Salus SpaceArchives

A Carlo Monti, docente dell’Alma Mater (Dipartimento Architettura e Dipartimento Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali), il Think Tank di Salus Space ha chiesto di avviare una riflessione sul significato del concetto di “Rigenerazione Urbana” e di come questo si possa applicare al nostro progetto e più in generale ai processi di trasformazione del territorio.

Ho sentito parlare del progetto Salus Space quando ha vinto il bando europeo, ma ho capito davvero la sua importanza ascoltando la presentazione in un’assemblea di quartiere.

In quella occasione mi ha colpito la chiarezza degli obiettivi e la complessità della rete di relazioni che è stata costruita per preparare il progetto e per realizzarlo, e, soprattutto, ho visto una risposta concreta a domande che mi facevo da tempo sui problemi del riuso urbano.

E’ un tema sempre attuale e non facile. Come urbanista, ho partecipato a molte esperienze di pianificazione, ho esaminato tanti progetti urbani e insegno da tanti anni; a lezione parlo di quello che ho imparato nella mia attività, e a volte ho fatto dell’ironia sulle parole di moda, notando che spesso, nel nostro paese, quando un’iniziativa non ha successo la riproponiamo tale e quale, cambiando il nome. Un esempio sembra proprio quello del riuso urbano: nel 1978 si sono istituiti i Piani di recupero, poi negli anni ’90 i Programmi integrati di intervento, poi quelli di Riqualificazione urbana, oggi tutti parlano di rigenerazione urbana.

In realtà quei programmi hanno deluso molte aspettative per effetto dei mutamenti economici e sociali delle nostre città, e il cambio di nomi mostra uno sforzo per adeguarsi a tali mutamenti. Così col passare del tempo è stato sempre più chiaro che per recuperare un pezzo di città non basta un buon progetto urbanistico, e non basta neanche avere i finanziamenti necessari: occorre un progetto sociale e culturale, e questo richiede il coinvolgimento attivo della popolazione che vivrà in quell’area o userà i servizi che offre. Il termine “rigenerazione urbana” può e deve avere questo significato.

Il progetto Salus Space ne è un esempio concreto, e non è solo “una bella idea”, ma si sta realizzando in modo adeguato a produrre nel tempo gli effetti positivi sperati. Sembra infatti che non presenti gli errori più comuni delle esperienze passate. Facciamo un po’ di storia.

Innanzitutto, dobbiamo ricordare che alcuni dei “mostri” che oggi vogliamo demolire o trasformare radicalmente (il Corviale di Roma, le Vele di Scampia, lo Zen di Palermo…) nascevano proprio come generose utopie urbane, ricche di spazi comunitari progettati dai migliori architetti. L’errore: credere che basti uno spazio fisico ben disegnato per creare una comunità “obbligata” fra gente che spesso non ha nulla in comune. Non è successo solo in Italia: ricordo negli anni’70 gli spazi ben attrezzati e rimasti vuoti, destinati alle associazioni dei cittadini nelle New Towns inglesi appena realizzate.

In anni più recenti si sono avuti grandi progetti pubblici di riqualificazione urbana, che hanno inghiottito ingenti risorse, ma salvo qualche eccezione (Genova, Acquario e porto antico) hanno dato scarsi risultati, basta pensare all’area di Bagnoli a Napoli. Si sono allora costruite importanti partnership con i privati, realizzando in molte città operazioni di forte rilievo, con la firma di archistar e la costruzione di sedi di grandi banche e aziende. Anche questo non succede solo in Italia: basta pensare ai Docks di Londra o alla competizione mondiale fra i nuovi grattacieli, simboli del potere economico globalizzato.

Ma questa non è “rigenerazione” urbana, è a mio parere “sostituzione”: sostituzione fisica di nuovi spazi e soprattutto sostituzione di un’idea di città come “civitas”, luogo di relazioni personali e di vita comune, con un nuovo pezzo di città-macchina, secondo la peggiore evoluzione del Razionalismo.

Non possiamo neppure chiamare “rigenerazione urbana” gli interventi gestiti dai privati. Nella maggior parte dei casi questi interventi sono di dimensione troppo modesta per avere influenza sul contesto urbano, e comunque in genere i progettisti non si pongono neppure il problema, obbedendo alle regole di un mercato immobiliare miope. Troppe volte un’area centrale di una città viene liberata da una presenza ormai impropria (una caserma, una fabbrica abbandonata), sostituendola con un quartiere residenziale “blindato”, di fatto anch’esso estraneo alla vita della città. Anche gli interventi di maggiore respiro e di ottimo disegno (ad esempio “Le Albere” di Renzo Piano a Trento) rischiano di rimanere a lungo uno spazio distaccato dal resto della città.

Come notavamo all’inizio, da tutti i casi ricordati emerge che non basta avere un buon progetto urbanistico e finanziamenti adeguati, se i futuri abitanti dell’area saranno casualmente messi insieme da un’agenzia immobiliare o da una graduatoria di assegnatari di case popolari.  In altri termini, se non si costruisce insieme un progetto sociale e culturale. Ma anche qui è necessaria qualche precisazione.

Negli anni passati come direttore di un Master in Architettura ecosostenibile ho portato due volte gli studenti in visita in un quartiere pilota vicino a Copenhagen, progettato secondo i più avanzati criteri di uso delle risorse, risparmio energetico e tutela dell’ambiente, con una forte vita comunitaria garantita dalla comune scelta ambientalista degli abitanti. Tutto bello ed efficiente, ma con il rischio di una chiusura al mondo esterno; essendone consapevoli i responsabili del quartiere cercavano di evitarlo con iniziative culturali aperte, anche semplici, ad esempio attrezzando aree molto attraenti per invitare i bambini dei quartieri vicini a giocare e a visitare la vecchia fattoria che avevano conservato vicino alle nuove case, per vedere gli animali, i modi di coltivare e di produrre alimenti.

La necessità di evitare il rischio di eccessiva omogeneità e di chiusura all’esterno è stata anche considerata fra gli obiettivi di base di un noto progetto di rigenerazione urbana che il mio amico Christian Schaller ha portato a termine a Colonia, recuperando un’antica fabbrica. Non conoscendo esempi italiani altrettanto positivi, ho segnalato spesso questa esperienza come esempio.

Dopo le prime ipotesi di diversi architetti, a Colonia si è avviato un processo di costruzione partecipata del progetto, mettendo insieme giovani coppie, anziani, artigiani e artisti interessati ad avere casa e bottega, negozianti, cooperative, imprese di costruzione, banche. Questa parte del progetto ha richiesto forse più tempo della sua realizzazione fisica, ma in questo modo si è avuto un risultato duraturo. E’ interessante notare inoltre che la zona era già ben servita da infrastrutture e trasporti pubblici, e quindi si è potuto ricostruire un pezzo di tessuto urbano quasi tradizionale, non dominato dalle auto, che per molti abitanti non sono più indispensabili nella vita quotidiana. Infine, le diverse attività presenti garantiscono lo sviluppo di rapporti con le aree urbane vicine.

A questo punto, penso sia chiaro perché ritengo che il progetto Salus Space possa essere considerato un esempio di rigenerazione urbana, a Bologna e non solo.

Innanzitutto per le caratteristiche del progetto, complesso, integrato e realizzabile gradualmente, che hanno sicuramente contribuito ad ottenere il premio europeo e i finanziamenti necessari, poi per la sua polivalenza, costruita attraverso la collaborazione con i tanti partners coinvolti. Questo spazio fisico è infatti pensato come un luogo in cui c’è chi abita stabilmente, chi è accolto per necessità e chi viene ospitato da un’attività ricettiva, chi segue un percorso formativo e chi insegna in quel percorso, chi coltiva orti e giardini e chi ne usa i prodotti per fare attività di ristorazione, chi lavora o impara in un laboratorio artistico o teatrale.  E questo spazio sociale sarà per sua fondazione non solo multietnico, ma anche multiculturale, come del resto è – e sarà sempre più – la città di Bologna.

Una città che dal Medioevo tenta di sfuggire all’invecchiamento e alla mediocrità cercando di attirare giovani,  nuove energie e nuove idee.

Abbiamo visitato il cantiere di Salus Space (in via Malvezza, a Bologna) a fine luglio 2020 per raccontarvi come procede, seguiteci in questo tour virtuale!

Il Centro Studi (la palazzina storica, dove era ospitata la camera iperbarica) è praticamente terminato, le tre strutture temporanee sono state posizionate, nella nuova palazzina si sta lavorando per concludere gli appartamenti, partendo dall’ultimo piano.

Ecco il viale di ingresso, con gli splendidi pini potati che hanno superato i controlli sulla stabilità. Sul lato sinistro si vede la base della futura pista ciclabile.

viale_ingresso

Arrivando dal viale di ingresso, sulla destra troviamo il Centro Studi: il corpo centrale è stato ristrutturato partendo dall’originale, (potete vedere l’avvio del cantiere in questo post ), che ai tempi di Villa Salus ospitava la camera iperbarica.

Centro_Studi_esterno

Al suo interno troveranno sede il portierato sociale, gli uffici di coordinamento, la sala destinata al coworking, la sala convegni, la Redazione Partecipata, l’Angolo della Storia. Gli spazi sono ampi e luminosi, le ali laterali sono sovrastate da due ampi terrazzi. Nella foto, l’ open space dove potranno svolgersi eventi e iniziative.

centro_studi_interno

Se dal viale di ingresso svoltiamo a sinistra, ci avviciniamo alle tre strutture temporanee, davanti alle quali si apre l’area parcheggio. La prima, quella gialla, ospiterà il punto ristoro, la verde una sala polifunzionale per attività teatrali, la rossa sarà un atelier artigianale.

strutture_temporanee

Ecco l’interno della seconda struttura, la più ampia e luminosa.

Strutture_temporanee_interno

Sono a buon punto anche i lavori nella struttura abitativa, che ospiterà 20 appartamenti e le sei stanze doppie per le locazioni turistiche. All’ultimo piano, il quarto, è tutto pronto per installare i sanitari dei bagni; poi si scenderà verso il basso completando il tutto, comprese le stanze per i turisti di passaggio, montando le cucine e gli arredi a conclusione di tutti i lavori ai diversi piani.
La struttura è stata realizzata in legno, in un’ottica di basso impatto ambientale. Per questo, tutta l’impiantistica degli edifici punta al risparmio energetico.

palazzina

Sul tetto dell’edificio sono già stati montati i pannelli fotovoltaici, mentre, come si intravede dalla foto, il tetto è pronto per ospitare vegetazione che attenuerà le temperature percepite all’interno. Già completato l’isolamento termico dell’edificio attraverso il cappotto.

pannelli_solari

Chiudiamo con un’immagine della tribuna del teatro all’aperto, in costruzione. Come da progetto, si sta dando vita ad una piazza che farà da elemento di unione tra la struttura abitativa e il futuro “edificio-serra”, l’ultimo elemento del progetto che sorgerà più avanti, per ospitare in maniera definitiva il ristorante e i laboratori artigianali, che per ora trovano casa nei tre moduli colorati.

tribuna

Nella fase di sperimentazione di Salus Space, verranno avviate le attività e verrà costituito il primo nucleo di abitanti. L’obiettivo è quello di verificare la sostenibilità economica e l’efficacia della gestione pubblico-privata, con un ruolo attivo della comunità locale. Nel corso di questa fase sarà conclusa la ristrutturazione della palazzina storica e le abitazioni saranno terminate. Inoltre, verranno installati – a febbraio 2020 – alcuni fabbricati temporanei per lo svolgimenti di attività di laboratorio, arte e ristorazione: abbiamo chiesto come funzioneranno a Nicola Silingardi di ICIE – Istituto Cooperativo per l’Innovazione Società Cooperativa, che ci ha affiancato nella progettazione generale e nella coprogettazione di questa fase sperimentale, insieme ai partner che utilizzeranno queste strutture.

Per avviare la fase transitoria e sperimentale di Salus Space, il progetto prevede la realizzazione, nel lato ovest, di uno spazio attrezzato con fabbricati temporanei concepiti per ospitare le attività di laboratorio, arte e ristorazione multietnica.

Nello specifico, si tratterà di:

  • un modulo temporaneo per cucina bar, di 60 mq;
  • un modulo per sala polivalente, ristorazione indoor e attività teatrali, di 74 mq;
  • un modulo temporaneo per attività laboratoriali, di 44 mq;
  • In aggiunta a questi, è previsto un modulo temporaneo per lo stoccaggio dei materiali, di 15 mq.

Il progetto è stato costruito attraverso una breve attività di pianificazione partecipativa, finalizzata alla definizione delle linee guida per la progettazione e l’equipaggiamento dei fabbricati. L’attività ha coinvolto ICIE come coordinatore del processo di co-design, insieme ai partner responsabili degli spazi di attività e/o della loro gestione futura: Comune di Bologna, ASP Città di Bologna, Cantieri Meticci (per le attività laboratoriali) e Mondo Donna Onlus (per la gestione del ristorante).

Le linee guida ricavate da questo lavoro possono essere così sintetizzate:

  • Sinergia e flessibilità degli spazi;
  • Versatilità degli spazi, in particolare di quelli laboratoriali;
  • Accessibilità dell’area in condizioni di comfort e sicurezza;
  • Riconoscibilità e caratterizzazione dei tre fabbricati ospitanti usi differenti, con possibilità di segnaletica elettrica, predisponendo un attacco di corrente sulla sommità di ciascun blocco per installare eventuali insegne luminose;
  • Adeguata coibentazione interna in tutti i moduli per l’utilizzo nel periodo invernale. Dotazione di impianto di riscaldamento (se possibile pompa di calore aria-aria con split in ciascun modulo);
  • Dotazione di servizi igienici (di cui un bagno accessibile alle persone con disabilità) e spogliatoi, relativa localizzazione all’interno del modulo ospitante la ristorazione, in adiacenza al blocco cucina, con accesso esterno indipendente per poter essere utilizzato sia dai clienti del bar sia da coloro che lavoreranno negli altri blocchi;
  • Illuminazione interna dei tre blocchi di tipo diffuso e con dispositivi a basso consumo energetico;
  • Diaframmi vetrati nelle facciate anteriori del blocco di teatro e di quello dei laboratori, per favorire e fruire dell’illuminazione naturale; sul lato posteriore è utile prevedere delle finestre per ciascun modulo che compone il blocco, posizionate in alto e apribili a vasistas, per la ventilazione. In entrambi questi blocchi occorre predisporre inoltre una presa di corrente elettrica, con più attacchi per ciascun modulo che compone il blocco;
  • Dotazione di un’apertura anteriore a “mensola bar” nel modulo ristorazione, non essendo questo dimensionato per ospitare tavoli all’interno, al fine di avere un rapporto diretto con i clienti;
  • I 3 blocchi previsti (in aggiunta al modulo-deposito) saranno collocati su una superficie libera, con una fascia di terreno antistante sufficiente a garantire agevolmente il flusso e deflusso delle persone.

 

I cancelli di Salus Space, in via Malvezza, torneranno ad aprirsi entro il mese di luglio 2020, quando il progetto sarà nel pieno della fase di sperimentazione: la Palazzina storica sarà pronta per essere utilizzata, la struttura adibita alle abitazioni sarà stata ultimata e saranno state installate tre casette temporanee che ospiteranno il ristorante, i laboratori e il teatro. I lavori dovrebbero partire entro maggio.
Queste le novità principali che sono state comunicate e spiegate martedì 9 aprile ai cittadini che hanno riempito la sala Polivalente del Quartiere Savena. Molto interesse e qualche applauso nel corso dell’incontro che ha visto il susseguirsi degli interventi di diversi partner del progetto oltre che della Presidente del Quartiere Marzia Benassi  che ha ricordato la giornata del 4 luglio 2017 quando una passeggiata partita da piazza Lambrakis portò un bel gruppo di abitanti a varcare nuovamente la soglia di quella che fu Villa Salus.

gruppo_lavoro_SalusSpace

Ecco una parte della sintesi della serata fatta dall’Agenzia di stampa Dire, presente con un suo giornalista:

“Le gare sono state fatte e stanno per partire i cantieri”, spiega Dino Cocchianella, nella triplice veste di direttore del progetto, del Quartiere e dell’Istituzione per l’inclusione sociale. Quella in corso e’ la fase di “preparazione”, spiegano i coordinatori del progetto in un documento di sintesi preparato per l’iniziativa di oggi. “I lavori partiranno tra aprile e maggio, con un ritardo rispetto al cronoprogramma iniziale- si ricorda nel documento- causato dal lungo iter tecnico e amministrativo del nuovo Codice degli appalti e dal ritrovamento di amianto nella ex struttura ospedaliera, con la inevitabile procedura di bonifica”. Il Comune ha cosi’ proposto alla Commissione europea una nuova scadenza al 31 luglio 2020. “Entro quella data- scrivono i coordinatori- sara’ terminata la costruzione della nuova struttura residenziale, la sistemazione dell’area esterna e il recupero della palazzina storica (ex camera iperbarica), con gli spazi dedicati al co-working ed alla comunita’ locale”. La terza struttura (teatro, ristorante e laboratori) verra’ invece costruita in un secondo tempo.
In attesa di teatro, ristorante e laboratori in via temporanea verranno installate delle “strutture provvisorie per avviare le attivita’ di ristorazione e i laboratori che animeranno Salus Space, permettendo l’avvio della seconda fase”. Cioe’ la “sperimentazione”, che servira’ a “testare il modello di gestione, che terra’ conto dei bisogni e delle opportunita’ del territorio. Saranno avviate iniziative di raccolta fondi- continua il documento- ed iniziative volte a garantire la sostenibilita’ economica del progetto una volta venuto meno il contributo Ue”. E’ prevista anche un’attivita’ di formazione rivolta ad oltre 100 persone, che “servira’ a creare dei team professionali per sostenere il processo, coinvolgendo richiedenti asilo e altre fasce della popolazione. La prima tappa- spiegano i coordinatori- sara’ la definizione di una Carta dei valori”, che conterra’ i criteri di “mix sociale e di collaborazione” da applicare per selezionare gli abitanti e gestire gli spazi comuni. Sono 80 i posti letto previsti. Il progetto e’ rivolto sia a single che a famiglie, sia a migranti e richiedenti asilo che italiani. E’ previsto per il 7 maggio un incontro di apertura del “laboratorio di comunità” che precedera’ l’avvio delle attivita’. Salus Space “diventera’ uno spazio per tutto il quartiere”, sottolinea Inti Bertocchi, coordinatore del progetto, sottolineando che questa esperienza “non sara’ isolata” ma entrerà “in rete con tutti gli altri progetti in corso” in zona Savena. Per quanto riguarda i container temporanei, si trattera’ di “edifici prefabbricati di qualita’ molto alta”, assicura Bertocchi. Tra le novita’, anche l’accordo con un proprietario privato per l’uso di un terreno adiacente da destinare a orto.

Ulteriori approfondimenti sulle novità del progetto a questo link

Ecco il testo preparato dai coordinatori del progetto Salus Space (Istituzione per l’Inclusione sociale e comunitaria Achille Ardigò e Don Paolo Serra Zanetti – Comune di Bologna) per aggiornare i cittadini in vista dell’incontro pubblico del 9 aprile, che si terrà alle 18, nella Sala Polivalente del Quartiere Savena, in via Faenza 4, a Bologna.

Salus Space si rimette in moto, entrando nel vivo della prima fase del progetto: la preparazione. In questo periodo saranno finalmente avviati i lavori di costruzione dei nuovi edifici: gli appalti sono infatti in via di aggiudicazione ed i lavori partiranno tra aprile e maggio 2019, con un ritardo rispetto al cronoprogramma iniziale causato dal lungo iter tecnico e amministrativo del nuovo codice degli appalti e dal ritrovamento di amianto nella ex struttura ospedaliera, con la inevitabile procedura di bonifica da parte di una ditta specializzata.

Il Comune di Bologna ha così proposto alla Commissione europea una nuova scadenza al 31 luglio 2020. Entro quella data sarà terminata la costruzione della nuova struttura residenziale, la sistemazione dell’area esterna e il recupero della palazzina storica (ex camera iperbarica), con gli spazi dedicati al co-working ed alla comunità locale. La terza struttura, che ospiterà il teatro, il ristorante e gli spazi per i laboratori artigianali ed artistici, verrà invece inserita nel piano investimenti del Comune e costruita in un secondo tempo. Al suo posto, in via temporanea, verranno installate delle strutture provvisorie per avviare le attività di ristorazione ed i laboratori che animeranno Salus Space, permettendo l’avvio della seconda fase: la sperimentazione.

Qui verrà testato il modello di gestione, che terrà conto dei bisogni e delle opportunità del territorio. Saranno avviate iniziative di raccolta fondi ed iniziative volte a garantire la sostenibilità economica del progetto una volta venuto meno il contributo dell’Unione europea.

Verrà portato avanti un lavoro di rete, che coinvolgerà altre istituzioni e realtà associative del Quartiere ed ovviamente tutti i cittadini che vorranno essere co-protagonisti di questa avventura. Il cuore del progetto Salus Space è infatti la creazione di una comunità plurale, accogliente, resiliente, capace di superare le divisioni e le paure di questo periodo storico, liberare le tante potenzialità latenti e realizzare un modello di co-gestione degli spazi partecipativo e collaborativo. Il tutto naturalmente con una forte regia pubblica.

La formazione che verrà offerta dai partner nella fase di preparazione, a oltre cento persone, servirà a creare dei team professionali per sostenere il processo, coinvolgendo richiedenti asilo e altre fasce della popolazione. La prima tappa sarà la definizione di una Carta dei valori, che sarà la base della comunità di Salus Space, indicando i valori ed i criteri di mix sociale e di collaborazione che dovranno essere applicati in seguito, nella selezione dei futuri abitanti e nella gestione degli spazi comuni.

Su ciò si concentrerà il lavoro dei partner nei prossimi mesi, con il coordinamento di ASP Città di Bologna ed alcuni momenti pubblici di confronto. In parallelo ci saranno momenti di formazione, all’interno del Think Tank di Salus Space, per costruire una visione comune con l’aiuto di esperti.  Il programma dettagliato delle iniziative sarà presentato con un incontro nel Quartiere Savena nel mese di aprile.

Resta naturalmente sullo sfondo l’obiettivo del progetto, il completamento dell’edificio polifunzionale e la fase di gestione finale, che dipenderà in parte dalle soluzioni e risorse che verranno messe in campo nella fase di sperimentazione, che diventerà il vero obiettivo del progetto: non un modello definito rigidamente ma un processo riflessivo e adattivo, costruito insieme al territorio, perché in questo risiede la vera innovazione sociale del progetto.

Ecco le domande e i dubbi sollevati dai cittadini della redazione del blog e le risposte curate sempre dai coordinatori del progetto.

  1. Specificare meglio: “Saranno avviate iniziative di raccolta fondi”

Al momento purtroppo non possiamo essere più specifici perché stiamo ancora definendo con Antoniano Onlus le modalità di realizzazione della campagna di raccolta fondi. Nelle modifiche di progetto che stiamo presentando alla commissione europea abbiamo indicato che serviranno a finanziare attività collaterali, che non sono previste nel progetto. L’utilizzo della raccolta fondi sarà una delle questioni che saranno discusse con i cittadini all’interno del percorso partecipato, ma serviranno a rispondere ad un bisogno molto specifico, come l’acquisto di attrezzature e materiali che non erano stati previsti nel progetto, o la realizzazione di azioni concrete per sostenere il percorso di costruzione della comunità.

  1. Le iniziative volte a garantire la sostenibilità economica del progetto, una volta venuto meno il contributo dell’UE, non sarebbero dovute essere quelle attività previste dal progetto fin dall’inizio e cioè: ristorante multietnico, bed end breakfast, ostello?

La sostenibilità economica sarà sicuramente basata sulle attività previste dal progetto fin dall’inizio, ma potrebbero aggiungersi altre forme di entrata, come l’affitto dei locali per eventi, la realizzazione di corsi a pagamento, ecc. Oltre a questo Salus Space diventerà certamente attrattore di altri investimenti per sviluppare nuove potenzialità. Per esempio abbiamo già presentato una proposta per un progetto H2020 con la Facoltà di Agraria sul tema degli orti e di possibili attività imprenditoriali da avviare negli spazi di Salus Space. Altri progetti potrebbero essere costruiti con il Quartiere Savena o con le Fondazioni Bancarie di Bologna

  1. Per quanto riguarda il ristorante, come si può pensare che i cittadini vadano con piacere a ristorarsi (lasciando lì i loro denari) in un “container”, anche se dovesse fregiarsi dell’attributo “multietnico”?

Quelli che noi, per comodità, chiamiamo container, in realtà sono prefabbricati spaziosi e dotati di ogni comfort. Il prefabbricato polifunzionale con i suoi 60 mq.potrà svolgere anche la funzione di sala per il ristorante. Ci sono varie esperienze di ristorazione nei container in Europa che hanno avuto un grande successo, anche per la innovatività della soluzione proposta.

  1. Se queste forme di auto sostentamento tardassero ad entrare nel circuito virtuoso del sistema Salus Space, non sarebbe saggio che il comune di Bologna mettesse a bilancio entro l’anno un contributo che potesse momentaneamente sanare le mancate entrate?

Il Quartiere ed il Comune possono prevedere eventuali finanziamenti aggiuntivi, perché hanno a cuore la buona riuscita del progetto. Una prova viene dal fatto che l’edificio polifunzionale sarà realizzato extra-budget, a spese del Comune, una volta finito il progetto europeo. Tuttavia desideriamo minimizzare questo rischio e lavoreremo molto nei prossimi mesi per sviluppare i due piani di sostenibilità. Eventuali fondi integrativi potrebbe derivare come detto anche da altri progetti europei, in quanto il progetto continuerà ad avere una valenza ed una visibilità a livello europeo.

  1. Perché non si è fatta partire la formazione dei 100 professionisti che serviranno a sostenere il processo di coinvolgimento già durante il periodo d’inattività dei mesi passati?

Il programma era quello, ma dato che si è posticipata la consegna dei lavori, avviando subito i corsi di formazione si sarebbe rischiato di lasciare un vuoto tra la fine della formazione e l’inizio dei lavori, rischiando un senso di frustrazione e inutilità da parte dei partecipanti. Ritardare anche la formazione fa si che le persone formate non debbano aspettare mesi prima dell’avvio delle attività.

  1. Perché ASP non può fare altrettanto andando ad individuare e, quindi, formare le persone aventi diritto ad abitare momentaneamente in Salus Space?

La selezione degli abitanti avverrà anch’essa in modo che il processo si concluda in tempo per l’inserimento del primo nucleo di abitanti, con la consegna dell’edificio residenziale, prevista per la primavera del 2020. Tutte le azioni hanno subito spostamenti per allinearsi con il cronoprogramma dei lavori in modo da eliminare eventuali “tempi morti”.
Comunque si inizierà a lavorare su questo tema a breve, con il percorso di costruzione della carta dei valori previsto per il mese di aprile. Il tema sarà oggetto di presentazione in occasione del prossimo incontro pubblico del 9 aprile nella sede del Quartiere Savena

Il 10 settembre 2018 si sono conclusi i lavori di demolizione di Villa Salus. La ditta che se ne è occupata ha consegnato le chiavi dell’area Salus Space al Comune di Bologna, lasciando una spianata libera dai detriti e da ogni altro tipo di materiale.

Entro la fine dell’anno il Comune di Bologna procederà alla pubblicazione dei bandi per l’affidamento dei lavori di costruzione della palazzina residenziale e per la ristrutturazione della ex-camera iperbarica.

Nel frattempo sarà effettuata la bonifica bellica, per escludere l’eventuale presenza di ordigni nell’area di Salus Space e si faranno le verifiche necessarie per l’installazione di una nuova cabina Enel. A breve sarà fissata una nuova data per convocare i cittadini del Quartiere Savena in un’assemblea pubblica per tenerli aggiornati sull’andamento del progetto.

Villa_Salus_abbattuta

Era cominciata nei primi giorni di luglio la demolizione di Villa Salus e si sta concludendo dopo due settimane di lavori. Alla demolizione in senso stretto, seguirà la fase di cernita e smaltimento del materiale.

Entro agosto il lavoro, affidato attraverso un bando alla ditta ICOSTRA srl di Genova, dovrebbe essere terminato.

demolizione_Villa_Salus

Nelle immagini sono riprese le fasi iniziali della demolizione, che è avvenuta attraverso l’utilizzo di mezzi meccanici per la demolizione e di idranti
per contenere il sollevamento delle polveri.

 

E’ stato vivace e partecipato l’incontro di aggiornamento sul progetto Salus Space che si è tenuto lunedì 14 maggio nella sala parrocchiale della chiesa di Nostra Signora della Fiducia, in via Tacconi, a Bologna. Una settantina gli abitanti del territorio che hanno partecipato, con domande, riflessioni e sollecitazioni.

In apertura ci sono stati i saluti della Presidente del Quartiere Savena Marzia Benassi, che ha sottolineato l’importanza della partecipazione dei cittadini. Poi le prime novità sono arrivate da Dino Cocchianella (responsabile del progetto Salus Space; Direttore Area Nuove Cittadinanze, Inclusione Sociale e Quartieri, Direttore del Quartiere Savena).
I lavori di demolizione di Villa Salus si concluderanno entro i primi di luglio con il recupero e lo smaltimento  degli ultimi residui di amianto. A rallentare il cantiere è stata la scoperta di 680 metri lineari di amianto che rivestiva le tubature all’ interno dei solai e dei cavedi tecnici dell’edificio, una presenza non rilevabile ad un primo esame. Lo smaltimento in discarica dei residui della demolizione sarà completato entro agosto.
Sempre in luglio sarà bandita la gara per il recupero dell’ex camera iperbarica e in autunno quella per  la realizzazione dei nuovi edifici.

A queste precisazioni sull’andamento del cantiere sono seguite quelle dedicate alla scelta dei futuri abitanti di Salus Space e del modello di gestione. A illustrare il tutto – temi molto sentiti dai presenti – Elisabetta Scoccati, Direttore generale di ASP Città di Bologna, che sarà l’ente gestore del complesso.
Le famiglie che abiteranno nei 20 appartamenti che nasceranno a Salus Space (per 80 persone di cui metà rifugiate e metà in condizioni di fragilità economica) saranno selezionate dall’Agenzia Sociale per l’Affitto, creata da Asp grazie a finanziamenti Pon Metro. Chi farà parte di questa nuova comunità dovrà sentirsi motivato, essere aperto alla reciproca collaborazione per una convivenza costruttiva. Il periodo di residenza sarà in ogni caso limitato: da 12 a 24 mesi massimo.

I cittadini del Quartiere, hanno ripetuto Cocchianella e Scoccati, hanno un importante ruolo attivo da giocare, sia già ora nel gruppo di valutazione, nella redazione partecipata e nel gruppo degli orti, aperti alla partecipazione di tutti. Ma ancora in futuro.  E’ prevista infatti, la scrittura di una “Carta dei valori”, una sorta di regolamento per chi abiterà a Salus Space, che nascerà dai partner del progetto, ma anche dai cittadini del territorio, che nei prossimi mesi saranno chiamati ad incontri specifici sul tema.
Molte le domande dei cittadini sulla sostenibilità economica, una volta terminati i finanziamenti europei. Si è richiamato il lavoro in corso in questi mesi dedicato proprio a questo e si è fatto anche l’elenco di quelle che sono attività previste, economicamente redditizie: b&b, ristorante, laboratori, affitto di spazi… Anche l’accoglienza dei richiedenti asilo è remunerata dal Ministero dell’Interno, 35 euro al giorno per persona che vengono destinati al gestore degli spazi.

Cosa accadrà dopo l’inaugurazione e la fine del finanziamento europeo? ASP, attraverso un bando, individuerà il gestore unico, che, per la stessa natura del progetto, potrebbe essere costituito da una rete di soggetti, magari gli stessi che hanno lavorato insieme fino ad ora. Ma ovviamente potrà essere solo un bando a decidere.

Qualche preoccupazione è emersa, ma quello che prevale tra i cittadini è l’attenzione e il desiderio di continuare a monitorare il progetto.

Spettacolo_Cantieri_Meticci

Clima invece giocoso e pieno di energia in Piazza Lambrakis, dove poco prima dell’incontro, gli artisti dei Cantieri Meticci, hanno dato vita allo spettacolo “Sognando Angelica”. Una vera e propria performance teatrale, che ha coinvolto soprattutto i tanti bambini appena usciti da scuola, che hanno seguito gli attori da una parte all’altra della Piazza, correndo e ballando insieme a loro.

Foto di Chloy Vlamidis

Volantino_14_maggio

Lunedì 14 maggio alle 18 si terrà un nuovo incontro con i cittadini del Quartiere Savena: “Come procede il progetto Salus Space?”. Si comincia alle 17,30 con una performance teatrale dei Cantieri Meticci, in piazza Lambrakis, davanti alla Chiesa di Nostra Signora della Fiducia. Alle 18 la riunione aperta a tutti e tutte, nella Sala parrocchiale di via Gaetano Tacconi 67.

Qual è lo stato di avanzamento dei lavori? Come sarà organizzata Salus Space? Chi la gestirà? Come saranno selezionati i futuri abitanti? Chi lavorerà a Salus Space? Quali possibili forme di collaborazione con i cittadini del territorio potranno essere attuate?

Nel corso dell’incontro i rappresentanti del Comune di Bologna e di ASP Città di Bologna formuleranno le risposte a queste domande, che sono state al centro del lavoro dei partner in questi mesi.
Le osservazioni, le riflessioni e le critiche che verranno dai cittadini presenti saranno fondamentali per migliorare e integrare il lavoro fino qui svolto, aiutando i partner a immaginare la Salus Space del futuro.

 

Cosa sta accadendo dietro ai cancelli di Villa Salus? E nelle stanze dei partner del progetto Salus Space? Abbiamo chiesto a Inti Bertocchi, dell’ Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria “don Paolo Serra Zanetti” del Comune di Bologna, di aggiornarci su tutto quello che sta accadendo…

La ditta incaricata della demolizione di Villa Salus sta attualmente lavorando all’interno dell’edificio, per asportare l’amianto rinvenuto sulle tubature. Intanto proseguono le attività di redazione del progetto definitivo che dovrà essere approvato dalla giunta del Comune di Bologna, prima della conclusione dei lavori di demolizione.
Sta proseguendo anche l’attività di coprogettazione, che coinvolge tutti i partner del progetto: il 31 gennaio 2018 si è svolto un incontro a Palazzo d’Accursio, per organizzare con metodo tutte le idee e i suggerimenti dei partner per la costruzione del modello di sostenibilità economica. Tramite lo strumento del Business Model Canvas è stato sviluppato un primo modello di sostenibilità economica, strutturato sia per l’intero progetto sia per sottoprogetti. Sono state esaminate le tre aree tematiche che si riferiscono ai tre edifici principali: l’edificio serra (dove troveranno spazio il ristorante, il laboratorio ed il teatro), l’edificio residenziale (dove, oltre agli appartamenti, troverà spazio anche il bed and breakfast) e il centro studi, localizzato nella ex camera iperbarica (che conterrà la sala convegni, gli uffici e lo spazio di coworking).
Il 27 febbraio 2018, sempre a Palazzo D’Accursio, si è svolto un secondo incontro di coprogettazione, per coinvolgere non solo i partner di progetto ma anche i diversi uffici comunali, le cui competenze ed esperienze nelle diverse aree tematiche di Salus Space risultano fondamentali per la definizione del modello di sostenibilità. L’obiettivo di questo incontro con gli esperti dei vari settori è stato quello di raccogliere consigli professionali e ulteriori proposte da chi opera da tempo nei diversi ambiti di pertinenza del progetto, al fine di individuare possibili sinergie e suggerimenti aggiuntivi, per la costruzione del modello di sostenibilità definitivo.

riunione partner
All’incontro hanno partecipato gli esperti dei seguenti settori: Imprese creative (Progetto Incredibol), Politiche Abitative, Economia e Promozione della Città, Educazione Istruzione e Nuove Generazioni, Cultura, Cittadinanza attiva, Comunicazione, Politiche Giovanili, Riqualificazione Urbana, Urbanistica, Settore Ambiente. All’incontro ha presenziato anche Peter Ramsden, l’esperto in Innovazione Sociale incaricato dal Segretariato UIA di fornirci assistenza e supporto scientifico. Sono emerse diverse proposte interessanti per la futura sostenibilità di Salus Space, che saranno pertanto incluse nel modello e poi ulteriormente sviluppate quando si lavorerà al Business Plan. Il modello socio – economico di sostenibilità sarà presentato pubblicamente entro la fine di maggio, nel corso di un evento sul tema dell’accoglienza e ospitalità, organizzato dal Comune di Bologna in collaborazione con il Festival Itacà.  Prima della presentazione pubblica di maggio ci sarà l’occasione di confrontarsi con i cittadini dei due gruppi (valutazione partecipata e comunicazione partecipata) che collaborano attivamente al progetto, per condividere il lavoro svolto e raccogliere eventuali suggerimenti.

di Inti Bertocchi

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