio avrebbe bisogno di pesanti interventi di riqualificazione.
Durante l’incontro, davanti ad una platea composta da una quindicina di abitanti del territorio, l’architetto Monaco ha illustrato il suo progetto.
Eccone una sintesi.
La riprogettazione è partita dal recupero funzionale dell’edificio accessorio settecentesco (quello detto “della camera iperbarica”- n.d.r.), sottoposto a un vincolo storico documentale dal nostro Regolamento Edilizio. La logica è stata quella di conservare la sagoma planivolumetrica dell’immobile, mentre dal punto di vista architettonico si tutelano i caratteri storici di pregio dell’edificio. Nella parte centrale si è cercato di ripristinare la simmetria delle aperture, che ora non è visibile, dopo una serie di interventi di ristrutturazione, di cui alcuni molto pesanti, avvenuti nei primi anni 90.
Sarà la testimonianza del passato dell’area di Villa Salus.
E ora veniamo all’idea centrale del progetto: creare una connessione tra tutte le attività, perché non ci sia uno scollamento tra parte residenziale, laboratori, attività didattiche e orti. Per questo si è pensato ad una corte aperta che potesse racchiudere tutte le diverse attività.
Lo stabile che ospiterà le residenze, sul lato destro rispetto all’ingresso, avrà un piano terra e altri tre piani, seguirà uno schema nord sud, in modo da minimizzare l’impatto acustico dell’area (siamo in prossimità di una linea ferroviaria e della tangenziale). Non volendo creare unità abitative isolate, è stata privilegiata una distribuzione a ballatoio, molto funzionale, che potesse fare da collante tra gli ospiti della struttura.
Siccome ci troviamo in un’area, quella tra via Malvezza e il taglio ottocentesco della ferrovia, caratterizzata ancora da una forte connotazione agricola, con casolari rurali, si è pensato di realizzare il secondo edificio, perpendicolare a quello residenziale, con una forma che ricordi le serre presenti in questa zona. Un edificio basso con grandi vetrate che guardano la corte, occupata da verde e orti. All’interno di questo spazio si svolgeranno le attività laboratoriali e l’attività di ristorazione, che potrebbe aprirsi lungo la direttrice d’ingresso. I parcheggi saranno posti subito all’ingresso dell’area, sul lato sinistro, con una zona verde che abbia funzione di separazione.
La congiunzione tra i due edifici (serre e residenze) è rappresentata da una grande piazza aperta, con un lato chiuso da una struttura a gradinate, che potrebbe essere utilizzata come teatro all’aperto, ma anche semplicemente come zona di socializzazione.
Saranno conservati tutti gli alberi della fascia perimetrale, così come i due platani storici, a conclusione del viale d’ingresso, ma altri nuovi alberi verranno piantati.
Questo a grandi linee è il progetto preliminare che disegna il futuro Salus Space, ma se alcune funzioni e connessioni sono state stabilite dal lavoro comune dei partner, suggerimenti e nuovi spunti potranno arrivare dalla collaborazione con i cittadini, che verranno costantemente informati e coinvolti.
Nasiru e due volontari dell’associazione nigeriana El Ihsan ci hanno accolti all’ingresso di Villa Salus. Per festeggiare la nostra visita hanno preparato del classico tè
Nasiru e due volontari dell’associazione nigeriana El Ihsan ci hanno accolti all’ingresso di Villa Salus. Per festeggiare la nostra visita hanno preparato del classico tè verde africano, da accompagnare con pane arabo fatto in casa e con dolcissimi datteri tunisini. In un angolo del giardino hanno acceso un piccolo fuoco, dove sistemano la teiera per il nostro tè.
Dopo la colazione abbiamo iniziato la nostra intervista a Nasiru, mentre i ragazzi che sono con lui si rimettevano al lavoro. “Oggi bisogna svuotare l’ultimo piano dagli impianti di riscaldamento”, ci ha spiegato, “e ripulirlo da tutti i nidi che i piccioni hanno costruito durante questi anni”.
Nasiru Ahiani è il presidente dell’associazione Nigeriana El Ihsan, che si sta occupando di svuotare e ripulire Villa Salus, in modo del tutto gratuito e volontario. L’associazione è formata da circa 150 volontari, a un mese dall’inizio dell’intervento, ha sottoscritto un Patto di Collaborazione con il Comune di Bologna per prendersi cura dell’area. El Ihsan è protagonista di un altro patto per la cura di aree abbandonate della città. “Questo è il nostro modo per combattere degrado, violenza e illegalità”, conclude Nasiru.
Via Malvezza è attraversata da furgoni carichi di materiali, rifiuti e attrezzi che l’associazione trasporta alle stazioni ecologiche per la raccolta differenziata.
“Abbiamo già fatto più o meno 20 viaggi per portare via tutti i materiali. L’obiettivo è differenziare il più possibile e il resto consegnarlo direttamente per lo smaltimento. Questo ci permette anche di insegnare un valore fondamentale sopratutto a più giovani dell’ associazione: l’idea del riuso. Un ragazzo che viene coinvolto nella rigenerazione urbana di un luogo e che quindi sperimenta anche la fatica della differenziata sarà il primo a farla anche a casa sua”. Trasmettere il senso civico della raccolta differenziata è uno degli obiettivi dell’associazione: “noi lavoriamo sopratutto con le seconde generazioni, ovvero ragazzi e ragazze di origine straniera che però sono nati in Italia, cercando di coinvolgerli nella vita attiva dell’associazione e della comunità dove vivono. Lavorare in un posto come Villa Salus ci sembra un ottimo strumento per trasmettere loro i valori di inclusione e accoglienza”.
Non tutti i materiali che sono stati ritrovati all’interno di Villa Salus saranno smaltiti o differenziati. Alcuni mobili o oggetti d’epoca e di arredo potranno essere usati nel nuovo spazio rigenerato: Salus Space. “Nel giardino della villa ci sono dei lampioni degli anni 40 – racconta Nasiru – quelli saranno conservati per essere usati poi quando questo luogo nascerà di nuovo e sarà restituito alla cittadinanza e al quartiere”.
E’ nata lo scorso ottobre, è curiosa, vivace e molto socievole, cresce a vista d’occhio ed è stata battezzata WeMam: niente male per una giovane associazione che da qualche mese anima il rione Fossolo 2 …
E’ nata lo scorso ottobre dopo una breve gestazione, è curiosa, vivace e molto socievole, cresce a vista d’occhio ed è stata battezzata WeMam: niente male per una giovane associazione che da qualche mese anima i portici e i giardini di viale Lincoln, cuore del rione Fossolo 2. Nei giorni scorsi abbiamo incontrato Veronica Cioni, una delle due mamme della scalpitante creatura (ma non è un caso di maternità surrogata!), che ce ne ha parlato con visibile orgoglio.
Redazione Salus Space: C’è sempre questo gran viavai davanti alla sede della tua associazione?
Veronica Cioni: Sì, ma oggi molte persone sono venute per partecipare alla seconda edizione della nostra “Festa di primavera”.
R.S: E’ una manifestazione con bancarelle ricolme di merce.
V.C: Sì, i banchetti fanno parte di “WeMarket”, il nostro mercatino dell’usato e dell’artigianato. Qui è possibile comprare, a prezzi accessibili, oggetti in ottimo stato, usati poco o addirittura mai.
R.S: Perché in esposizione ci sono solo scarpine, vestitini, seggioloni, giocattoli, scaldabiberon, sterilizzatori e libri di Geronimo Stilton?
V.C: Perché questa è una festa dedicata ai genitori e ai loro bimbi. Per i più piccoli abbiamo previsto sia una lettura animata col gioco-ballo, sia un laboratorio intitolato “Crea il tuo orto”, che offre la possibilità di giocare al “piccolo contadino” insieme a noi mamme.
R.S: “Noi mamme”, cioè “WeMam”, è proprio il nome della tua associazione. Di cosa si tratta?
V.C: WeMam è stata fondata nell’ottobre 2016 da me e da Rita Poletti. E’ stata la comune condizione di neo-madri a darci la spinta per creare una realtà in grado di dare accoglienza fisica e psicologica a donne come noi. Qui in viale Lincoln abbiamo trovato la sede perfetta, con uno spazio confortevole formato da una grande sala-ludoteca e da una stanza più piccola per corsi specifici.
R.S: C’era bisogno di un’associazione come questa?
V.C: Credo di sì. Il post-parto è un momento molto delicato, e il nostro aiuto è molto apprezzato. Ma questa struttura è in grado di aiutare anche mamme di bambini già grandicelli, a prezzi modici o anche gratis.
R.S: Tu e Rita fate tutto da sole?
V.C: Io e lei siamo spesso presenti in sede grazie all’aiuto dei nostri mariti e dei nonni, ma WeMam funziona grazie all’aiuto di altre mamme, ai loro compagni e al fondamentale contributo di vari professionisti, che qui tengono corsi qualificati.
R.S: Che tipo di corsi?
V.C: Alla base di tutto ci sono gli incontri ideati per sviluppare le attitudini dei bambini (canto, ballo, musica e lingue straniere) e quelli per mamme e famiglie (yoga, pilates dolce, mammafit). Poi ci sono appuntamenti periodici come “Belly Paint”, in cui una futura madre entra in contatto con il proprio corpo decorando o facendosi decorare il pancione.
R.S: Ci sono anche laboratori aperti a tutti?
V.C: Sì. In queste settimane, ad esempio, alcuni sessantenni stanno frequentando un corso d’inglese molto apprezzato. Altri atelier vengono organizzati di mese in mese in base ai suggerimenti delle stesse mamme. Speriamo che tutte queste attività ci facciano conoscere sempre di più a Bologna e dintorni, non solo qui al Fossolo 2.
R.S: A proposito: cosa pensi di questa zona della città?
V.C: E’ un rione tranquillo e a me piace molto, in particolare la fascia pedonale compresa fra le case popolari di viale Lincoln e di via Marx. E’ un’area così ricca di verde che sembra fatta apposta per ospitare associazioni come la nostra e iniziative simili a quella di oggi.
R.S: Come vanno i rapporti fra l’associazione e il vicinato?
V.C: Molto bene. Siamo benvolute da tutti e abbiamo una relazione quotidiana con tante persone. Certo, i più anziani sono anche i più assidui nel venire a cercarci. A volte, quando è bel tempo, ci mettiamo sulle panchine qui fuori, e subito arriva qualcuno a fare due chiacchiere. Ormai si è sparsa la voce che noi ci mettiamo a disposizione.
R.S: In che senso?
V.C: Nel senso che cerchiamo di ascoltare i suggerimenti e le richieste di chiunque, non solo delle mamme. Per fare un esempio, la “libreria condivisa” è nata quando una signora mi ha proposto di organizzare un gruppo di lettura.
R.S: Questa libreria, accessibile a chiunque e a qualsiasi ora del giorno e della notte, ha finora patito atti vandalici?
V.C: No. Quando l’abbiamo messa all’aperto, sotto il portico, io e le mie collaboratrici ci siamo dette che l’avremmo smontata non appena qualcuno avesse provato a danneggiarla. Invece è successo esattamente il contrario. Il ricambio di materiale è costante, e a volte vedo persone che prendono un libro e si mettono a leggerlo su una delle panchine qui di fronte.
R.S: Avete provato a collaborare con la libreria Mondadori del centro commerciale Fossolo 2?
Sì, qualche mese fa avevamo pensato di organizzare insieme delle presentazioni di scrittori e delle letture pubbliche, ma poi la Mondadori ha chiuso i battenti.
R.S: Invece la vostra libreria, nel suo piccolo, resiste e prospera.
V.C: Sì, viene tenuta in ordine grazie a una silenziosa manutenzione collettiva. Ogni tanto mi capita perfino di trovare dei fiori, messi sulle cassette a mo’ di decorazione. E’ un gesto semplice ma molto toccante. Mi sono commossa anche quando alcune signore ci hanno regalato delle bambole con cui giocavano quando erano piccole.
R.S: Ti è capitato altre volte di emozionarti così?
V.C: Sì, mi succede ogni volta che un vicino ci rivolge una parola gentile. Ma WeMam raccoglie per lo più proposte di iniziative culturali. Siamo disponibili ad ogni tipo di collaborazione, da quelle con i gruppi sportivi a quelle con signore che vorrebbero organizzare corsi di cucito, dai centri per disabili (in cerca di sale per l’attività motoria dei loro utenti) ad associazioni come Ageop e Grandi Cuori Onlus.
R.S: Le persone che vi contattano abitano tutte nei dintorni?
No, una buona parte viene da fuori perché, grazie a internet, la nostra associazione è ormai conosciuta un po’ ovunque. Ma credo che sia arrivato il momento di presentare WeMam alle istituzioni di questo quartiere per poter dare una veste più ufficiale alle nostre iniziative.
R.S: Nella presentazione al Quartiere inserirete tutte le attività di cui hai parlato?
V.C: Certo. E aggiungeremo “Baby Play”, che consiste nell’apertura periodica dei nostri spazi alle mamme e alle nonne della zona e che consente ai loro bimbi di giocare liberamente. Mi sono accorta che questo servizio è utile soprattutto alle nonne del Fossolo e del Villaggio Due Madonne, che qui da noi possono rilassarsi un po’ dopo tante ore passate a casa con i nipotini.
R.S: Fra qualche anno – chissà? – avrete modo di collaborare anche con Villa Salus.
E’ proprio quello che speriamo!
WeMam
Viale Lincoln 38/A Bologna (BO)
facebook: Associazione WeMam
associazionewemam@gmail.com
associazionewemam.wordpress.com
testo di Sergio Palladini, foto dalla pagina Facebook dell’Associazione Wemam
Una delle nostre redattrici cittadine, Teresa Vignoli, ha fatto una passeggiata intorno a VIlla Salus e ha scattato qualche foto …
Una delle nostre redattrici cittadine, Teresa Vignoli, ha fatto una passeggiata intorno a VIlla Salus e ha scattato qualche foto. Quella qui sopra è via Malvezza, “meravigliosa e salutare” come la descrive Teresa. Sotto invece potete vedere i resti di antichi binari ferroviari, una casa colonica dei dintorni, il cancello di Villa Salus con uno speranzoso amico a quattro zampe, che non vede l’ora di visitare il futuro parco aperto ai cittadini…
Il gruppo di valutazione partecipata si incontrerà il 18 maggio, la redazione del blog il 17. Ecco come sono andati gli incontri fino ad ora …
Sarà giovedì 18 maggio il prossimo incontro per le attività di valutazione partecipata del Progetto Salus Space. Il primo appuntamento si è svolto giovedì 27 aprile. Presenti cittadine e cittadini del Quartiere Savena e dei quartieri limitrofi che saranno i protagonisti dei tre Gruppi Integrati di Valutazione. Abbiamo spiegato il ruolo della valutazione partecipata, le sue regole e le attività che andremo a svolgere insieme nei prossimi mesi, cominciando anche a porci alcune domande.
Il prossimo incontro sarà dedicato alla formazione e al lavoro di gruppo per stabilire come raccogliere le informazioni utili (metodologie e strumenti) per la valutazione. Chiunque volesse partecipare, i gruppi sono aperti.
Vi aspettiamo al secondo incontro, giovedì 18 maggio alle ore 18 presso la Dacia in via Lincoln 22/3. Chi ci accompagnerà in questo percorso potrà scegliere uno tra i tre benefit che abbiamo previsto per i partecipanti: due City Pass, una Card Musei Metropolitani o un buono da spendere presso una libreria.
Per info: valutazione@saluspace.eu
La Redazione partecipata Salus Space si incontrerà mercoledì 17 alle 18 alla Dacia per il terzo incontro. Stiamo già, come potete leggere…, lavorando su articoli e idee di articoli per il futuro. Staimo realizzando interviste per presentare in maniera approfondita il processo in corso per arrivare alla realizzazione di Salus Space, ma anche per raccontare il territorio protagonista del nostro progetto.
Per info: redazione@saluspace.eu
Abbiamo provato a inquadrare Villa Salus nel territorio, con l’aiuto di alcune mappe …
Riceviamo da uno dei nostri partner, Unibo – Ces. Co. Com., un articolo che ci aiuta ad inquadrare Villa Salus nel territorio in cui si trova. Ci dà alcuni spunti di riflessione che ci riserviamo di approfondire in prossimi articoli… Intanto, grazie a Umberto Mezzacapo!
La originaria villa nobiliare settecentesca, denominata Villa Monti e citata anche come villa Malvezzi (sito localizzato nella zona due Madonne), ha attraversato quasi due secoli di storia fino ad arrivare agli anni ’50 e ’60 del Novecento. Durante questo periodo, priva di vincoli da parte della Soprintendenza, ha subito molti interventi strutturali tra cui l’aggiunta di due ali laterali e la sopraelevazione di tre piani. Nel 1988 è diventata una casa di cura privata, prendendo il nome di Villa Salus. E’ stata poi acquisita dal Comune di Bologna nel 2007, dopo il fallimento della casa di cura.
Ora è al centro del progetto di rigenerazione Salus Space.
Quando parliamo dell’area in cui è inserito Salus Space ci riferiamo ad un ambito territoriale che ricade nella zona “Mazzini”, inserita a sua volta all’interno del Quartiere Savena. E’ sede di diversi insediamenti storici di edilizia pubblica, come anche insediamenti INA Casa, il cui nucleo originario si è sviluppato intorno a una forma di villaggio con servizi e spazi per la comunità.
All’interno del quartiere ci sono numerosi parchi e giardini pubblici, tra i quali i più grandi sono il Parco del Paleotto, il Parco di Forte Bandiera (al confine con il quartiere S. Stefano), il Parco dei Cedri, il Parco Lungosavena, il Giardino N. Luccarini – W. Anders.
Il XX secolo è stato il periodo di massima trasformazione per il territorio del quartiere Savena, che è mutato da agricolo ad urbano: agli inizi del secolo l’urbanizzazione aveva toccato per lo più i rioni Pontevecchio, Parisio e San Ruffillo, con un tessuto prevalentemente fatto di villette e case di piccole dimensioni. Gli anni cinquanta, sessanta e settanta hanno invece visto un’urbanizzazione su vasta scala e con edifici di grandi dimensioni, la cui espansione ha completamente soppiantato l’impianto rurale preesistente. A tale crescita hanno contribuito in maniera decisiva i piani PEEP per l’edilizia popolare, e le realizzazioni curate dalle cooperative edificatrici.
Attraverso alcune variabili statistiche (estratte grazie al contributo dell’Ufficio Statistica del comune di Bologna) possiamo descrivere sinteticamente l’area del Fossolo, a nord della via Emilia, inserita all’interno della zona statistica Mazzini, con l’ausilio di alcune mappe tematiche. Ecco per esempio come da questa emerga che la percentuale delle case in affitto sia medio bassa rispetto al restante territorio comunale, a testimonianza della vocazione residenziale dell’area in cui i cittadini si trasferiscono dopo aver acquistato un immobile.
La mappa che segue è invece indicativa per rilevare la concentrazione di popolazione anziana nell’area Fossolo, alta rispetto alla media cittadina e coerente con il trend generale del Quartiere Savena, quello con la più alta percentuale di abitanti anziani (dai 65 in su).
La percentuale di residenti di origine straniera oscilla tra l’8% e il 14% in generale nel Quartiere Savena. E’ un dato in linea con la media della città di Bologna, sicuramente inferiore rispetto ad altri quartieri a più alta densità di stranieri residenti come per esempio Navile e San Donato-San Vitale.
Il Quartiere Savena ha alcune aree statistiche densamente popolate, in particolare quelle a ridosso della via Emilia, mentre scarsamente popolate risultano le aree a ridosso di San Lazzaro di Savena. Nell’area Fossolo c’è una densità abitativa media, la zona è caratterizzata da ampie aree verdi e edilizia residenziale.
Chiudiamo questa panoramica sul territorio con una mappa dedicata al reddito imponibile pro capite (valore mediano). E’ in linea con la media cittadina.
In sintesi il fatto che ci siano molti anziani e un’alta percentuale di case di proprietà comporta una bassa mobilità sociale e per certi versi uno scarso ricambio generazionale.
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