Salus Space: i laboratori artistici e artigianali
Ecco la presentazione dei laboratori artigianali e artistici che si terranno a Salus Space
Ecco la presentazione dei laboratori artigianali e artistici che si terranno a Salus Space
Tra le attività che si svolgeranno a Salus Space ci saranno laboratori artistici: di recitazione, danza, musica. Ma anche laboratori artigianali.
Sono progettati e coordinati dai Cantieri Meticci, che nel loro lavoro mettono l’accento sulla mescolanza di provenienze e competenze e sui legami con il quartiere e i suoi abitanti. Tra le idee in campo anche i mercatini-spettacolo e l’intreccio tra performance e ristorazione.
L’intervista a Pietro Floridia e Saeide Pourmohammadhajiagha, caricata sul nostro canale youtube.
L’ intervista è stata realizzata durante l’evento del 25 ottobre 2017 a Palazzo d’Accursio
Due appuntamenti al Condominio CA2 nel mese di febbraio 2018, in via Genova 23 …
Due appuntamenti al Condominio CA2 nel mese di febbraio 2018.
Venerdì 9 febbraio alle 20.45 la Commissione Tempo Libero ha organizzato un incontro con tre formatori e un’infermiera professionale della Pubblica Assistenza Città di Bologna per parlare del sistema 118 Bologna Soccorso, delladisostruzione delle vie aeree, pediatrica e non e di eventuali altri temi proposti dal pubblico.
Mercoledì 14 febbraio, alle 21, il Comitato Villaggio Due Madonne ha invitato Lucio Gadda a parlare di “Bologna tra il 1700 e il 1800: dal Cardinal Lambertini all’epoca napoleonica”.
Condominio CA2, sala centrale, via Genova 23/2, Bologna
Cosa sarà costruito al posto della Vecchia Salus, in via Malvezza, nel Quartiere Savena di Bologna? Ecco il progetto di Salus Space
Cosa sarà costruito al posto della Vecchia Salus, in via Malvezza, nel Quartiere Savena di Bologna? Dove sporgeranno le nuove strutture e come saranno organizzati gli spazi per tutte le attività previste?
Il lavoro di co-progettazione è stato coordinato da Icie, Istituto cooperativo per l’innovazione, che ha messo a punto percorsi di analisi studio su nuove forme abitative e condotto i percorsi partecipati tra i partner del progetto sfociati nelle linee guida che definiscono spazi e esigenze della futura Salus Space. L’intervista all’architetto Valerio Vannini
Le linee guida sono state poi affidate a Massimo Monaco, architetto del Comune di Bologna, che – seguendo le indicazioni dei partner – è arrivato alla stesura del progetto vero e proprio.
Le interviste sono state realizzate durante l’evento del 25 ottobre 2017 a Palazzo d’Accursio
Chi abiterà Salus Space? Quali saranno le regole da rispettare? Lorenza Maluccelli – ASP Città di Bologna – ci aiuta a immaginare la futura comunità di abitanti e le relazioni che potranno nascere con il territorio…
Chi abiterà a Salus Space? Ci saranno delle regole da rispettare? Chi le definirà? Quali rapporti si potranno sviluppare con gli abitanti del territorio?
ASP Città di Bologna coordina la parte del progetto definita Welcome: quella relativa al varo del modello di gestione di Salus Space, una gestione che non è solo tecnica, ma anche sociale. Nell’intervista Lorenza Maluccelli ci aiuta a immaginare la futura comunità di abitanti e le relazioni che potranno nascere con il territorio.
L’ intervista è stata realizzata durante l’evento del 25 ottobre 2017 a Palazzo d’Accursio
“Voci del Villaggio” di Emanuele Grieco costituisce un insostituibile almanacco storico di una fetta di Bologna per certi versi unica: il Villaggio Due Madonne. Vi proponiamo qualche breve estratto dal libro…
In una guida turistica o in un manuale si può sempre rintracciare la voce di cui abbiamo bisogno.
In una guida “sentimentale”, al contrario, ogni voce è sparsa e non ci sono rimandi. Ma attraverso le voci è anche possibile raccontare un luogo, la sua storia e i suoi abitanti, in un modo al tempo stesso personale e sistematico: proprio quel che è riuscito a fare Emanuele Grieco con il rione Due Madonne.
Le sue “Voci del Villaggio”, pubblicate dieci anni fa e ordinate secondo i criteri dell’alfabeto e del cuore, costituiscono infatti un insostituibile almanacco storico di questa fetta di città per certi versi unica.
E compongono un diario di ricordi malinconici, di ironie argute e di considerazioni lievi fissate in una serie di spunti, scatti e parole-clic capaci di fotografare, di volta in volta, un panorama o un dettaglio del Villaggio.
Questa polifonia di voci “lontane ma sempre presenti” ci sembra ora perfettamente in grado di armonizzarsi nel coro del nostro blog, che dal materiale di Grieco ha già attinto preziose informazioni e foto. Perciò, a partire da oggi, cominceremo a pubblicare interi paragrafi di questa “villaggiopedia”, scelti a rotazione fra i sette capitoli che la compongono (“Storia religiosa”, “Storia politica”, Storia sociale e culturale”, “Il territorio – Villaggio e dintorni”, “Il villaggio dello sport”, “Persone”, “Com’eravamo”). Ringraziamo di cuore Emanuele per averci messo a disposizione il contenuto del suo libro (reperibile in una manciata di biblioteche cittadine) e lasciamo che ad aprire questa serie di contributi siano le sue parole più intime: quelle usate nell’introduzione per spiegare la genesi delle ricerche e per descrivere il tono delle voci che ascolteremo, un po’ alla volta, da qui in avanti.
Sergio Palladini
Introduzione
Da alcuni anni, nella piazza del Villaggio Due Madonne, una volta al mese si svolge il “Mercatino delle cose antiche”. Questa esposizione – come altre analoghe in altre parti della città e della provincia – riscuote un notevole successo. Tanta gente visita i curiosi e pittoreschi banchetti e molti acquistano oggetti di vario tipo, magari quegli stessi oggetti che anni e decenni fa avevano gettato come cose inutili, sorpassate, ingombranti. Come afferma la scrittrice Antonia Arslan “la modernità iniziale si è stemperata in nostalgia di un buon tempo antico, e gli oggetti e le costruzioni una volta considerati attualissimi sono diventati oggetti di nostalgia antiquaria”. Anch’io sono un appassionato visitatore e un “topo di mercatini”, un cercatore accanito di “cose vecchie”. E forse, con lo stesso atteggiamento mentale, scruto nel passato, scavo nella memoria, ricerco le “cose antiche”, della mia famiglia, dei luoghi di origine dei miei familiari, della città in cui sono nato, del quartiere in cui ho vissuto. A volte penso che il passato, la storia, la memoria, hanno in sé un irresistibile fascino e, insieme, una perversa attrazione. Cos’è la memoria? A cosa serve? Scrive Guido Dotti che “la memoria è il luogo della mente e del cuore in cui, temprati dalle ferite del passato, discerniamo ciò che dell’oggi è degno di avere un futuro. Facendo memoria, anche di eventi drammatici, trasformiamo il passato in tesoro per l’oggi e promessa per l’avvenire, lo riscattiamo dall’oblio e dall’abisso del non senso. Memoria non significa riesumare il passato come fosse un cadavere, bensì ridargli vita per l’oggi e caricarlo di senso per il domani”.
Io sono nato a Bologna l’8 agosto 1956. Nel luglio 1957 – non avevo ancora un anno – la mia famiglia prese finalmente possesso del tanto agognato appartamento al Villaggio Due Madonne, in via Carli, dove io vivo tuttora. In un certo senso il Villaggio e io siamo nati e cresciuti insieme. E insieme abbiamo compiuto i 50 anni. Per ricordare questo duplice “giubileo” ho scritto queste note, cercando di mettere ordine nei ricordi miei, dei miei familiari e di tante altre persone e famiglie che ho ascoltato in questi mesi e che al Villaggio hanno vissuto per anni e decenni.
E’ necessario innanzitutto fare una premessa: questo è un libro a carattere amatoriale, non ha la pretesa e la natura di un lavoro scientifico, sia esso storico o sociologico. E’ solo il frutto dei ricordi e della ricerca di una persona che ha vissuto in questo luogo – il Villaggio Due Madonne – per 50 anni. In queste pagine non c’è la “storia ufficiale” del Villaggio, n’è tutto o la maggior parte della cronaca, delle persone e degli eventi del Villaggio. C’è solo una parte di quella realtà, quella vissuta e rammentata da me e da altre persone. Non avendo tenuto un diario nel corso degli anni ed essendo pochi i documenti della storia di questo mezzo secolo relativi al nostro rione, ho cercato di rivedere questo lungo periodo con gli occhi della memoria, scavando anche nei ricordi e nelle emozioni di diverse persone testimoni di questa realtà.
Ne è scaturito un ricco, variegato – e forse talora confuso – assemblaggio di persone, luoghi, fatti, parte della storia e della vita di questo territorio. Per quanto riguarda il periodo di riferimento, l’attenzione si è concentrata prevalentemente sugli anni di fondazione e di formazione del nostro rione, gli anni ’50 e ’60 e anche sul momento di forte sviluppo, negli anni ’70. Non mancano episodi e persone relative agli anni successivi, ma questi ultimi sono momenti più vicini all’attualità, ad un presente che spesso viviamo distrattamente e che sembra non lasciare tracce. Gli anni e i decenni più lontani, in cui il Villaggio è sorto, vengono qui rivissuti e rivisitati, non senza una venatura di nostalgia, di ricerca del “come eravamo”, per meglio capire come siamo.
Molte persone hanno contribuito alla elaborazione di questo libro, familiari, amici, vicini di casa, persone e famiglie testimoni di questi intensi anni di vita di un quartiere popolare un po’ speciale. Ho voluto ricordare tante persone, anche tra coloro che oggi non abitano più al Villaggio e neppure nella nostra città, anche per tentare di soddisfare quella umana, naturale curiosità che spinge a chiederci, talora: che fine ha fatto quella persona che conoscevo? Dov’è andato quel ragazzo che giocava con me? Cosa avrà fatto nella vita quel mio ex-compagno di scuola o quella giovane che incontravo in parrocchia o nella piazzetta? Domande normali, che forse nella vita tumultuosa di una città si stemperano e non trovano accoglienza o risposta, ma il Villaggio, invece, è sempre stato come un paese, soprattutto nei primi anni e decenni, quando era più decentrato, isolato dal resto del quartiere e della città. La piazza e la chiesa al suo centro e tutto il centro abitato attorno, anche questo ricorda un paese. I negozi, i portici, i luoghi di aggregazione sociale, i palazzi e i caseggiati popolari, i cortili, i campi, le grandi strade di riferimento esterne al rione, come la via Emilia, i tanti problemi e desideri comuni a molte persone e famiglie, la vita religiosa e anche politica e sociale per molti versi comune a molti individui, questo e altro hanno fatto percepire il Villaggio come un paese. Sensazione che in parte è rimasta, nonostante i grandi mutamenti degli ultimi anni e nonostante la creazione di nuove strade, case, strutture che hanno modificato i confini del Villaggio e fatto penetrare (e confondere) il rione nel resto del quartiere e di Bologna.
Quanto sia cambiato il Villaggio rispetto ai tempi della sua fondazione, lo può testimoniare, indirettamente, un fatto apparentemente minimo, marginale, una notizia ricavata sfogliando le annate del Bollettino Parrocchiale della Parrocchia “Nostra Signora della Fiducia”: nel primo numero, del febbraio 1959, il parroco ricordando le date e gli orari delle benedizioni pasquali alle famiglie, comunica che il 23 marzo sarebbe stato il turno delle “case coloniche in cui si diede la benedizione di S. Antonio”. Il ricordo di queste case di campagna, ben impresso in alcuni abitanti del Villaggio, da solo basterebbe a indicare l’intensità delle trasformazioni avvenute nel corso degli anni.
In questo libro sono ricordate anche persone che non ci sono più, ma che tanti ricordano con piacere, affetto e che hanno fatto del bene alla comunità, sia essa quella parrocchiale o politica, sociale, in generale. Non tutto ho potuto conoscere, rintracciare e rievocare in questo libro, ma certamente qualcosa del Villaggio, dei suoi 50 anni, della gente che vi ha vissuto, degli eventi accaduti, dei luoghi rimasti identici e di altri radicalmente trasformati. Qualcosa che è entrato per sempre dentro di me e dentro il cuore e la mente di tante persone, qualcosa che ha a che fare con la mia e la nostra identità personale e collettiva. Ripercorrendo i luoghi del Villaggio – sia nella memoria, sia fisicamente – mi accorgo come sono cambiati e come sono cambiato io, come tutto è mutato. Capisco e ricordo come giocare e correre in queste strade, nei campi, abitare in queste case popolari, attraversare e fermarsi nella piazza, parlare con tante persone, tutto questo e altro che si è svolto qui, ha contribuito fortemente alla mia formazione, alla mia identità. Le “Due Madonne” sono diventate, così, un luogo e un evento, importante, centrale nella mia esistenza. Andare a ritroso nei diversi fatti che hanno caratterizzato questo territorio, è anche andare indietro nella mia vita, nei vari momenti vissuti, nelle persone che hanno segnato la mia crescita, la mia evoluzione. Mi accorgo di come sono cambiato, in questi anni, anche nel modo di vedere la vita, gli altri, la religione, la politica, il valore del presente e del futuro. Ri-vedere e ri-percorrere tante persone, luoghi, eventi della storia del Villaggio mi ha aiutato a capire un po’ di più me stesso, a dare un senso a questi anni. Ha consentito, anche, di rendere più consapevole il senso di appartenenza ad una comunità in cui ho trascorso buona parte della mia vita.
Uno stimolo forte a scrivere queste note è venuto anche dalla pubblicazione di due preziosi libri sul Villaggio, il primo nel 2003, a cura della Biblioteca di quartiere “Natalia Ginzburg”, il secondo, nel 2008, per i 50 anni di storia della Parrocchia “Nostra Signora della Fiducia”.
Volumi importanti, ben fatti, riccamente illustrati e documentati. Questa mia pubblicazione, vuole invece essere diversa, non solo perché è amatoriale, ma perché di genere, in un certo senso, “diaristico”, “memorialistico”, e più orientata verso un insieme, talora semplice, quotidiano, di persone, luoghi, eventi. Ho cercato infatti di rievocare anche piccoli aspetti di vita quotidiana, concreta, minuta e di rendere omaggio a innumerevoli persone che con il loro lavoro, l’arte, la religione, la politica, gli studi, hanno dato “lustro” al Villaggio (ma anche alla città, e oltre). Si può dire che hanno “beneficato” la loro comunità di appartenenza, ed è giusto ricordarli, e farli conoscere ai più giovani.
Ho sempre pensato che la storia, tanto più di un quartiere, di un territorio, è intessuta dell’esistenza multiforme di tante persone e famiglie, e da un insieme di “microstorie di vita” che rendono in qualche modo unici, “speciali”, quel territorio e la sua storia, differenziandoli da tutti gli altri, anche tra quelli analoghi, sorti nel medesimo periodo. Perché come ogni individuo è diverso da un altro e la sua storia è irripetibile, così, la complessa relazione di tanti individui diversi in un contesto sociale particolare, dà vita a un irripetibile svolgersi di eventi, ad una storia che va ricordata – e salvata – proprio perché preziosa in quanto unica.
Così, forse, un giorno, in un banchetto di un “Mercatino delle cose antiche” qualcuno troverà qualcosa di questa storia e chissà, forse anche una vecchia copia ingiallita di questo libro.
Emanuele Grieco
Sta arrivando il 2018. A che punto siamo con il progetto Salus Space? I lavori per la demolizione di Villa Salus cominceranno il 22 gennaio. E il progetto architettonico di Salus Space…
Per salutare l’arrivo del 2018 abbiamo chiesto all’Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria don Paolo Serra Zanetti del Comune di Bologna di aiutarci a fare il punto della situazione per quanto riguarda il progetto Salus Space, di cui sono coordinatori
Si è concluso, a ottobre 2017, il primo anno di vita di Salus Space. Un report dettagliato è stato trasmesso alla Commissione Europea, insieme ai documenti prodotti in inglese che descrivono l’attività svolta e le linee guida dei partner. Si tratta del primo report di monitoraggio annuale, da cui risulta che il progetto sta procedendo a gonfie vele: tutti gli obiettivi che il progetto si era posto, per questo primo anno di attività, sono stati raggiunti con successo. Al Cities Forum 2017, tenutosi a Rotterdam il 27-28 novembre, il progetto Salus Space è stato presentato all’interno di un workshop sull’innovazione urbana, suscitando grande interesse. Sono sempre più le relazioni internazionali che si stanno costruendo attorno al progetto, e questo è un grande stimolo per continuare a lavorare con impegno.
Sul fronte interno, il progetto architettonico messo a punto dall’Architetto Massimo Monaco è pronto per uscire dagli uffici del Comune di Bologna; nei prossimi mesi sarà completata la raccolta dei pareri di competenza di Ausl e Vigili del Fuoco, mentre sarà approvato il progetto esecutivo della ex camera iperbarica, i cui lavori di ristrutturazione dovrebbero iniziare prima della estate.
Anche l’iter della demolizione di Villa Salus si è concluso con la firma del contratto. L’appalto è stato aggiudicato dalla impresa I.CO.STRA SRL di Genova che inizierà i lavori il prossimo 22 gennaio. Inizialmente l’ impresa aveva proposto la soluzione della demolizione con l’esplosivo, ma la vicinanza con la casa di riposo San Petronio rende l’intervento assai difficile da realizzare, perciò potrebbe essere eseguito con i metodi meccanici tradizionali.
In questi ultimi mesi la associazione El Ihsan, di Nasiru Ahiani, ha completato i lavori di pulizia e sgombero dei materiali all’interno della villa. I mobili che presentavano ancora un buono stato di conservazione sono stati tutti riposti in un magazzino comunale, in attesa di essere restaurati e riposizionati all’interno del nuovo spazio. Tra questi anche il famoso tavolo in marmo dell’obitorio, alcuni tavoli, poltrone, e arredi in legno. La Facoltà di Medicina che opera all’interno dell’Istituto Ortopedico Rizzoli ha effettuato due sopralluoghi nel corso dei quali sono stati selezionati materiali documentali considerati molto interessanti per i lavori di ricerca dell’Università, tra questi numerose ristampe di pubblicazioni di chirurgia ortopedica. Un ulteriore ritiro di materiale verrà effettuato all’inizio di gennaio e riguarderà l’archivio di vetrini, campioni istologici del professor Scaglietti, che verranno anch’essi recuperati e valorizzati ai fini della ricerca medica. Il materiale che non ha interesse medico ma valore storico verrà interamente messo a disposizione del progetto “L’angolo della storia” che intende recuperare la memoria della ex clinica privata di Villa Salus e del suo protagonista.
Proseguono intanto le attività dei gruppi di redazione partecipata (che è curatore del blog Salus Space Story) e valutazione partecipata, animati dal lavoro e dalla passione di alcuni cittadini del territorio. La redazione, aperta a chiunque fosse interessato, si ritroverà lunedì 8 gennaio al centro sociale La Dacia, in viale Lincoln 23.
Nei primi mesi del 2018, si avvierà una nuova fase di coprogettazione, che vedrà impegnati i 17 partner del progetto nella costruzione di un modello di sostenibilità economica, con il supporto scientifico di Microfinanza e con la facilitazione di Ces.co.com, Università di Bologna. In questa fase diventerà rilevante il confronto ed il dialogo con gli stakeholder del territorio, che saranno interpellati, per aiutare i partner a costruire un modello di gestione che fornisca le garanzie di sostenibilità futura ed una rete di collaborazione ampia, condizioni necessarie affinché il progetto sia in grado di sostenersi. I risultati di questa discussione saranno presentati e discussi con la città in un evento pubblico che segnerà anche la conclusione della coprogettazione e l’inizio della implementazione vera e propria.
Sono anche i mesi di maturazione del “Think Tank” di Salus Space. Da gennaio a giugno del 2018 verranno realizzati altri sei incontri e workshop sui temi della innovazione sociale, aperti ai partner e a tutta la cittadinanza, in cui saranno approfonditi diversi aspetti sociali, economici e culturali. Al programma verrà data ampia diffusione.
Restate sintonizzati!
Continua il nostro cammino per le strade della Croce del Biacco a Bologna alla scoperta delle ville storiche, dei luoghi della memoria e dei progetti di integrazione
Continua il nostro viaggio in una delle zone periferiche di Bologna, in una zona di “confine” tra due quartieri: il Savena e il San Vitale. Siamo nel borghetto della Croce del Biacco, non molto lontano da via Malvezza e dagli spazi della nostra futura Salus Space. Vi abbiamo già raccontato una delle realtà che anima questa zona, ovvero il centro sociale Croce del Biacco e le sue tantissime attività.
Ma la Croce del Biacco, le sue strade e le sue case hanno tanta storia da raccontare, una storia che parte dalla fine del 1700 e che arriva al Novecento e alla resistenza partigiana. Una zona con tanti alloggi di edilizia pubblica e che in questi ultimi anni è stata anche oggetto di opere di riqualificazione urbana, come il Progetto Bella Fuori 3, un intervento fuori dal centro per la valorizzazione delle periferie.
Qui è stato costruito un ‘corridoio ecologico’ che parte dalla Piazza dei Colori, costeggia l’asilo, il centro sociale, il centro islamico e arriva fino a Villa Gandolfi – Pallavicini. Questa Villa è una delle più antiche della zona: una residenza secentesca costruita dalla famiglia bolognese degli Alamandini e poi acquistata nel 1773 dal maresciallo genovese Gian Luca Pallavicini, al servizio degli imperatori austriaci. “Nel 2000 è stata sede dall’università di Bologna ed è stata ristrutturata, attualmente è gestita dalla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Padova che ha avuto la possibilità di utilizzare l’immobile dal Ministero del Tesoro”, spiega Luigi Luccarini, presidente del centro sociale Croce del Biacco.
Adolfo Dondi, autore di “Se facessi un libro sulla Croce del Biacco” e memoria storica della zona racconta anche della vecchia Villa Monti, proprio la villa che lascerà spazio a Salus Space: “una villa della metà del 1700 costruita all’interno di un parco di cerri e abeti. Passò poi alla famiglia Malvezzi de Medici e nel 1822 fu acquistata dal fratello di Napoleone, Luciano Bonaparte, che ci visse per alcuni anni con la moglie e i dieci figli. Tra il 1940 e il 1950 diventò poi proprietà del prof. Oscar Scaglietti, che promosse la sua trasformazione in una grande struttura ospedaliera a sei piani, mutandone radicalmente l’aspetto originario. Diventò quella che tutti abbiamo conosciuto poi come Villa Salus”.
Nonostante questa parte della città fosse una zona agricola punteggiata qua e là dalle ville delle nobili famiglie, fu anche scenario della resistenza partigiana: “uno degli eventi che ha fatto un po’ da ponte tra la storia della Croce del Biacco e quella di Villa Salus è stata l’uccisione di tre ragazzi di 18 anni, Fernando Benassi, Coriolano Gnudi e Bruno Montanari. Furono trucidati all’altezza del vecchio passaggio a livello, dai tedeschi e dai fascisti”. Era il 18 agosto del 1944.
E poi un monumento davanti alla chiesa di San Giacomo ricorda tutti i caduti del periodo bellico: “sulla lapide ci sono i nomi dei caduti civili a seguito dei bombardamenti, dei militari e dei partigiani. Sul monumento c’è scritto: i comunisti posero! Questa è una curiosità, perché quando si dice comunismo si pensa a qualcosa di opposto alla religione, mentre in questa parrocchia hanno sempre avuto un buon rapporto…”, commenta Dondi.
La Croce del Biacco è una zona ricca quindi di storia e di memoria, che racconta però anche di tanti cambiamenti sociali che ci sono stati negli anni, sia nei rapporti tra generazioni che etnico-culturali. E di un difficile cammino di integrazione e inclusione che dura da anni.
“Su quattrocento soci del centro sociale solo due sono stranieri e secondo me questo dato dice tanto. Non molto lontano da qui c’è un centro islamico e al venerdì questa zona si popola di circa 100 e più persone che si recano lì per pregare, ma durante la settimana non vedi più nessuno”, spiega Luigi Luccarini. Il centro di cui ci parla Luccarini è il Centro di Cultura islamica di via Pallavicini.
“Il nostro paradosso è che abbiamo tre chiese diverse: una islamica, una cattolica e una evangelica ma non riusciamo a creare un dialogo e uno scambio continuo. Negli anni con Cantieri Meticci abbiamo fatto tanti corsi e laboratori, al centro islamico organizzavamo con l’aiuto di un parroco della zona degli incontri per parlare di salute, diritti e cultura.Tappe importantissime di cui ancora aspettiamo i frutti”.
Luccarini ci espone le perplessità e le paure che già molti cittadini e cittadine del quartiere hanno espresso sul futuro dei migranti che saranno ospitati a Salus Space e si chiede come potranno essere attuati reali processi di integrazione: “per esperienza personale ho visto che l’integrazione è difficile, perché spesso quello che manca è un reale senso di appartenenza alla comunità. Dobbiamo lavorare nelle scuole, sugli adolescenti che passano intere giornate a non far nulla e che quando sono in gruppo potrebbero cacciarsi nei guai. Quando con le altre associazioni abbiamo fatto un lavoro di educazione civica nelle classi, abbiamo visto che ha funzionato. Dobbiamo impegnarci tutti insieme, pubblico, associazioni e privato, se non vogliamo che le nostre periferie diventino una polveriera come quelle parigine. Ora tocca a Salus Space accettare la sfida dell’integrazione, non basta solo la prima accoglienza, o un atteggiamento troppo assistenzialista, bisogna formare queste persone, creando dei legami con la comunità”.
Foto concesse da Luigi Luccarini
L’articolo è stato realizzato in collaborazione con Giordana Alberti
Una carrellata di immagini che racconta la biciclettata che ha attraversato il Quartiere Savena il 21 ottobre scorso
Ecco una carrellata di immagini che racconta la biciclettata che ha attraversato il Quartiere Savena il 21 ottobre scorso. In ogni tappa veniva presentato un progetto proposto dai cittadini all’interno dei Laboratori di Quartiere, nel percorso del Bilancio partecipativo del Comune di Bologna.
Ora ogni cittadino con più di 16 anni può votare il progetto che preferisce fino al 27 novembre. Come si fa? Qui tutte le indicazioni.
A disposizione per realizzare le idee che risulteranno vincitrici, ci sono 150 mila euro per ognuno dei sei Quartieri della città.
Il video è stato realizzato dalla cittadina redattrice Teresa Vignali.
Abbiamo ricevuto questo articolo dai volontari della parrocchia Nostra Signora della Fiducia, che ringraziamo…
Nel nostro blog vogliamo dare voce alle realtà attive nel territorio, per conoscerle e farle conoscere e per diffondere le buone pratiche. Abbiamo ricevuto questo articolo dai volontari della parrocchia Nostra Signora della Fiducia, che ringraziamo…
“Compitando”, gerundio del verbo compitare: leggere lentamente, distinguendo e pronunciando separatamente i vari suoni da cui sono formate le parole, procedere a piccoli passi alla conquista delle parole e dei loro segreti.
“ Compitando “ è anche il nome del doposcuola che da 12 anni svolge la sua attività presso la nostra parrocchia, Nostra Signora della Fiducia , accogliendo “i ragazzi di tanti colori” che hanno bisogno di essere presi per mano e aiutati a compiere quei piccoli passi.
L’obiettivo principale di Compitando è infatti quello di offrire un sostegno ai bambini che hanno difficoltà di apprendimento e di inserimento scolastico prendendosene cura in modo individualizzato. Questa attività prevede la collaborazione con gli insegnanti , con le istituzioni del quartiere e , questione della massima importanza , il coinvolgimento delle famiglie, in particolare quando si tratta di famiglie di immigrati. E partendo da questa necessità di coinvolgimento delle famiglie, i volontari di Compitando sono andati un passo oltre e hanno voluto che il doposcuola diventasse anche luogo di accoglienza, di conoscenza, di amicizia , di svago. Ed ecco allora i pomeriggi di festa, con la condivisione di dolci e specialità tipiche dei vari paesi, con giochi collettivi e proiezioni di film.
Con l’intento poi di consolidare l’amicizia tra i ragazzi che frequentano il doposcuola, si è pensato di proporre una attività teatrale, con la convinzione per altro che questa attività sia loro utile per acquisire una maggiore autostima e consapevolezza di sé e aiuti nella comunicazione a scuola e nei rapporti sociali. I ragazzi hanno aderito con entusiasmo: il primo spettacolo si è tenuto nel teatro sotto la Chiesa nel maggio del 2015 ed è stata un’esperienza emozionante che , da allora , si ripete ogni anno.
In questi anni il doposcuola è cresciuto nei numeri: ad oggi ci sono 48 bambini e 40 volontari. Il numero di questi ultimi è stato di recente incrementato dalla collaborazione con la parrocchia del Corpus Domini, che ha apprezzato l’intento con cui Compitando opera ed ha voluto esserne parte.
Della utilità , della valenza e della concretezza di questa esperienza i volontari di Compitando si sono convinti nel corso di questi anni confortati dall’evoluzione positiva di molte situazioni che apparivano di difficile soluzione: molti dei primi bambini che sono stati accolti , oggi proseguono gli studi alle scuole superiori con profitto e ancora oggi non fanno mancare al doposcuola il loro affetto. In un periodo in cui la dispersione scolastica sta diventando un vero problema sociale, Compitando dà il suo piccolo contributo per limitarlo.
L’ultima considerazione: lavorare come volontario per Compitando è sì donare tempo e impegno, ma è anche arricchirsi umanamente, culturalmente, affettivamente : tanto si può ricevere dall’incontro con questi ragazzi, con le loro famiglie, con le loro storie.
I Volontari di Compitando
Erano gli anni 70. A Bologna le persone avevano voglia di fare, insieme. Di risparmiare anche, naturalmente. I tre palazzi che formano il Cavedone 2 vennero su in poco tempo, abitate da giovani famiglie che avviarono una autogestione che dura ancora oggi.
Erano gli anni 70. A Bologna le persone avevano voglia di fare, insieme. Di risparmiare anche, naturalmente. I tre palazzi che formano il Cavedone 2 vennero su in poco tempo, in via Genova, Quartiere Savena, abitate da giovani famiglie che, seguendo lo spirito dei tempi e del luogo, decisero di avviare una autogestione del condominio. Che dura ancora oggi.
Un Comitato di gestione si occupa di manutenzione, pulizie, giardinaggio, ma propone anche attività culturali e sociali: dai cineforum alle cene di Capodanno. Il risultato è un tessuto di relazioni fitto e vivo, ma anche un risparmio notevole che ricade su tutti i condomini. Un soloproblema: il ricambio generazionale.
La Redazione di Salus Space è andata a intervistare i protagonisti
Le foto sono di Sergio Vegetti
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