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Giovanna Lima dedica la sua recensione a “Le Notti Bianche” di Fedor M. Dostoevskij.
Le proposte precedenti: “Corto viaggio sentimentale” di Italo Svevo, “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville, “Favola di Amore e Psiche” di Lucio Apuleio, “Candide o l’ottimismo” di Voltaire, “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde” di Stevenson, “Il segreto del Bosco Vecchio” di Buzzati, “Pierre e Jean” di Guy de Maupassant e “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello.
Giovanna Lima è una delle animatrici dei pomeriggi di “Lettura ad alta voce” organizzati dal Comitato Due Madonne.

I grandi della letteratura classica antica e moderna parlano alla nostra mente… Ascoltiamoli!

Titolo: “Le Notti Bianche”
Autore: Fedor M. Dostoevskij (1821-1881). Dostoevskij fu interprete del Romanticismo, movimento letterario tra la fine del 700 e l’800 in cui le nuove parole d’ordine furono Sentimento, Fantasia, Nostalgia al posto di Ragione e Sapere basi dell’Illuminismo del 700. Fra i grandi dell’800 in cui appare più doloroso il senso della vita, combattuta fra le piccole cose quotidiane il dramma che agita le coscienze, c’è Dostoevskij. I personaggi dei suoi romanzi sono perseguitati dalla loro intensità e complessità spirituale. Vivono da giganti il desiderio di una pienezza e di una felicità realizzati, forse, solo nel sogno.
Trama ragionata: Il Protagonista è un sognatore che si distanzia dalle cose del mondo, sentite come ingannevoli, a cui rimane però legato con la fantasia. I sogni ad occhi aperti nelle notti pietroburghesi sono un canale di fruizione della realtà, un filtro attraverso cui far passare come ideazione il mondo esterno. I personaggi sono immersi nella solitudine della notte e della vita. Aristotele diceva che l’uomo è un animale chiamato a vivere in un tessuto sociale; pubblico e privato però, la polis e la propria stanza da letto, sono due aspetti entrambi autentici del vivere umano. E il sognatore una notte incontra una fanciulla……è sogno o realtà?

Ecco gli appuntamenti del mese di gennaio con la sala cinematografica dell’Oratorio San Giovanni Bosco, che propone il ciclo “Cinema da camera”. L’ingresso è a offerta libera, alle 20.45, via Bartolomeo Maria Del Monte 12, Bologna.

cinema

Martedì 15 gennaio 2019, “In linea con l’assassino”, regia di Joel Schumacher (Usa, 2002), Stuart Shepard, un pubblicitario di basso profilo con una moglie, Kelly, ed una potenziale cliente che potrebbe anche essere la sua amante, Pamela, risponde a una chiamata in una cabina telefonica dove va tutti i giorni a telefonare alla ragazza che sta corteggiando. Ma compie un grosso errore …

Martedì 22 gennaio, “Lebanon”, regia di Samuel Maoz (Israele, Francia, Germania, 2009), Allo scoppio della guerra contro il Libano, nel giugno del 1982, quattro giovani soldati israeliani vengono assegnati a un gruppo di militari professionisti. La loro prima missione – che i superiori considerano “facile e sbrigativa” – consiste nell’entrare in un piccolo villaggio libanese ed eliminare ogni sospetto terrorista. Non tutto, però, è come appare: la semplice missione si trasforma in un incubo e Shmulik, Assi, Herzl e Yigal si ritrovano isolati dal resto dell’esercito israeliano …

Martedì 29 gennaio, “Gravity”, regia di Alfonso Cuaron (Usa, 2013), la dottoressa Ryan Stone affronta il suo primo viaggio spaziale a bordo di uno Shuttle pilotato da Matt Kovalsky che, al contrario, di esperienza di volo ne ha maturata fin troppa ed è al suo ultimo viaggio prima di ritirarsi. Una missione di routine che si trasforma ben presto in un disastro …

 

Un nuovo parco urbano in via Toscana, per riqualificare la zona attorno alla cosiddetta “piazzetta di San Ruffillo”: si chiama I love San Ruffillo ed è il progetto vincitore per il Quartiere Savena del Bilancio partecipativo 2018, con cui il Comune di Bologna ha messo a disposizione un totale di 1 milione di euro per finanziare alcuni interventi pensati dai cittadini per riqualificare il proprio quartiere.

Sottopasso_San_Ruffillo

“Il nostro obiettivo è rivitalizzare lo spazio che gravita intorno alla piazzetta”, racconta Clara Cornia, una delle ideatrici del progetto. “Lo faremo migliorando il collegamento tra le due aree di San Ruffillo separate dalla ferrovia, ristrutturando il sottopassaggio tra la parrocchia e la scuola Santa Caterina, e recuperando l’area verde adiacente alle ex-scuole Ferrari”.

Il progetto, che ha ottenuto dal Comune un finanziamento di circa 130 mila euro, verrà avviato l’anno prossimo e dovrebbe concludersi nel 2020. Lo spazio verde su via Toscana, adiacente le ex-scuole Ferrari, verrà suddiviso in tre aree: una prima con panchine disposte in maniera semi circolare, in modo da creare un luogo di aggregazione; una seconda dedicata ai giochi per bambini; e una terza pensata per i giovani, nella zona del campo da basket già esistente. L’intera area sarà dotata di illuminazione e i vialetti di accesso, attualmente sconnessi, verranno sistemati. Oltre al giardino, verrà ristrutturata anche la scala di collegamento tra la piazzetta e via San Ruffillo, costruendo una rampa inclinata e installando nuovi corrimano. “In questo modo, il sottopassaggio sarà accessibile anche a biciclette e carrozzine, e sarà molto più comodo anche per i bambini che vanno a scuola con i trolley per i libri”, spiega Clara Cornia.

Com’è nata l’idea di I love San Ruffillo?
“Il progetto è stato concepito mettendo insieme le proposte di tre semplici cittadini: io, Roberta Ranno e Giuseppe Vitiello. Ci siamo conosciuti durante gli incontri del Bilancio partecipativo e abbiamo capito che avevamo la stessa esigenza: riqualificare lo spazio in cui viviamo. Così abbiamo deciso di metterci insieme. Non abbiamo alle spalle gruppi o associazioni, ma tutti e tre abbiamo legami forti con il quartiere: io ad esempio ho un figlio che frequenta la scuola Santa Caterina, e così mi sono accorta che mancano parchi e spazi verdi dove i bambini possano giocare nel tempo libero. Invece Giuseppe, che abita in via Corelli, voleva che venisse risistemato il sottopassaggio ferroviario, l’unico accesso pedonale che unisca le due zone di San Ruffillo, da anni lasciato in uno stato di abbandono. E poi c’era Roberta, che aveva individuato un immobile da ristrutturare per creare una mediateca che diventasse un punto di incontro per i ragazzi: purtroppo questo progetto non è potuto andare avanti, perché il Comune ha appurato che l’edificio non è comunale, ma di proprietà di Hera”.

In quale contesto si inserisce il vostro progetto?
“La nostra è una zona dominata dal prepotente traffico di via Toscana, difficilmente raggiungibile coi mezzi. È un’area sospesa, carente di spazi di aggregazione (a parte la parrocchia): manca una sala riunioni, un parco, una sala studio o una biblioteca… Da noi ci si incontra in piazzetta, ma la piazzetta era poco valorizzata. Di recente, poi, San Ruffillo è stata invasa dai lavori in corso, prima per l’alta velocità, poi per la bretella di Rastignano: molte persone si sono trovate il cantiere proprio sotto casa, disturbate dalle polveri e dal rumore. Negli ultimi tempi si respirava molto pessimismo”.

Perché avete scelto il nome ‘I love San Ruffillo’?
“A settembre abbiamo scoperto che il nostro progetto era uno dei quattro finalisti del Bilancio partecipativo per il quartiere San Ruffillo. Per prima cosa, allora, dovevamo trovare un nome: volevamo qualcosa di astratto, che rendesse l’idea di comunità, a prescindere dagli obiettivi specifici da raggiungere. Così, scimmiottando il più famoso ‘I love New York’, che nacque per dare un’identità a una città che stava cadendo in uno stato di degrado, abbiamo scelto questo nome”.

Come avete diffuso la vostra idea?
“Abbiamo fatto un grosso lavoro di relazioni: non essendo un’associazione, non avevamo una newsletter, un sito o dei canali sui social network attraverso cui diffondere il progetto. Allora abbiamo scritto una poesia su San Ruffillo, l’abbiamo stampata su un volantino e poi siamo scesi per strada, tra la gente: via dopo via, negozio dopo negozio, abbiamo sensibilizzato le persone, e ha funzionato. Tutti i sabati ci siamo dati appuntamento davanti al bar Christian, con un computer, per spiegare come votare e aiutare le persone a farlo. Era un’occasione per fermarsi a chiacchierare, raccogliere altre proposte e ascoltare anche alcune lamentele. Spontaneamente, si è creata una collaborazione tra tutti i gruppi che gravitavano intorno alla piazzetta: la parrocchia, la scuola Santa Caterina, il cinema teatro Bristol, i commercianti del mercatino rionale e delle altre attività… Il lavoro di rete è stato fondamentale”.

Come proseguirà questa collaborazione in futuro?
“Ci stiamo già attivando per creare un’associazione di promozione sociale, sempre dal nome I love San Ruffillo, con cui organizzare iniziative che restituiscano un senso di appartenenza a questo quartiere. La finalità è proprio quella di costruire comunità: anche nell’epoca di internet, infatti, le persone hanno ancora bisogno di riunirsi e condividere momenti insieme. È assurdo che oggi si affidi ai social network il compito di mettere in comunicazione persone che magari abitano a 50 metri di distanza. Pensiamo a una mamma con figli: quanto è importante avere un parco dove poter andare a giocare? Soprattutto per i bambini stranieri, che hanno ancora più bisogno di conoscere persone e entrare a far parte della comunità. Attraverso l’associazione, vorremmo proporre momenti di aggregazione e attività di carattere sociale, e poi ci piacerebbe cercare fondi per riqualificare strutture sportive per ragazzi. Abbiamo tante idee, tutte diverse e ancora a uno stadio embrionale: il denominatore comune, però, è sempre la riqualificazione del nostro quartiere”.

 

Foto di Elio Tedeschi – I borghi dei gessaioli San Ruffilo- Associazione Tempo e Diaframma

Qualcuno ha risposto al questionario online, qualcun altro alle cartoline distribuite nelle diverse aree del quartiere, altri sono stati coinvolti in interviste faccia a faccia.
Quale colore assoceresti al Savena? Se fosse una persona, quanti anni gli daresti? Perché vivi al Savena? Cosa cambieresti? Se fosse un animale, cosa sarebbe? Se fosse una canzone, quale sarebbe?
Trecentoquaranta persone hanno risposto a queste domande, raccontando la percezione che hanno del luogo in cui vivono, rispondendo alle domande del progetto We Are Savena e contribuendo così a costruire un piccolo pezzo di identità del quartiere.
Calma, tranquillità e casa sono le parole usate di più descriverlo: “il Savena è sicuramente un quartiere verde: per i tantissimi parchi e alberi che lo punteggiano, ma verde anche per le attività che i cittadini possono realizzare nel tempo libero, come biciclettate, passeggiate o varie discipline sportive. Il quartiere Savena è un grande cane mansueto, ha circa 50 anni e le canzoni che lo rappresenta sono Volare di Domenico Modugno, Azzurro di Adriano Celentano, ma anche tantissime canzoni di Lucio Dalla”. Questi sono in sintesi i risultati dell’analisi del sondaggio, che Viola Fini, promotrice del progetto We Are Savena, ha presentato sabato 15 dicembre a Instabile Portazza, durante l’evento We Are… Happy!, occasione per descrivere anche i diversi strumenti scelti per raccontare i risultati: un breve video, una playlist su Spotify, degli stencil temporanei sui marciapiedi, una mostra fotografica e della cartoline.

“Il dato che emerge dalla nostra ricerca è che si vive bene nel quartiere Savena, durante tutto l’anno, ma non c’è un’identità unitaria e definita. Questo è fisiologico dato che amministrativamente è un quartiere relativamente giovane. Inoltre, è uno dei più grandi: al Savena vivono quasi 60.000 persone, ognuna con una percezione diversa a seconda della zona dove vive: Mazzini, Fossolo, San Ruffilo ognuna di queste aree ha caratteristiche e peculiarità proprie”. Durante il workshop organizzato da We are Savena lo scorso novembre, a cui hanno partecipato cittadini e associazioni del quartiere, sono nati anche due slogan che sintetizzano il punto di vista di chi ci vive: Un quartiere quattro stagioni e Mamma mia, come si sta bene!

Durante la serata di presentazione dei risultati del progetto, la Redazione Partecipata ha intervistato le coordinatrici e promotrici di We Are Savena

Dai questionari però sono emerse anche criticità e problemi: “uno riguarda la mobilità. Per i cittadini le ciclabili sono insufficienti e poco sicure, mentre i collegamenti con i trasporti pubblici non sempre efficienti, soprattutto inter quartiere. L’altro punto critico riguarda invece la valorizzazione architettonica di alcuni edifici considerati tipici della zona (i classici con i mattoni rossi vista). Infine, molti abitanti percepiscono la mancanza di ‘vita notturna’. Pochi sono infatti i locali che restano aperti fino a tardi la sera”.
Il progetto We are Savena è durato due mesi, lavorando sul senso di comunità e di appartenenza al territorio. Un primo passo per creare un “Noi” collettivo che possa vivere e valorizzare al meglio il quartiere.
Su Spotify c’è la playlist We are Savena, realizzata con le risposte dei cittadini. Buon ascolto!

Questo il video riassuntivo dei risultati del sondaggio.

WE ARE SAVENA, il Quartiere siamo NOI!

Dopo due mesi di lavoro, in cui abbiamo raccolto le opinioni di quasi 350 abitanti del Quartiere Savena, con interviste, questionari online e cartoline, ecco un meraviglioso video che riassume tutto ciò che VOI ci avete raccontato sul VOSTRO Quartiere!Nel video c'è tutto, ma proprio tutto!I Palazzoni di via Torino, la Biblioteca Natalia Ginzburg, l'Old Bridge Pub, i Warriors Bologna, la Tper Spa con il 27, i DiscoBolo Ultimate Frisbee Pontevecchio Bologna (Polisportiva Pontevecchio Bologna), la APD Pontevecchio Calcio Bologna, la Pontevecchio Bologna Volley, il Centro Commerciale San Ruffillo, il Centro Commerciale Gallia e tanto tanto altro!Il video è realizzato da Paopart Production col il sostegno del Comune di Bologna Rete Civica Iperbole – Quartiere Savena e in collaborazione con Instabile Portazza – Community Creative Hub, Arci Bologna, Senza il Banco, La Cava delle Arti, Tempo e Diaframma – Fotografia e Scuola Louis Jouvet.Buona visione!

Pubblicato da We are savena su Sabato 15 dicembre 2018

 

Una nevicata in città e i pensieri di una redattrice insonne…

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La notte fra sabato 15 e domenica 16 dicembre non sono riuscita a prendere sonno. Mi sono rigirata ripetutamente nel letto con la speranza che Morfeo arrivasse a prendermi fra le sue braccia ma niente da fare, mi sentivo sveglia come un grillo. “Chissà”, ho pensato, “forse sarà per tutta quella neve che sta cadendo copiosa là fuori?!”  E così ho deciso di alzarmi per andare a vedere quanta ne fosse già caduta.

Aveva smesso di nevicare ma che spettacolo!!! Mi è sempre piaciuto l’effetto del candore notturno che le cose assumono quando il manto nevoso non è ancora stato guastato dal passo umano. Ma c’era qualcos’altro che dava una strana luminosità alle cose, una luce diversa che non conoscevo.  Cos’era quell’alone opalino che rendeva la notte così diversamente chiara? Cosa c’era di cambiato dall’ultima nevicata che dava la sensazione, alle tre del mattino, che fuori fosse quasi giorno? Ma non il colore di un tramonto o di un alba quando ancora si vede bene ogni cosa  attraverso spettri luminosi rossi o azzurrini  ma un riverbero uniforme di luce bianchissima che rendeva bianchissimo e luminosissimo anche il cielo.

Ma certo, erano i nuovi lampioni a LED che facevano rimbalzare verso l’alto la loro freddissima ma accesissima luce. Sembrava di stare dentro ad una sfera di vetro opalina e che ogni cosa, calotta del cielo compresa, avessero lo stesso  riverberante colore dei lampioni a LED.  Riflettendo ho capito che stavo osservando la prima nevicata dopo il rivoluzionario cambiamento d’illuminazione nella mia città e che, d’ora in avanti, questo sarebbe stato il colore dello  sguardo notturno invernale.

di Rita Roatti

Giovanna Lima dedica la sua recensione al “Corto viaggio sentimentale” di Italo Svevo.
Le proposte precedenti:
 Bartleby lo scrivano” di Herman Melville 
“Favola di Amore e Psiche” di Lucio Apuleio, “Candide o l’ottimismo” di Voltaire, “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde” di Stevenson, “Il segreto del Bosco Vecchio” di Buzzati, “Pierre e Jean” di Guy de Maupassant e “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello.

Giovanna Lima è una delle animatrici dei pomeriggi di “Lettura ad alta voce” organizzati dal Comitato Due Madonne. 

I grandi della letteratura classica antica e moderna parlano alla nostra mente… Ascoltiamoli!

Titolo: “Corto viaggio sentimentale”
L’autore: Italo Svevo (1861-1928). Nasce come Hector Schmitz a Trieste e diventa lo scrittore in “lingua toscana” con lo pseudonimo di Italo Svevo. La narrativa di Svevo presenta quasi sempre un solo personaggio circondato da un ambiente per lo più borghese. I personaggi del suo narrare vengono definiti psicologicamente: protagonista è la coscienza interiore dell’io narrante che riflette inquietudini dell’autore e il suo interesse per le teorie di Freud.
Trama ragionata: In un breve viaggio di lavoro il signor Aghios, di una certa età, si guarda vivere assaporando per qualche tempo una solitudine che gli permette di trovare ciò che è importante nella sua quotidianità, nei rapporti con la moglie, il figlio e il resto del mondo.

Ecco due nuove iniziative promosse dal Comitato Due Madonne.

Giovanna Lima prosegue le “Letture ad alta voce”, giovedì 13 dicembre dalle ore 14,45 alle ore 16,45 presso la saletta della Polisportiva Pontevecchio. Questa volta il testo al centro dell’appuntamento è  “Il Canto dell’Amore Trionfante” di Ivan Turgenev.  La storia di un amore rifiutato si svolge nella Ferrara del 1500; e la vicenda s’ammanta del velo nero della magia….

La sera di mercoledì 19 dicembre nella sala centrale del condominio Cavedone 2 in via Genova 23/2, Sandra Fiumi e Fausto Carpani  racconteranno cantando “Quando i Portici Erano di Legno – Vicende, immagini e suoni da un lontano passato”. Sandra Fiumi per anni ha guidato gli studenti in visita alla PInacoteca di Bologna. Fausto Carpani è un artista, cantastorie, cultore del dialetto e dello spirito bolognese. E’ una delle anime dell’Associazione Culturale “Il Ponte della Bionda”.
Al termine scambio di auguri con panettone e spumante.

Appuntamento sabato 15 dicembre per l’evento conclusivo e inclusivo di We are Savena, il progetto sostenuto dal Quartiere per ragionare con gli abitanti dell’identità del Savena. Saranno presentati i risultati dei 189 questionari compilati online e delle cento cartoline raccolte sulla percezione che i cittadini hanno dei luoghi in cui vivono.

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Il progetto rientra negli interventi e nelle attività per la cura del territorio e della comunità 2018 del Quartiere Savena ed è promosso dall’Associazione Pro.Muovo in collaborazione con la cooperativa sociale Camelot.

La giornata di sabato sarà lunga e intensa. Partirà alle 10 da INstabile Portazza, in via Pieve di Cadore 3, dove i partecipanti saranno divisi in gruppi che gireranno fino alle 13 per realizzare stencil nei luoghi più significativi emersi dall’indagine, riproducendo frasi raccolte tra gli abitanti. Gli stencil sono eco-sostenibili e temporanei, si laveranno con le prime piogge. Chi vuole partecipare deve iscriversi qui.
Il pomeriggio alle 17 si torna a INstabile, dove l’evento proseguirà fino alle 22.
Verranno presentati i risultati dell’indagine, poi la Fraternal Compagnia, a partire dalle ore 18, si esibirà in due brevi reading tratti dai dati raccolti. Nelle sale di Instabile saranno esposte le fotografie raccolte grazie al Savena Contest , concorso fotografico realizzato da Tempo e Diafamma.

A chiudere, gli auguri di Natale e l’estrazione dei premi della lotteria, il tutto con il sottofondo musicale a cura dei residenti del quartiere, la playlist è emersa infatti dai questionari on-line.
Ognuno, se vuole, può portare qualcosa da mangiare, si condividerà tutto, in coerente spirito comunitario…
Ecco alcune delle foto che partecipano al contest

Cantiere_via_Lombardia

Un incontro convocato dal Quartiere Savena ha fatto il punto sulla situazione didattica e legale delle scuole di via Lombardia.

Un cantiere bloccato dal settembre 2017, una contesa legale in dirittura d’arrivo e un’accettabile soluzione provvisoria: i tre principali aspetti innescati dalla travagliata costruzione della nuova sede della scuola secondaria di primo grado “Rita Levi Montalcini”, in via Lombardia 36, sono stati al centro dell’incontro pubblico che si è tenuto lo scorso 18 ottobre nel centro civico del Quartiere Savena.

Un cantiere bloccato: perché? La Tecnocostruzioni, impresa aggiudicataria dei lavori che ha anche redatto il progetto di costruzione, ha prima ceduto il ramo d’azienda alla Westsystems ed è poi fallita, lasciando l’impresa subentrante senza il supporto necessario per sviluppare e concludere i lavori.

Una contesa legale fra il Comune e l’impresa costruttrice: a che punto siamo? Al momento un giudice del tribunale di Bologna sta valutando una perizia depositata il 30 ottobre.

Un’accettabile soluzione provvisoria: quale? L’anno scolastico è iniziato con tutte le classi nell’attuale sede di via Lombardia 36, dove si trova anche la segreteria dell’Istituto Comprensivo 22, di cui la scuola fa parte. Il Comune e il Quartiere Savena hanno lavorato insieme all’Istituto e alle diverse realtà che hanno sede in altre parti dello stesso stabile, di proprietà del Comune, per rendere più idonea e accogliente la scuola e per offrire agli studenti la possibilità di svolgere attività e laboratori, in attesa che si sblocchi la vicenda legata ai lavori per la nuova sede, in costruzione nel cortile adiacente.

Cantiere

Di tutto questo hanno parlato a cuore aperto, ma con il conforto di cifre e documenti, gli ospiti della commissione aperta che il Consiglio del Quartiere Savena ha organizzato: Virginia Gieri (assessore comunale con deleghe ai Lavori Pubblici, alla Casa e alle Emergenze Abitative), Marilena Pillati (vicesindaco con deleghe all’Educazione, alla Scuola, agli Adolescenti e alle  Politiche per la Famiglia), l’architetto Benedetta Corsano (responsabile dell’Edilizia Scolastica e Sociale del Comune di Bologna – Settore Manutenzione – Dipartimento Lavori Pubblici, Mobilità e Patrimonio), Marzia Benassi (presidente del Quartiere Savena), Silvia Orlati (dirigente dell’Istituto Comprensivo 22), Miriam Pepe (capo area Educazione, Istruzione e Nuove Generazioni del Quartiere Savena) e la dottoressa Verri (responsabile del Servizio Educativo e Scolastico del Quartiere Savena).
Ecco un riassunto dei loro principali interventi, non di rado sollecitati dalle domande dei consiglieri e dei cittadini presenti:

Virginia Gieri: “Oggi ci troviamo a parlare di un cantiere sfortunato e di una situazione che nessuno di noi immaginava di dover affrontare. La volontà di costruire la nuova sede delle scuole Montalcini risale ormai a una decina d’anni fa. Avevamo la necessità di equilibrare la distribuzione degli studenti e costituire definitivamente l’istituto Comprensivo 22. Lo ricordo bene perché all’epoca ero vicepresidente del quartiere Savena. In tanti abbiamo dato l’anima perché questo sogno si realizzasse, ma purtroppo è accaduto l’imponderabile.
La questione oggi non è più nelle nostre disponibilità e siamo consapevoli del disagio arrecato. Però credo che debba essere riconosciuto il nostro impegno a migliorare le sale di via Lombardia scelte come soluzione provvisoria. Ci siamo messi al lavoro in stretta sinergia con la vicesindaco Marilena Pillati, con il Quartiere e con i dirigenti scolastici. Tutti insieme abbiamo approntato quello che serviva per rendere possibile una dignitosa attività scolastica e far partire l’IC22. Abbiamo lavorato sugli infissi, sull’illuminazione e sulle vie di fuga, abbiamo fatto manutenzione e ristrutturato gli ambienti. Il cantiere della nuova sede è sotto il vincolo della magistratura e non sono nelle condizioni di dirvi quando la situazione si sbloccherà, però posso affermare che la sistemazione provvisoria della scuola è più che dignitosa”.

Benedetta Corsano: “Al momento siamo in attesa di conoscere gli esiti della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). Il perito nominato dal tribunale deve consegnare la perizia entro il 30 ottobre. A partire da quel momento cominceranno le valutazioni del giudice, che per ora ci ha anticipato l’intenzione di restituirci a breve la disponibilità dell’area per poter fare le necessarie verifiche. Non ho idea del risultato del ricorso presentato dall’impresa assegnataria riguardo alla rescissione di contratto proposta da me e formalizzata dall’amministrazione comunale. In compenso posso offrirvi la cronistoria degli eventi.
All’inizio ero convinta che l’appalto integrato rappresentasse la scelta più azzeccata per avere la nuova sede in tempi ragionevoli. Questo tipo di appalto demanda all’impresa appaltatrice la progettazione esecutiva sulla base di un progetto preliminare che può essere modificato, e comunque senza intaccare i desiderata dell’amministrazione. Tutte le imprese partecipanti al bando ci hanno presentato soluzioni molto interessanti, basate su tecnologie di prefabbricazione ideali per costruire la scuola in circa otto mesi. È risultata vincente un’impresa di Firenze che fino a quel momento aveva sempre goduto di ottima salute. Purtroppo, proprio dopo aver firmato il progetto esecutivo, questa ditta ha avuto problemi di liquidità a causa di mancati pagamenti e ci ha proposto una richiesta di cessione del contratto. Noi abbiamo accettato anche perché l’impresa subentrante, per dimostrare che avrebbe portato a termine il compito, ha affidato la direzione tecnica dei lavori al titolare della ditta aggiudicataria. Le due imprese ci hanno presentato il contratto di cessione fra loro stipulato e siamo partiti. Purtroppo però la prima ditta è andata a gambe all’aria dopo pochi mesi, il direttore tecnico è scomparso e i subentranti si sono trovati da soli.
Nel settembre dello scorso anno ci siamo accorti che alcune lavorazioni erano eseguite maldestramente e perciò abbiamo fermato le bocce. Secondo i subentranti, a fare acqua era il progetto originario, ma a quel punto l’impresa aggiudicataria era già fallita. Hanno rifiutato la nostra offerta di collaborazione e ci hanno presentato un nuovo progetto, inaffrontabile perché cambiava i termini del contratto, con 300.000 euro in più rispetto all’importo iniziale e un periodo di cantierizzazione molto più lungo. L’inevitabile risoluzione del contratto, da me proposta, è stata prima accettata e poi impugnata. Il giudice ha messo tutto in mano a un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), che entro il 30 ottobre deve depositare in tribunale la sua relazione. Al momento non possiamo entrare nel cantiere perché ufficialmente l’area è ancora della ditta subentrante, alla quale abbiamo inutilmente chiesto di mettere in sicurezza l’area”.

Cantiere_via_lombardia

Virginia Gieri: “Molti cittadini ci hanno segnalato la presenza di animali all’interno del cantiere. Entro qualche settimana verrà firmata un’ordinanza che ci permetterà di fare una derattizzazione. Sarà un’ordinanza straordinaria, per motivi di igiene, ma speriamo che sia di buon auspicio per la riapertura di tutto il cantiere, perché ogni giorno che passa il materiale abbandonato si deteriora e abbiamo il dovere di tutelare la salute di chi studia e lavora nella scuola lì accanto”.

Benedetta Corsano: “Finora sono stati spesi circa 325.000 euro. L’importo totale era di due milioni e mezzo mentre l’ammontare dei lavori corrispondeva a 1.925.000 euro. Abbiamo già quantificato il danno, però l’ha fatto anche la ditta subentrante. Voglio puntualizzare che i 325.000 euro spesi finora corrispondono alle opere portate a termine in modo corretto. Per la seconda parte dei lavori, non è stato pagato nulla. Abbiamo conteggiato i 325.000 euro nell’aprile dell’anno scorso, mentre i lavori erano in corso. Da quel momento sono stati fatti circa 180.000 euro di opere, ma li abbiamo contestati in pieno perché erano interventi fatti male. In un primo momento i dirigenti della ditta hanno latitato giustificandosi con il mancato arrivo del ferro e della carpenteria, poi sono ripartiti con maestranze arrangiate, andando avanti per due mesi in maniera confusa e non coordinata. A quel punto li abbiamo fermati”.

Virginia Gieri: “L’aspetto economico ci preoccupa perché, quando si va per vie legali, l’esito non è scontato. Non sappiano se otterremo i rimborsi chiesti o se avremo ulteriori perdite in conseguenza del ricorso del costruttore, ma probabilmente non saranno sufficienti i due milioni e mezzo previsti nel piano di investimento originario. Per attrezzare ad uso scolastico gli spazi dell’edificio di via Lombardia, ad esempio, sono state necessarie risorse economiche che non avevamo in animo di impiegare, soldi dei bolognesi che in sede giudiziaria verranno conteggiati nel danno economico complessivo. Il lato positivo è rappresentato dal recupero di un patrimonio pubblico che potremo restituire a tutti i bolognesi. Dopo il trasloco della scuola nella nuova sede, infatti, gli spazi ristrutturati saranno già pronti per ospitare attività di associazioni e di singoli cittadini”.

cantiere

Marilena Pillati: “Questa vicenda ha visto tutte le istituzioni lavorare insieme nella consapevolezza che il blocco del cantiere imponeva l’immediata ricerca di un’alternativa provvisoria ma efficace. E devo dire che in settembre, quando sono andata in via Lombardia per il primo giorno di scuola, ho molto apprezzato le soluzioni adottate, in particolare alcune scelte estetiche riguardo ai colori della tinteggiatura. Ora ci auguriamo tutti che la fortuna cominci a girare per il verso giusto”.

Virginia Gieri: “Nell’infelice progetto originario si era scelto di collocare la segreteria dell’Istituto Comprensivo 22 all’interno delle scuole Costa e possiamo garantire che ciò sarà fatto in tempo per l’apertura del prossimo anno scolastico. In questo modo alle Montalcini si libereranno degli spazi e ci saranno meno adulti in giro per la struttura, a tutto vantaggio della didattica. Riguardo all’esterno, il luogo ideale per lo svago dei ragazzi sarebbe il cortile, che purtroppo sarà occupato dal cantiere ancora per un po’. Penso che chiederemo alla vicina scuola di teatro, ospitata nello stesso complesso edilizio, di condividere il suo giardinetto. Può bastare, visto l’esiguo numero di studenti”.

Silvia Orlati: “Al momento la nostra scuola si trova in una situazione imprevista ma dignitosa. In via Lombardia c’è un ambiente raccolto e a misura di bambino. I lavori estivi ci hanno permesso di aumentare le aule disponibili al primo piano, dove sono state collocate due terze medie. Si sono così liberati degli spazi al secondo piano, dove abbiamo allestito un atelier per i laboratori e un’aula LIM predisposta per le nuove tecnologie. Ora stiamo allestendo al terzo piano uno spazio che potrebbe fungere da aula morbida per ragazzi con disabilità. E presto avremo la possibilità di usare per tre giorni a settimana la palestra al pian terreno. In questo modo gli spazi per attività motorie si aggiungeranno a quelli delle vicine scuole Costa, anch’essi a disposizione degli alunni delle Montalcini. Stiamo inoltre approntando uno spazio di front office al pian terreno. Infine, dal 6 novembre avvieremo dei percorsi di aiuto allo studio e daremo il via a nuovi laboratori, fra cui uno di arte e uno di inglese”.

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Virginia Gieri: “In quell’edificio abbiamo montato nuovi infissi alle finestre, abbiamo cambiato l’impianto di illuminazione e ampliato le vie di fuga che adesso sono a norma. E non dimentichiamo che lì c’era già stata una scuola, anni fa, e gli edifici hanno una loro memoria. Un’altra ricchezza è data dalla presenza, nello stesso stabile, di una scuola di pace, di una biblioteca, di un teatro e di una palestra. Non è un caso se ho scelto di far studiare lì il mio ultimo figlio. Per quanto riguarda la nuova sede, come assessore ai lavori pubblici potrei farvi un lungo elenco di lavori incagliati a causa di fallimenti e lavori mal fatti. Per i cittadini che passano davanti ai cantieri è sempre colpa del Comune. Li capisco, ma è un danno di immagine che ci deve essere risarcito”.

Marzia Benassi: “Ci tengo a dire visto che sono molto soddisfatta del nostro lavoro di squadra. Ringrazio la mia responsabile dei servizi educativi, Claudia Zerri, tutti i collaboratori dei servizi educativi scolastici del Quartiere, e anche Uliana Cevenini e tutti i professori della scuola, perché i risultati arrivano solo quando ci si mette tutti insieme attorno a un tavolo. In questi anni abbiamo fatto un sacco di riunioni e il Quartiere ha sempre messo a disposizione i suoi spazi per le più varie esigenze scolastiche. Nei mesi estivi degli ultimi due anni abbiamo ristrutturato via Lombardia. Non è cosa da poco ed è frutto di un grande lavoro di squadra. Adesso non ci resta che incrociare le dita”.

Testo e foto di Sergio Palladini

Roberta Della Valle abita nel quartiere Savena da 64 anni, la sua casa affaccia su via Abruzzo, una piccola traversa di via Lombardia, e da qualche tempo ha fondato, con alcuni commercianti della zona, un comitato di cittadini. “Il nome del comitato è: Primo Comitato Quartiere Savena, Bellaria, Sardegna, Lombardia e dintorni. Abbiamo scelto questo nome perché rappresenta tutte le zone che cerchiamo o che vogliamo coinvolgere nelle azioni e nelle attività del comitato”, ha spiegato alla redazione partecipata di Salus Space.

Obiettivo principale del comitato è creare e organizzare eventi, incontri e feste di strada per animare e far rivivere questa zona del quartiere: “negli ultimi anni è una zona spenta, dove ci sono poche occasioni di incontro e per stare insieme. Le piazze e i parchi si sono svuotati, non li frequenta più nessuno. Quello che vogliamo fare è proporre delle manifestazioni durante tutto l’anno, per coinvolgere anche altri cittadini e altre realtà. In questo modo anche tutti i commercianti ne trarranno vantaggio”.

Non solo occasioni di socialità, il Primo Comitato Quartiere Savena si propone anche di cercare soluzioni e mediare con le istituzioni per i problemi che riguardano il triangolo Bellaria-Sardegna- Lombardia. “Una delle nostra ultime battaglie, che abbiamo vinto, è stata quella per evitare la soppressione della linea 27A degli autobus. Questo provvedimento avrebbe lasciato scoperta una fetta molto grande del nostro territorio che sarebbe stata tagliata fuori dal servizio di trasporto pubblico. Ma ora siamo sempre attenti, perché non è detto che questa soluzione non venga riproposta in futuro”.

Il gruppo di cittadini è anche preoccupato per situazione di bivacco che a volte si creano in alcuni luoghi della zona: ” vogliamo evitare problemi e vogliamo tutelare anche i residenti. Abbiamo già chiesto un tavolo di confronto all’assessore Alberto Aitini per cercare di risolvere la situazione nel miglior modo possibile”.

I prossimi appuntamenti in programma che coinvolgono anche il comitato si svolgeranno nella prima settimana di dicembre: “si tratta dei mercatini di Natale e dell’artigianato che si svolgono tra via Lombardia e via Sardegna. Poi a me piacerebbe che in alcune piazze del quartiere ci fossero alberi di Natale, così noi cittadini potremmo respirare l’aria di festa anche in periferia”. L’impegno è cercare di organizzarsi al meglio, in rete con istituzioni e commercianti, per l’anno prossimo.

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