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Appuntamento sabato 15 dicembre per l’evento conclusivo e inclusivo di We are Savena, il progetto sostenuto dal Quartiere per ragionare con gli abitanti dell’identità del Savena. Saranno presentati i risultati dei 189 questionari compilati online e delle cento cartoline raccolte sulla percezione che i cittadini hanno dei luoghi in cui vivono.

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Il progetto rientra negli interventi e nelle attività per la cura del territorio e della comunità 2018 del Quartiere Savena ed è promosso dall’Associazione Pro.Muovo in collaborazione con la cooperativa sociale Camelot.

La giornata di sabato sarà lunga e intensa. Partirà alle 10 da INstabile Portazza, in via Pieve di Cadore 3, dove i partecipanti saranno divisi in gruppi che gireranno fino alle 13 per realizzare stencil nei luoghi più significativi emersi dall’indagine, riproducendo frasi raccolte tra gli abitanti. Gli stencil sono eco-sostenibili e temporanei, si laveranno con le prime piogge. Chi vuole partecipare deve iscriversi qui.
Il pomeriggio alle 17 si torna a INstabile, dove l’evento proseguirà fino alle 22.
Verranno presentati i risultati dell’indagine, poi la Fraternal Compagnia, a partire dalle ore 18, si esibirà in due brevi reading tratti dai dati raccolti. Nelle sale di Instabile saranno esposte le fotografie raccolte grazie al Savena Contest , concorso fotografico realizzato da Tempo e Diafamma.

A chiudere, gli auguri di Natale e l’estrazione dei premi della lotteria, il tutto con il sottofondo musicale a cura dei residenti del quartiere, la playlist è emersa infatti dai questionari on-line.
Ognuno, se vuole, può portare qualcosa da mangiare, si condividerà tutto, in coerente spirito comunitario…
Ecco alcune delle foto che partecipano al contest

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Un incontro convocato dal Quartiere Savena ha fatto il punto sulla situazione didattica e legale delle scuole di via Lombardia.

Un cantiere bloccato dal settembre 2017, una contesa legale in dirittura d’arrivo e un’accettabile soluzione provvisoria: i tre principali aspetti innescati dalla travagliata costruzione della nuova sede della scuola secondaria di primo grado “Rita Levi Montalcini”, in via Lombardia 36, sono stati al centro dell’incontro pubblico che si è tenuto lo scorso 18 ottobre nel centro civico del Quartiere Savena.

Un cantiere bloccato: perché? La Tecnocostruzioni, impresa aggiudicataria dei lavori che ha anche redatto il progetto di costruzione, ha prima ceduto il ramo d’azienda alla Westsystems ed è poi fallita, lasciando l’impresa subentrante senza il supporto necessario per sviluppare e concludere i lavori.

Una contesa legale fra il Comune e l’impresa costruttrice: a che punto siamo? Al momento un giudice del tribunale di Bologna sta valutando una perizia depositata il 30 ottobre.

Un’accettabile soluzione provvisoria: quale? L’anno scolastico è iniziato con tutte le classi nell’attuale sede di via Lombardia 36, dove si trova anche la segreteria dell’Istituto Comprensivo 22, di cui la scuola fa parte. Il Comune e il Quartiere Savena hanno lavorato insieme all’Istituto e alle diverse realtà che hanno sede in altre parti dello stesso stabile, di proprietà del Comune, per rendere più idonea e accogliente la scuola e per offrire agli studenti la possibilità di svolgere attività e laboratori, in attesa che si sblocchi la vicenda legata ai lavori per la nuova sede, in costruzione nel cortile adiacente.

Cantiere

Di tutto questo hanno parlato a cuore aperto, ma con il conforto di cifre e documenti, gli ospiti della commissione aperta che il Consiglio del Quartiere Savena ha organizzato: Virginia Gieri (assessore comunale con deleghe ai Lavori Pubblici, alla Casa e alle Emergenze Abitative), Marilena Pillati (vicesindaco con deleghe all’Educazione, alla Scuola, agli Adolescenti e alle  Politiche per la Famiglia), l’architetto Benedetta Corsano (responsabile dell’Edilizia Scolastica e Sociale del Comune di Bologna – Settore Manutenzione – Dipartimento Lavori Pubblici, Mobilità e Patrimonio), Marzia Benassi (presidente del Quartiere Savena), Silvia Orlati (dirigente dell’Istituto Comprensivo 22), Miriam Pepe (capo area Educazione, Istruzione e Nuove Generazioni del Quartiere Savena) e la dottoressa Verri (responsabile del Servizio Educativo e Scolastico del Quartiere Savena).
Ecco un riassunto dei loro principali interventi, non di rado sollecitati dalle domande dei consiglieri e dei cittadini presenti:

Virginia Gieri: “Oggi ci troviamo a parlare di un cantiere sfortunato e di una situazione che nessuno di noi immaginava di dover affrontare. La volontà di costruire la nuova sede delle scuole Montalcini risale ormai a una decina d’anni fa. Avevamo la necessità di equilibrare la distribuzione degli studenti e costituire definitivamente l’istituto Comprensivo 22. Lo ricordo bene perché all’epoca ero vicepresidente del quartiere Savena. In tanti abbiamo dato l’anima perché questo sogno si realizzasse, ma purtroppo è accaduto l’imponderabile.
La questione oggi non è più nelle nostre disponibilità e siamo consapevoli del disagio arrecato. Però credo che debba essere riconosciuto il nostro impegno a migliorare le sale di via Lombardia scelte come soluzione provvisoria. Ci siamo messi al lavoro in stretta sinergia con la vicesindaco Marilena Pillati, con il Quartiere e con i dirigenti scolastici. Tutti insieme abbiamo approntato quello che serviva per rendere possibile una dignitosa attività scolastica e far partire l’IC22. Abbiamo lavorato sugli infissi, sull’illuminazione e sulle vie di fuga, abbiamo fatto manutenzione e ristrutturato gli ambienti. Il cantiere della nuova sede è sotto il vincolo della magistratura e non sono nelle condizioni di dirvi quando la situazione si sbloccherà, però posso affermare che la sistemazione provvisoria della scuola è più che dignitosa”.

Benedetta Corsano: “Al momento siamo in attesa di conoscere gli esiti della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). Il perito nominato dal tribunale deve consegnare la perizia entro il 30 ottobre. A partire da quel momento cominceranno le valutazioni del giudice, che per ora ci ha anticipato l’intenzione di restituirci a breve la disponibilità dell’area per poter fare le necessarie verifiche. Non ho idea del risultato del ricorso presentato dall’impresa assegnataria riguardo alla rescissione di contratto proposta da me e formalizzata dall’amministrazione comunale. In compenso posso offrirvi la cronistoria degli eventi.
All’inizio ero convinta che l’appalto integrato rappresentasse la scelta più azzeccata per avere la nuova sede in tempi ragionevoli. Questo tipo di appalto demanda all’impresa appaltatrice la progettazione esecutiva sulla base di un progetto preliminare che può essere modificato, e comunque senza intaccare i desiderata dell’amministrazione. Tutte le imprese partecipanti al bando ci hanno presentato soluzioni molto interessanti, basate su tecnologie di prefabbricazione ideali per costruire la scuola in circa otto mesi. È risultata vincente un’impresa di Firenze che fino a quel momento aveva sempre goduto di ottima salute. Purtroppo, proprio dopo aver firmato il progetto esecutivo, questa ditta ha avuto problemi di liquidità a causa di mancati pagamenti e ci ha proposto una richiesta di cessione del contratto. Noi abbiamo accettato anche perché l’impresa subentrante, per dimostrare che avrebbe portato a termine il compito, ha affidato la direzione tecnica dei lavori al titolare della ditta aggiudicataria. Le due imprese ci hanno presentato il contratto di cessione fra loro stipulato e siamo partiti. Purtroppo però la prima ditta è andata a gambe all’aria dopo pochi mesi, il direttore tecnico è scomparso e i subentranti si sono trovati da soli.
Nel settembre dello scorso anno ci siamo accorti che alcune lavorazioni erano eseguite maldestramente e perciò abbiamo fermato le bocce. Secondo i subentranti, a fare acqua era il progetto originario, ma a quel punto l’impresa aggiudicataria era già fallita. Hanno rifiutato la nostra offerta di collaborazione e ci hanno presentato un nuovo progetto, inaffrontabile perché cambiava i termini del contratto, con 300.000 euro in più rispetto all’importo iniziale e un periodo di cantierizzazione molto più lungo. L’inevitabile risoluzione del contratto, da me proposta, è stata prima accettata e poi impugnata. Il giudice ha messo tutto in mano a un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), che entro il 30 ottobre deve depositare in tribunale la sua relazione. Al momento non possiamo entrare nel cantiere perché ufficialmente l’area è ancora della ditta subentrante, alla quale abbiamo inutilmente chiesto di mettere in sicurezza l’area”.

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Virginia Gieri: “Molti cittadini ci hanno segnalato la presenza di animali all’interno del cantiere. Entro qualche settimana verrà firmata un’ordinanza che ci permetterà di fare una derattizzazione. Sarà un’ordinanza straordinaria, per motivi di igiene, ma speriamo che sia di buon auspicio per la riapertura di tutto il cantiere, perché ogni giorno che passa il materiale abbandonato si deteriora e abbiamo il dovere di tutelare la salute di chi studia e lavora nella scuola lì accanto”.

Benedetta Corsano: “Finora sono stati spesi circa 325.000 euro. L’importo totale era di due milioni e mezzo mentre l’ammontare dei lavori corrispondeva a 1.925.000 euro. Abbiamo già quantificato il danno, però l’ha fatto anche la ditta subentrante. Voglio puntualizzare che i 325.000 euro spesi finora corrispondono alle opere portate a termine in modo corretto. Per la seconda parte dei lavori, non è stato pagato nulla. Abbiamo conteggiato i 325.000 euro nell’aprile dell’anno scorso, mentre i lavori erano in corso. Da quel momento sono stati fatti circa 180.000 euro di opere, ma li abbiamo contestati in pieno perché erano interventi fatti male. In un primo momento i dirigenti della ditta hanno latitato giustificandosi con il mancato arrivo del ferro e della carpenteria, poi sono ripartiti con maestranze arrangiate, andando avanti per due mesi in maniera confusa e non coordinata. A quel punto li abbiamo fermati”.

Virginia Gieri: “L’aspetto economico ci preoccupa perché, quando si va per vie legali, l’esito non è scontato. Non sappiano se otterremo i rimborsi chiesti o se avremo ulteriori perdite in conseguenza del ricorso del costruttore, ma probabilmente non saranno sufficienti i due milioni e mezzo previsti nel piano di investimento originario. Per attrezzare ad uso scolastico gli spazi dell’edificio di via Lombardia, ad esempio, sono state necessarie risorse economiche che non avevamo in animo di impiegare, soldi dei bolognesi che in sede giudiziaria verranno conteggiati nel danno economico complessivo. Il lato positivo è rappresentato dal recupero di un patrimonio pubblico che potremo restituire a tutti i bolognesi. Dopo il trasloco della scuola nella nuova sede, infatti, gli spazi ristrutturati saranno già pronti per ospitare attività di associazioni e di singoli cittadini”.

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Marilena Pillati: “Questa vicenda ha visto tutte le istituzioni lavorare insieme nella consapevolezza che il blocco del cantiere imponeva l’immediata ricerca di un’alternativa provvisoria ma efficace. E devo dire che in settembre, quando sono andata in via Lombardia per il primo giorno di scuola, ho molto apprezzato le soluzioni adottate, in particolare alcune scelte estetiche riguardo ai colori della tinteggiatura. Ora ci auguriamo tutti che la fortuna cominci a girare per il verso giusto”.

Virginia Gieri: “Nell’infelice progetto originario si era scelto di collocare la segreteria dell’Istituto Comprensivo 22 all’interno delle scuole Costa e possiamo garantire che ciò sarà fatto in tempo per l’apertura del prossimo anno scolastico. In questo modo alle Montalcini si libereranno degli spazi e ci saranno meno adulti in giro per la struttura, a tutto vantaggio della didattica. Riguardo all’esterno, il luogo ideale per lo svago dei ragazzi sarebbe il cortile, che purtroppo sarà occupato dal cantiere ancora per un po’. Penso che chiederemo alla vicina scuola di teatro, ospitata nello stesso complesso edilizio, di condividere il suo giardinetto. Può bastare, visto l’esiguo numero di studenti”.

Silvia Orlati: “Al momento la nostra scuola si trova in una situazione imprevista ma dignitosa. In via Lombardia c’è un ambiente raccolto e a misura di bambino. I lavori estivi ci hanno permesso di aumentare le aule disponibili al primo piano, dove sono state collocate due terze medie. Si sono così liberati degli spazi al secondo piano, dove abbiamo allestito un atelier per i laboratori e un’aula LIM predisposta per le nuove tecnologie. Ora stiamo allestendo al terzo piano uno spazio che potrebbe fungere da aula morbida per ragazzi con disabilità. E presto avremo la possibilità di usare per tre giorni a settimana la palestra al pian terreno. In questo modo gli spazi per attività motorie si aggiungeranno a quelli delle vicine scuole Costa, anch’essi a disposizione degli alunni delle Montalcini. Stiamo inoltre approntando uno spazio di front office al pian terreno. Infine, dal 6 novembre avvieremo dei percorsi di aiuto allo studio e daremo il via a nuovi laboratori, fra cui uno di arte e uno di inglese”.

Cantiere

Virginia Gieri: “In quell’edificio abbiamo montato nuovi infissi alle finestre, abbiamo cambiato l’impianto di illuminazione e ampliato le vie di fuga che adesso sono a norma. E non dimentichiamo che lì c’era già stata una scuola, anni fa, e gli edifici hanno una loro memoria. Un’altra ricchezza è data dalla presenza, nello stesso stabile, di una scuola di pace, di una biblioteca, di un teatro e di una palestra. Non è un caso se ho scelto di far studiare lì il mio ultimo figlio. Per quanto riguarda la nuova sede, come assessore ai lavori pubblici potrei farvi un lungo elenco di lavori incagliati a causa di fallimenti e lavori mal fatti. Per i cittadini che passano davanti ai cantieri è sempre colpa del Comune. Li capisco, ma è un danno di immagine che ci deve essere risarcito”.

Marzia Benassi: “Ci tengo a dire visto che sono molto soddisfatta del nostro lavoro di squadra. Ringrazio la mia responsabile dei servizi educativi, Claudia Zerri, tutti i collaboratori dei servizi educativi scolastici del Quartiere, e anche Uliana Cevenini e tutti i professori della scuola, perché i risultati arrivano solo quando ci si mette tutti insieme attorno a un tavolo. In questi anni abbiamo fatto un sacco di riunioni e il Quartiere ha sempre messo a disposizione i suoi spazi per le più varie esigenze scolastiche. Nei mesi estivi degli ultimi due anni abbiamo ristrutturato via Lombardia. Non è cosa da poco ed è frutto di un grande lavoro di squadra. Adesso non ci resta che incrociare le dita”.

Testo e foto di Sergio Palladini

Roberta Della Valle abita nel quartiere Savena da 64 anni, la sua casa affaccia su via Abruzzo, una piccola traversa di via Lombardia, e da qualche tempo ha fondato, con alcuni commercianti della zona, un comitato di cittadini. “Il nome del comitato è: Primo Comitato Quartiere Savena, Bellaria, Sardegna, Lombardia e dintorni. Abbiamo scelto questo nome perché rappresenta tutte le zone che cerchiamo o che vogliamo coinvolgere nelle azioni e nelle attività del comitato”, ha spiegato alla redazione partecipata di Salus Space.

Obiettivo principale del comitato è creare e organizzare eventi, incontri e feste di strada per animare e far rivivere questa zona del quartiere: “negli ultimi anni è una zona spenta, dove ci sono poche occasioni di incontro e per stare insieme. Le piazze e i parchi si sono svuotati, non li frequenta più nessuno. Quello che vogliamo fare è proporre delle manifestazioni durante tutto l’anno, per coinvolgere anche altri cittadini e altre realtà. In questo modo anche tutti i commercianti ne trarranno vantaggio”.

Non solo occasioni di socialità, il Primo Comitato Quartiere Savena si propone anche di cercare soluzioni e mediare con le istituzioni per i problemi che riguardano il triangolo Bellaria-Sardegna- Lombardia. “Una delle nostra ultime battaglie, che abbiamo vinto, è stata quella per evitare la soppressione della linea 27A degli autobus. Questo provvedimento avrebbe lasciato scoperta una fetta molto grande del nostro territorio che sarebbe stata tagliata fuori dal servizio di trasporto pubblico. Ma ora siamo sempre attenti, perché non è detto che questa soluzione non venga riproposta in futuro”.

Il gruppo di cittadini è anche preoccupato per situazione di bivacco che a volte si creano in alcuni luoghi della zona: ” vogliamo evitare problemi e vogliamo tutelare anche i residenti. Abbiamo già chiesto un tavolo di confronto all’assessore Alberto Aitini per cercare di risolvere la situazione nel miglior modo possibile”.

I prossimi appuntamenti in programma che coinvolgono anche il comitato si svolgeranno nella prima settimana di dicembre: “si tratta dei mercatini di Natale e dell’artigianato che si svolgono tra via Lombardia e via Sardegna. Poi a me piacerebbe che in alcune piazze del quartiere ci fossero alberi di Natale, così noi cittadini potremmo respirare l’aria di festa anche in periferia”. L’impegno è cercare di organizzarsi al meglio, in rete con istituzioni e commercianti, per l’anno prossimo.

 

I cittadini di Bologna tornano a votare il Bilancio partecipativo dal 30 ottobre al 19 novembre. Sono 33 i progetti proposti e vagliati dal Comune, scelti tra quelli emersi dal percorso partecipativo che ha coinvolto 1800 persone attraverso 50 incontri.
Il voto deciderà i 6 che saranno finanziati. I progetti selezionati nella prima edizione, in cui hanno votato quasi 15.000 persone, dovrebbero essere completati entro il 2019.
Qui la descrizione dei progetti.

Quattro le proposte che riguardano il Quartiere Savena, concentrate nella zona San Ruffillo.

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I love San Ruffillo – Un nuovo parco urbano in Via Toscana e il recupero della scala di accesso alla “Piazzetta”
Il progetto ha gli obiettivi di riqualificare e rivitalizzare la zona che gravita intorno alla “piazzetta” di San Ruffillo; facilitare e rendere più accessibile il collegamento tra le due aree del quartiere, divise dalla ferrovia; recuperare e caratterizzare come luogo d’incontro e di aggregazione l’area verde adiacente alle ex-scuole Ferrari.

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Il giardino oltre la scuola – Area polifunzionale del polo scolastico Buon Pastore
L’obiettivo del progetto è riqualificare l’area del giardino del polo scolastico del Buon Pastore per regolamentarne l’utilizzo anche oltre l’orario scolastico per attività diverse: gioco libero, incontri di lettura, feste, area pic-nic per gli alunni della secondaria, area ricreativa per la scuola.
Gli interventi mirano ad una riorganizzazione degli spazi esterni con arredi, opere di verde e artistiche su terreno e prato.

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La via del Borghi – Itinerari naturali sulla collina
L’obiettivo del progetto è garantire una maggiore accessibilità pedonale e sicurezza: dalla città alle bellezze storico-naturalistiche della collina e, viceversa, dalla collina ai servizi della città. In particolare, il percorso si concentra sull’area verde tra Via Villari e Via Croce di Camaldoli, Via Siepelunga nel tratto all’interno del Borgo di Monte Donato, Via Jola e Via del Poggio.

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Vieni nel parco anche tu! – Riscoprire il Parco del Paleotto
L’obiettivo del progetto è di rivitalizzare l’area del parco del Paleotto, riconnettendola alle zone circostanti e al quartiere Savena. Si prevede di sistemare il parcheggio esistente, integrare l’area gioco esistente con strutture idonee alla fruizione di persone con disabilità motorie, realizzare l’attrezzatura per percorso vita e un’area di ristoro ombreggiata e ripristinare la fontana a monte della casa del Paleotto.

Possono votare:

  • i cittadini residenti nel Comune di Bologna che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età;
  • i cittadini non residenti, ma che nel Comune di Bologna esercitino la propria attività di lavoro, studio o volontariato;
  • gli stranieri e gli apolidi residenti nel Comune di Bologna o che vi svolgano la propria attività di lavoro, studio o volontariato.

La procedura di voto si svolge interamente online sul sito partecipa.comune.bologna.it.

 

Gli esemplari di pino marittimo, come volgarmente chiamiamo il pinus pinea – pino italicocontinueranno a costeggiare il viale d’ingresso alla futura Salus Space, ma saranno sostenuti da tiranti, per impedire che le biforcazioni dei rami possano cedere, i due platani centenari accoglieranno abitanti e visitatori, insieme ad un nuovo platano che verrà piantato come due querce, alberi che fanno parte della tradizione del nostro territorio e che segneranno il confine tra la campagna circostante e il giardino.

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Saranno 33 le nuove piantumazioni, una settantina gli abbattimenti dovuti a motivazioni diverse: cattive condizioni degli alberi, troppa vicinanza agli edifici, troppa vicinanza tra loro, esigenze del progetto.

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Questo e molto altro ci ha spiegato la dottoressa Barbara Negroni, che per il Comune di Bologna ha eseguito un’indagine agronomica, effettuando perizie, analisi e valutazioni sul verde esistente e futuro.
Sentiamo le sue conclusioni, nell’intervista realizzata dalla redazione di Salus Space…

Intervista di Rita Roatti e Sergio Palladini
Foto di Michele Lapini

Per ascoltare l’intervista completa:
prima parte
seconda parte

Ancora ricordi della Bologna di un tempo, questa volta siamo nell’immediato dopoguerra. Ecco il racconto di un ottuagenario residente a Bologna dal 1946, arrivato in via dei Lamponi dopo un viaggio interminabile in carro merci…

Io ero arrivato a Bologna dalle Marche nel settembre 1946, stipato con la mia famiglia dentro un vecchio carro merci, fino alla Stazione Centrale dopo un viaggio interminabile e avventuroso. Per giungere alla mia attuale casa di Via Dei Lamponi,  dal carro merci siamo saliti a strati sovrapposti, in una vecchia “botticella a cavalli” simile a quella che usava Padre Marella per raccogliere le elemosine per i suoi innumerevoli poveri.  La Via Dei Lamponi, che già allora collegava Via Malvolta con Via Degli Orti, a senso unico a scendere, era fiancheggiata da campi coltivati – delimitati da una canaletta a cielo aperto alla sua sinistra – mentre a destra era un susseguirsi di case danneggiate o distrutte, con intercalate rare eccezioni, come la mia casa ed alcune altre vicine, incredibilmente ignorate dalle bombe.Via_Mazzini_1945

All’epoca, la “Lunetta Gamberini” era un territorio riservato a bande di ragazzotti che lo egemonizzavano come territorio esclusivo per ogni sorta di scorribande, dalle quali ci tenevamo ben lontani. Per questo, il nostro territorio era quello intorno a casa. Una attrazione speciale, proprio all’angolo con Via Delle Fragole,  era rappresentata dal mitico  “Cinema Gianni”, dove venivano proiettate le pellicole dell’epoca – in visione da pre-rottamazione – spesso, stando seduti in terra nei corridoi, sgranocchiando “brustulli” (semi di zucca salati) tratti da fruscianti bustine di carta oleata. Ognuna, regolarmente fornita di stuzzicadenti, sulla cui facciata era stampata con inchiostro azzurro, la filosofia dell’epoca: “mangiare brustulli, denota nobiltà”.
L’altro centro di eccellenza del nostro piccolo mondo, era l’area occupata dalla bocciofila, con i suoi filari di pioppi, i suoi campi da bocce di terra rossa, ben tenuti e pressati, sia d’estate che d’inverno; la baracca del bar, frequentata di sera, di notte e – nel fine settimana – a tutte le ore, da  giocatori di carte e di biliardo, affiancato  da visitatori,  rigorosi esperti di ogni mossa utile per vincere la partita,

Un pomeriggio di fine estate-inizio autunno, correndo fra i campi da bocce e in  mezzo ai filari che si affacciavano sui terreni coltivati, fummo attratti da un cagnino che scavava nella sabbia scoprendo delle strane patate che emanavano un odore forte, strano e sconosciuto. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo concluso che doveva trattarsi di funghi. Abbiamo preso in prestito uno dei secchi usati  per riporre le bocce e l’abbiamo quasi riempito di queste  strane patate profumate. Poi siamo corsi a casa, entusiasti, per mostrare alla mamma la nostra conquista preziosa: funghi da mangiare! Ma la mamma, non solo non aveva mai mangiato i tartufi, ma non si fidava neppure dei funghi, che potevano essere velenosi: così, ci disse – forse ci impose – di buttarli. Li rimpiango ancora, da quando ho scoperto quanto il “tuber”, sia buono e prezioso e, quello,  era proprio bianco e ce n’erano sette o otto chili, forse di più! Uno spreco enorme e inconcepibile.

 

Il 10 settembre 2018 si sono conclusi i lavori di demolizione di Villa Salus. La ditta che se ne è occupata ha consegnato le chiavi dell’area Salus Space al Comune di Bologna, lasciando una spianata libera dai detriti e da ogni altro tipo di materiale.

Entro la fine dell’anno il Comune di Bologna procederà alla pubblicazione dei bandi per l’affidamento dei lavori di costruzione della palazzina residenziale e per la ristrutturazione della ex-camera iperbarica.

Nel frattempo sarà effettuata la bonifica bellica, per escludere l’eventuale presenza di ordigni nell’area di Salus Space e si faranno le verifiche necessarie per l’installazione di una nuova cabina Enel. A breve sarà fissata una nuova data per convocare i cittadini del Quartiere Savena in un’assemblea pubblica per tenerli aggiornati sull’andamento del progetto.

Domenica 9 settembre presso il mitico condominio denominato CA2 (Cavedone 2) in via Genova, nel quartiere bolognese Savena naturalmente, si è tenuta una festa particolare. Particolare per coloro che non abitano nell’insediamento ma consueta per chi, dal 1975, risiede in quello che viene definito da tutti “l’ultimo esempio d’autogestione condivisa”. Infatti, ogni anno la seconda domenica di settembre, i condomini del CA2, organizzano la “Festa d’Insediamento” rinnovando così da 42 anni il loro senso di appartenenza ad una coesa comunità di normali cittadini.

cavedone_cena_sociale

Tra gli anni 70/80 i nuovi insediamenti che crescevano nelle periferie di Bologna nascevano con questo spirito comunitario che permetteva di condividere gli spazi di tutti avendone cura e operando, a turnazione, nella gestione del giardino, nella pulizia delle salette, lungo i corpi scala, sotto i portici, accudendo la centrale termica ecc….a seconda delle possibilità e delle capacità di ognuno. Questo permetteva di far risparmiare alla comunità sulle spese generali annue.
Peccato che col passare degli anni questo impegno sia venuto meno in tutti i condomini periferici nati con questo spirito ma non al CA2. Ed ecco il perché di questa festa che si rinnova nell’allegria di grandi e piccini e con qualche ospite al seguito.

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Domenica 9 settembre anch’io sono stata invitata a partecipare all’evento che si è svolto dalle ore 16,00 alle  22,00 tra il vasto parco e la pista di pallacanestro dove si sono alternati : un mago prestigiatore che ha intrattenuto i bimbi; due eccellenti maestri di tango che hanno dato prova (insieme ai ballerini della loro scuola) della loro bravura facendo, poi, danzare tutti e infine il gruppo corale dei “Ghignosi” che ha cantato, accompagnandosi alla chitarra, tipiche canzonacce da osteria in dialetto bolognese. Nel frattempo alcune signore s’aggiravano tra gli astanti per vendere biglietti della lotteria che avrebbe poi distribuito 7 premi ad estrazione a fine cena. E dopo…..tutti a tavola a condividere un abbondante e gustosissimo piatto di gramigna alla salsiccia bagnato da buon vino e conclusosi con macedonia di frutta e dolci a profusione. Gran parte dei condomini ha partecipato alla buona riuscita della festa e persino i ragazzini sono stati coinvolti servendo ai tavoli nel ruolo di camerieri.

Sono rientrata a casa in allegria, serena e col piacere d’essere stata in compagnia di amici e di persone che, anche se non le conoscevo tutte, mi hanno fatto sentire il senso dell’accoglienza e della condivisione. Li ringrazio tutti di cuore.

Rita Roatti

Nelle foto: la cena sociale, i ballerini di tango, abitanti del Cavedone

 

Tra le compagnie teatrali che sono nate nel nostro territorio c’è anche la Compagnia della Quarta, un progetto artistico che opera nel campo della danza e del teatro fisico. Non ha una vera e propria sede nel quartiere, ma alcuni dei componenti abitano tutt’ora lì, anche se sono spesso in viaggio per l’Europa.

Compagnia_della_Quarta

Il 19 settembre e il 20 la Compagnia proporrà un progetto particolare a Bologna, in zona Borgo Panigale: “Un Buco Nella Città”, in collaborazione con  Cie Dérézo di Brest, ideatori del progetto, e con il C.I.N.E. di Sineu, organizzatori a Mallorca. Ecco come la Compagnia descrive il progetto:

“Il progetto ruota attorno ad uno spettacolo itinerante nel quale 35 spettatori muniti di cuffie audio osservano un gruppo di attori che mettono in scena dal vivo, davanti ai loro occhi, una storia di finzione. Solo gli spettatori con le cuffie li sentono. Il pubblico osserverà il mondo e il suo flusso vitale come appare trasformato dalla sua stessa presenza in esso, nel tentativo di fermare qualcosa nel cuore stesso di ciò che per antonomasia non si può fermare: la città”.

Il team artistico è composto da Charlie Windelschmidt e Gwénolé Peaudecerf, regista e tecnico di Dérézo, Mario Coccetti coreografo di Compagnia della Quarta e un cast internazionale di 9 attori, 4 italiani e 5 spagnoli.

Ecco gli appuntamenti:

19/09: CentroBorgo, ritrovo presso l’entrata lato Via Marco Emilio Lepido

20/09: Treno della Barca, ritrovo davanti alla chiesa di Sant’Andrea, piazza Giovanni XXIII

Entrambi i giorni sono in programma 3 turni alle 17.30, 19.00, 20.30. Il costo del biglietto è di 5 euro.

Il_Pratone

Villaggio Due Madonne e Villaggio Olimpico: un’accostamento audace, nato da una banale assonanza, eppure suggestivo e fecondo, se non altro perché mi dà l’imbeccata per cominciare a proporre in questo blog l’intera raccolta di articoli che Emanuele Grieco, nel suo “Voci del Villaggio”, ha riservato ai giochi e agli sport praticati nel rione dove è nato e cresciuto.

Il primo testo della serie ha il sapore delle ricostruzioni storiche a fumetti che si leggevano sull’Intrepido. È dedicato alle giornate che un tempo ogni bambino (ma anche qualche bambina!) trascorreva giocando a pallone sui prati spelacchiati e sulle strade polverose sotto casa. Giornate che sembravano interminabili ma che per tutti, senza un motivo preciso, sono terminate. È successo anche a me: una sera sono tornato a casa come se niente fosse e da quel momento non ho più giocato in un prato. Probabilmente nei giorni successivi non sono andato a giocare per una ragione qualunque; forse pioveva, o sono partito, o stavo poco bene. Ma è certo che “basta” non l’ho mai detto. Così mi è rimasta l’impressione di una cosa troncata a metà, di non aver finito di giocare sui prati, e una latente mentalità di dovervi tornare; qualcosa che ancora adesso mi fa pensare: “Accidenti, dovevo andare a giocare sui prati e invece sono andato a quella festa”.

Sergio Palladini

 

Tempo fa rimasi colpito dall’osservazione di Marcello Lippi, a quei tempi allenatore della nazionale di calcio campione del mondo 2006: parlando di questo sport e del suo futuro, disse che oggi i ragazzi non giocano più a calcio nelle strade o nei campetti di periferia. Un segno dei tempi, non vi è dubbio. Noi bambini e ragazzi del Villaggio, invece, trascorrevamo tutto il nostro tempo libero a giocare “al pallone” sull’asfalto o sui prati sotto casa. Non servivano le porte: in terra si sistemavano due borse, due maglioni arrotolati o due grossi sassi, e i pali erano fatti. A volte non c’era nessuno in porta e le squadrette erano formate da due, tre, quattro giocatori che correvano con passione e frenesia in lungo e in largo. Ricordo che ogni giorno, finita la scuola, si tornava a casa, si mangiava in fretta un boccone e con un entusiasmo e una gioia irripetibili si correva a rompicollo verso il campo di via Carlo Carli. Ai tempi della mia adolescenza, lì c’erano ben due campi di calcio; in seguito uno fu destinato al tamburello e un altro fu ristretto per far posto a un nuovo palazzo.

Nel campetto di calcio c’era sempre qualcuno che giocava quasi ad ogni ora. Tantissimi ragazzi, in particolare, si davano appuntamento nel primo pomeriggio, e dopo un po’ di riscaldamento si era già in forma per la classica partitella. Ancor prima del campo, il nostro luogo preferito era la strada chiusa tra via Tacconi e via Carli, quei cinquanta metri che sentivamo tutti nostri perché le macchine non passavano, essendo vicolo cieco. Eravamo i padroni della strada.

Strada_da_gioco

La strada chiusa tra via Carli e via Tacconi, per decenni trasformata in campetto di calcio da tantissimi ragazzi

Dal 1966 abbiamo iniziato a godere dell’applicazione dell’ora legale, C’era luce fino alle 21.30 e d’estate, dopo cena, si tornava a giocare. Continuavamo anche al buio o con la fioca luce del lampione. I nostri modelli erano gli eroi del “fùdbol”, i “mitici” stranieri, gli oriundi e anche gli italiani delle squadre più blasonate del campionato e della nazionale. Soprattutto i giocatori del Bologna che nel campionato di calcio 1963-64 avevano vinto lo scudetto. Erano gli anni di maggiore entusiasmo per i colori rossoblù. E con eguale trasporto seguivamo il “torneo delle vie”, competizione a cui partecipavano squadre formate da ragazzi abitanti nelle strade del rione. La via Dallolio, addirittura, aveva due formazioni: Dallolio A e Dallolio B. Ogni partita era accompagnata dal tifo di tantissima gente che partecipava con entusiasmo. Di quella bella esperienza è rimasto in molte persone un ricordo piacevole e molto forte.

Squadra_via_Dallolio

Nel 1978 fu costituita una squadra di calcio con cinque ragazzi di via Mondolfo e una decina di via Longhena. Erano alcuni dei giovani che insieme alle loro famiglie avevano popolato i nuovi insediamenti abitativi nati a stretto contatto col Villaggio a metà degli anni ’70. I nuovi residenti avevano formato una “commissione Sport e Cultura” per dare vita a momenti di aggregazione e di festa per la popolazione dei caseggiati. Questa squadra partecipò al primo torneo di calcio delle cooperative edilizie di Bologna e con grande sorpresa di tutti riuscì a vincerlo.

Squadra_via_Mondolfo

L’entusiasmo provocato da questo successo fece nascere l’idea di riconvertire in campo da calcio il terreno disadorno collocato tra i vari palazzi. Con l’aiuto del Quartiere sorse così il mitico “Pratone”, che venne usato sia da questa squadra di calcio, sia da semplici cittadini di ogni età. Nel corso del tempo sono accadute molte cose. Qualche anno or sono si ventilò il progetto di costruire nuove abitazioni proprio su quel campo, ma la mobilitazione popolare e giovanile impedì che uno spazio così prezioso venisse cancellato. E così, ancora oggi, gruppi di ragazzi si ritrovano sul “Pratone” per tirare due calci o per la tradizionale partitella tra amici. Ogni tanto mi fermo a guardarli, e per un po’ torno bambino.

Emanuele Grieco

Emanuele_Grieco_e_un_pallone

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