Dal 10 al 19 luglio Salus Space è stata attraversata dalle energie sprigionate dal Campo di Volontariato internazionale, che ha coinvolto anche gli abitanti, compresi i più piccoli.
La Collettiva Chirikù, che lo ha gestito, ci ha lasciato alcune riflessioni.
“Nonostante siano passati diversi giorni dalla conclusione del campo di volontariato, ci rimane ancora difficile trovare le giuste parole per descrivere e restituire cos’è stata questa esperienza e cosa ha significato per noi. Tentiamo, perchè crediamo che una parte importante del progetto consista nella condivisione e nello scambio.
Il 10 agosto sono arrivati e arrivate a Salus Space cinque ragazz* dall’Europa per partecipare al campo. Ne aspettavamo di più ma gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, e a volte si rivelano anche sorprese preziose. Avere meno ragazz* ha permesso di attivare una rete anche oltre i confini che pensavamo e sono venut* a dare una mano persone dall’estero, amic* di Bologna, conoscenze maturate durante Giochi d’altri mondi. Già di per sé solo questo ha significato per noi vivere e sperimentare la comunità: un’entità mobile, che si modifica in base alle necessità, pronta a darsi una mano quando c’è bisogno perché insieme si può fare ciò che da soli non si può.
Con queste premesse il campo è partito, e fino al 19 agosto ha visto tanti volti e tante braccia lavorare insieme durante la mattina e il pomeriggio per ideare e costruire giochi e strutture di ogni tipo: un murales, un gioco dell’oca dipinto per terra, una scacchiera, un tepee, il nostro villaggio nel bosco, una mappa di Salus, migliorie al librorifero, la segnaletica per Salus.
Ha significato sudore, stanchezza, tanto caldo, tante difficoltà, ma anche la gioia e la bellezza di creare qualcosa insieme dove ognun* contribuisce come può. Lavoro e non solo: abbiamo cercato di vivere il più possibile in maniera comunitaria collaborando anche durante altre attività, durante la preparazione e la condivisione dei pasti, nei momenti liberi. E soprattutto abbiamo cercato di fondere la nostra comunità con quella di Salus dandoci una mano reciprocamente. Ricordiamo come uno dei momenti più belli la cena internazionale dell’ultimo giorno del campo dove è stata presente anche la comunità di Salus e abbiamo condiviso la serata tutt* insieme.
Potremmo dire tanto altro, andare nel dettaglio, ma crediamo che l’unica cosa veramente importante sia restituire il senso di questo campo. Se siamo riusciti ad arrivare fino a qui è perché c’è stata una rete di aiuto e sostegno che ha funzionato, e se siamo riusciti a fare ciò che abbiamo fatto con i volontar* è perchè loro insieme a noi hanno voluto portare avanti questo progetto.
Qualcosa sicuramente avremo sbagliato, si poteva fare meglio, è stato difficile ma il vero valore di questa esperienza è il suo percorso e non il punto d’arrivo. E in questo percorso ci sentiamo di dire un immenso grazie a ogni persona che anche per poco è passata di lì: è un seme nel terreno che, col tempo, speriamo possa germogliare.