Salus SpaceArchives

L’associazione di volontari Il Giglio offre assistenza infermieristica con passione e generosità. Michela Tura, cittadina del Quartiere Savena, ha dedicato queste righe all’esperienza così importante per il territorio:

volontaria Ass Il Giglio

Queste poche righe per congratularmi e ringraziare di vero cuore l’ideatore e le persone di supporto che hanno contribuito a realizzare, e lo fanno camminare giorno dopo giorno, un progetto utilissimo per la collettività del quartiere Savena, soprattutto a livello pratico, ma anche psicologico.
Mi riferisco all’associazione “Il Giglio” di via Carlo Carli, costituita interamente da infermiere professionali e da assistenti, tutti volontari che, a turno, si prestano a fare iniezioni, misurare la pressione e molto altro per due ore tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, addirittura fino circa al 20 di luglio, quando in città non si trova più nessuno.

Voglio esprimere la mia gratitudine raccontando la mia esperienza: dallo scorso aprile fino a luglio, quindi anche durante il torrido periodo estivo, ho avuto bisogno di un ciclo mensile di iniezioni, di cui alcune anche abbastanza brigose. Non solo i volontari mi hanno offerto assistenza in maniera gratuita, ma soprattutto mi sono state di grande aiuto la competenza e la gentilezza con cui sono stata accolta nei miei periodici appuntamenti e supportata nei miei dubbi e nelle mie paure.

Tutta la mia ammirazione, quindi, al personale del Giglio che col suo impegno allevia e risolve le preoccupazioni di tante persone di questo quartiere. Questo vuol dire partecipazione!

Mi auguro che questa associazione venga presa ad esempio e copiata da altri quartieri della nostra città.
Michela Tura

 

Davvero fitto il calendario di eventi che si svolgono al Circolo Arci Benassi, in viale Sergio Cavina 4, in questo mese di marzo.
Cominciamo con la serie di conferenze dedicate alla conoscenza della storia e della cultura cittadina, curata da Marco Poli. Il titolo è Eventi di una città. Da non dimenticare. Ecco gli appuntamenti, sempre alle 15,30, nella sala Napoleone, ad ingresso libero:
13 Marzo: Le donne nella storia di Bologna. Molte sono le donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della nostra città. Alcune sono molto note e famose, ma tante non hanno volto. L’8 marzo è la festa anche di queste donne. (con immagini)
20 Marzo: Bologna capitale della seta. Per quasi quattro secoli Bologna è stata la “capitale della seta”. Merito dell’innovazione tecnologica e degli investimenti sul sistema delle acque: il mulino da seta meccanico ha rappresentato la rivoluzione nella produzione della seta portando occupazione e benessere. (con immagini)
27 Marzo: Mi ricordo Bologna’ 2. Le foto di Walter Breveglieri dal 1945 al 1970. Ripercorriamo, con le fotografie di Walter Breveglieri contenute nel secondo volume di “Mi ricordo Bologna”, la vita quotidiana negli anni della ricostruzione e della conquista del benessere. (con immagini)
per informazioni: 051/450155-051/450638 – 334/1136944

Sempre al circolo Benassi, si terranno tre serate cinematografiche, alle 20.45, dedicate a Cina e Giappone: Oriente, ritratti di Famiglia
6 Marzo: Al di là delle montagne – (2015) di Jia Zhang-Ke, (Cina-Francia) con Zhao Tao e Jing Dong /BIM
13 Marzo: Father and son – (2013) di Kore-Eda Hirokazu (Giappone) con Masaharu Fukuyama e Machiko Ono /BIM
20 Marzo: Little sister – (2015) di Kore-Eda Hirokazu (Giappone) con Haruka Ayase e Masami Nagasawa /BIM
Le serate sono per i soci, l’entrata è a offerta libera e all’inizio della proiezione c’è una breve presentazione. L’approfondimento bibliografico è a cura della Biblioteca “Natalia Ginzburg”

Infine, sempre al Benassi parte dal 8 marzo la rassegna/concorso di comici provenienti da tutta Italia RIDàN à BULàGGNA ! Appuntamento per i giovedì 8-15-22-Marzo, la finale sarà il 7 aprile.Per assicurarsi l’ingresso e il tavolo per ogni serata bisogna prenotare allo 051451201 o via mail: ridanbologna@gmail.com

 

“Mi chiamo Eliana Zunarelli. Vivo nel Quartiere Savena da 60 anni e per 40 anni ho fatto l’apicoltrice…”
Eliana è un’appassionata cittadina del quartiere, che ama il verde e la natura, le piace darsi da fare per aiutare gli altri e da poco è entrata a far parte della nostra Redazione Partecipata.
“Io abito in via Cavazzoni, lì prima non c’era nulla, solo campi a perdita d’occhio punteggiati qua e là da qualche casa colonica. Poi negli anni ’80 i campi sono spariti per far posto agli insediamenti urbani”. Eliana ha visto un po’ alla volta il quartiere cambiare e modificarsi nel corso di questi anni, e con nostalgia ricorda i pini e i cedri del Libano che costeggiavano le strade. Per presentarsi ufficialmente ai lettori del nostro blog, Eliana ha deciso di raccontare l’attività che nella sua casa in Val di Zena, insieme al marito, ha portato avanti per tanto tempo: l’apicoltura.
Il Savena per Eliana non ha segreti e ha già in mente qualche angolo verde che potrebbe ospitare una piccola arnia. Ecco cosa ci ha scritto

arnie

Condividevo casa con una cara amica, un giovanotto veniva a dare lezioni di matematica a lei e al suo ragazzo. Quel giovanotto desiderava iscriversi ad Agraria poiché era interessato ad allevare api e a quella facoltà si poteva accedere senza troppi obblighi di frequenza. Fu così che andai ad iscriverlo io, che avevo più tempo di lui, e conobbi Paolo, con il quale ho condiviso fino ad oggi la mia vita. Sono trascorsi 44 anni di lavoro insieme e di buona vita.
Mi fu consigliato, per fare l’apicoltrice, di fare molti corsi per togliermi dall’ignoranza, imparare l’arte e prepararmi alle gioie e ai dolori che questo lavoro avrebbe comportato (…)

Le api sono vive, e come esseri viventi sentono il tempo, la fame e si ammalano per ragioni naturali ma soprattutto per le idiozie di noi uomini. A cosa servono le api? Ormai tutti sappiamo che, se improvvisamente le api ed i pronobi, che sono impollinatori, morissero, nel giro di qualche anno anche noi faremmo la stessa fine. Alcune piante si impollinano da sole e si riproducono, altre si affidano al vento, altre agli insetti. Le api sporcandosi di polline continuano tutto il giorno a bottinare su fiori della stessa specie, così facendo inseminano e la pianta attraverso la maturazione dei frutti si riproduce. Sono selettive e quando cominciano a bottinare su di una specie, ci danno dentro finché ce n’è (…)

Poiché per vivere le api immagazzinano carboidrati (miele) e proteine ( polline) gli uomini, gli orsi e qualche altro ladro hanno pensato bene di saccheggiarle e portare via loro il miele, uccidendole. Questa pratica è stata usata dall’antichità fino all’inizio dell’800, quando finalmente gli uomini capirono che non potevano uccidere le api per portare via loro il miele; così, non per compassione, ma per interesse, inventarono l’apicoltura razionale. Cominciarono ad osservare attentamente le api e costruirono case e favi simili ai nidi naturali, ma ispezionabili, dividendo il nido dal melario (…)

Facendo l’apicoltrice ho imparato molte cose, la più importante è rispettare e conoscere la vita delle piante, degli animali e dell’ambiente. Le api non sono creature angeliche, ma rispondono e si adattano ai loro bisogni, se c’è cibo per tutti, tutti ne godono, altrimenti saccheggiano le famiglie più deboli; così qualcuno di loro sopravvive e la specie non si estingue. Le regole interne dell’alveare sono stabilite da leggi senza appello. La regina feconda e depone le uova e secerne dei ferormoni che caratterizzano la sua famiglia.

Le faccende interne all’alveare si regolano così: le api giovani puliscono, fanno le nutrici, ventilano perché dentro l’alveare non ci sia troppo umidità e si mantenga una temperatura costante, fanno le guardiane e si irrobustiscono e poi usciranno a bottinare, invecchieranno e saranno sostituite dalle giovani, vivranno tutto l’inverno, in primavera aiuteranno le piccole api e poi moriranno.
Ovviamente ci vogliono anche i maschi che fecondano la regina durante il volo nuziale. I maschi popolano l’alveare durante l’estate, ma se ci fossero cali di raccolto vengono soppressi, perché non bottinano e devono essere alimentati, pertanto niente pietà, la natura non è melensa, è terribilmente pratica.

Eliana Zunarelli

“Siamo partiti nel 2015 che il Quartiere Savena aveva il 41,7% di raccolta differenziata e siamo arrivati nel 2017 al 59,8%. Sulla singola differenziazione abbiamo visto che c’è ancora del lavoro da fare, perché carta, plastica e vetro vengono conferiti bene, c’è ancora un po’ di confusione su organico e indifferenziato”.

La presidente del Quartiere Savena Marzia Benassi, ai microfoni della Redazione Partecipata, dà un po’ di dati sull’andamento della raccolta differenziata a tre anni dalla sperimentazione del sistema a calotta per i rifiuti indifferenziati, modello che entro l’autunno del 2018 sarà esteso anche agli altri quartieri di Bologna. Questo nuovo tipo di bidone permette il conferimento di sacchi piccoli di spazzatura (massimo 22 litri) che, in seguito, saranno dotati di microchip per il riconoscimento del codice fiscale. Il sistema servirà da un lato a premiare con un risparmio diretto sulla bolletta il cittadino virtuoso e dall’altro a sanzionare chi differenzia male.

Abbiamo già raccontato del malcontento che molti cittadini hanno espresso su questo nuovo modello di cassonetto, a causa dell’abbandono da parte di molte persone di sacchi di rifiuti di fianco ai bidoni, perché troppo grandi per la calotta.

La Presidente sottolinea l’urgenza di campagne di educazione civica e di campagne informative rivolte ai cittadini, per motivarli e per aiutarli a capire l’importanza della raccolta differenziata. “E’ una questione di cultura, non solo quella legata ai tematiche ambientali. Riguarda il futuro e quello che stiamo lasciando ai nostri figli. Bisogna educare gli adulti e gli anziani, perché i bambini sono molto più attenti e sensibili di loro”. Alla domanda su come fare Marzia Benassi risponde “Ad esempio con le feste di quartiere o all’aperto nelle aree verdi della zona, coinvolgendo quartiere e comune, Hera e i cittadini. Distribuendo opuscoli informativi e facendo azioni pratiche di sensibilizzazione”.

 

Giordana, una delle nostre cittadine redattrici, con un gruppo di volontari scende spesso in strada munita di pinza e sacchetto per la differenziata per raccogliere i rifiuti che le persone lasciano vicino ai cassonetti. Ha una bella pettorina verde che chiede a gran voce nuovi volontari che possano aiutarla.  A breve vi racconteremo di più su questa iniziativa, intanto ecco la mail di Giordana per chi volesse unirsi al gruppo: gio16conda@gmail.com.

Rita, invece, insieme al Comitato Due Madonne ogni giovedì organizza, in collaborazione con Hera, un punto di raccolta rifiuti “Piccoli ma Pericolosi”. E’ passato già qualche anno dalla prima sperimentazione al Quartiere Savena di Bologna della raccolta indifferenziata con il sistema a calotta, e le due cittadine vogliono esprimere il loro punto di vista su questo nuovo modello di raccolta dei rifiuti, che entro la fine dell’autunno sarà esteso anche agli altri quartieri della città. Ecco cosa scrivono

 

A febbraio di quest’anno saranno trascorsi quasi tre anni da quando entrò in funzione, nel quartiere Savena, la così detta “Implementazione del sistema a calotta” che prevedeva la limitazione, presso le Isole Ecologiche Stradali, di rifiuti indifferenziati tramite una dispositivo meccanico (calotta) che ne limitasse la portata a circa 22 litri.

Questi erano gli scopi che si prefiggeva Hera attuando questo nuovo sistema:

– Migliorare la qualità e la quantità della raccolta differenziata.
– Far percepire al cittadino, con una limitazione al conferimento, che il rifiuto non differenziabile è minimo
– In un secondo tempo, predisporre l’identificazione dell’utente per arrivare ad una “raccolta puntuale”.

Per spiegare ai cittadini del quartiere tutto ciò, Hera s’impegnò molto con assemblee pubbliche su tutto il territorio, consegnando a domicilio un kit (lettera alle utenze, opuscolo informativo, il Rifiutologo, Ecoborsa di supporto ai cittadini per differenziare in casa) e utilizzando le associazioni di vicinato in supporto agli info-point.
Il Comitato Due Madonne, di cui faccio parte, partecipò alla campagna informativa col suo gruppo di volontari, già attivi nella raccolta “Piccoli ma Pericolosi”.
A distanza di tre anni bisogna ammettere che, malgrado gli sforzi di Hera per implementare la raccolta differenziata, il sistema a “calotta” ha messo a nudo alcuni aspetti del malcostume popolare. Molti cittadini non si sono adeguati a buttare sacchetti di piccole dimensioni nei cassonetti grigi, abbandonano i loro abbondanti rifiuti, non ben differenziati, di fianco alle calotte o gettandoli direttamente nei cassonetti adibiti alla raccolta di carta, plastica e umido inquinandoli. L’immediata conseguenza è il formarsi di un visibile degrado intorno ai cassonetti con la presenza indesiderata di visitatori poco amati: i topi.
La conclusione che ne traggo è la seguente: forse, prima di mettere alla prova cittadini abituati ad un uso irresponsabile delle isole ecologiche stradali, sarebbe stato meglio educarli con un metodo, secondo me, molto efficace: chi non differenzia paghi di più mentre  chi, virtuosamente s’impegna a differenziare, venga premiato.
Rita Roatti

Lo scorso 16 gennaio ho incontrato la Consigliera del Quartiere Savena Giorgia Resca con la quale ho approfondito il tema “calotte”, e con lei ho espresso il mio personale punto di vista: è importante promuovere educazione civica (non una tantum), organizzando in collaborazione con Hera progetti per le scuole di ogni ordine e grado. Importante è il coinvolgimento delle associazioni per rivitalizzare l’orgoglio di un quartiere rispettoso dell’ambiente e di coloro che ci vivono.


Durante la raccolta “Piccoli ma Pericolosi” che si svolge il giovedì mattina in via Carli, nella sede della Polisportiva Pontevecchio, ho comunicato all’ingegnere dell’Hera Marco Mattioli che, nonostante i dati dicano che la raccolta differenziata sia in leggera crescita, percorrendo a piedi le strade nei pressi delle isole ecologiche (dove non in tutte esiste campana per raccolta vetro e lattine…), c’è degrado pauroso che alimenta ratti e cattivi odori. Credo che visite organizzate di gruppi di cittadini e di scolaresche ad Hera per vedere la filiera di smaltimento rifiuti, potrà senz’altro sensibilizzare la cittadinanza ad un rispetto più rigoroso.  Inoltre sarebbe utile dei cartelloni informativi in più lingue vicino le isole ecologiche e sanzioni per i trasgressori potrebbero essere dei deterrenti.
Giordana Alberti

 

 

 

 


Nel Quartiere Savena da più di tre anni si sta sperimentando un nuovo modo per incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti: il sistema del conferimento a calotta per l’indifferenziata.
I vecchi cassonetti con lo sportello a pedale sono stati sostituiti da nuovi, con una piccola botola posizionata sulla parte superiore, che permette l’ingresso di sacchi da 20 o 22 litri (a misura delle pattumiere da sottolavello). Obiettivo è limitare la possibilità di conferire grandi quantitativi di rifiuto indifferenziato e incentivare la raccolta differenziata.

Questo modello, entro l’autunno del 2018, arriverà anche in tutti gli altri quartieri di Bologna, ad eccezione di alcune zone del centro storico. A differenza dei primi cassonetti sperimentati al Savena, i nuovi avranno un’applicazione con tessera che faciliterà l’apertura della calotta (ora si apre con una leva) e che in futuro servirà per identificare l’utente che conferisce l’indifferenziata.
Ma come sta andando questa sperimentazione in quartiere?
La Redazione Partecipata, armata di microfono, ha trascorso un pomeriggio tra via Bellaria, Via Sardegna e Via Calabria, raccogliendo pareri e voci dei cittadini.

Alcune signore si lamentano della pigrizia di molte persone, che abbandonano i loro rifiuti, troppo grandi per la calotta, di fianco ai cassonetti, altri hanno notato un crescente degrado e della sporcizia.
“Il Comune ha dovuto mettere in giro per il quartiere le trappole per i topi, perché da qualche tempo fanno capolino tra i rifiuti”, ci racconta una signora, mentre un’altra commenta: “bisognerebbe controllare e sanzionare le persone che non differenziano correttamente e che abbandonano i rifiuti. E’ una questione di educazione civica, e noi forse ancora non siamo pronti per questa novità”.

Nella zona del Cavedone 2 in via Genova, le cose vanno meglio, come racconta la voce di uno dei condomini: “da noi il sistema funziona. All’inizio è stato difficile, ci siamo dovuti abituare. Ora non troviamo più nulla fuori dai cassonetti. A parte qualche rifiuto ingombrante: ogni tanto arriva qualcuno con un camion a lasciare i rifiuti che però vengono puntualmente rimossi dall’Hera”.
Nella nostra passeggiata tra le strade del quartiere incontriamo un gruppo di 10 signore che stanno andando a fare la spesa in un alimentare della zona. Non sono italiane, ma vivono a Bologna da 15 anni. Hanno imparato subito come fare la raccolta differenziata, una novità per loro, e ora capita di discutere con chi non la fa bene.


“Una soluzione, dal mio punto di vista,  potrebbe essere una  recinzione intorno ai bidoni, dove per accedere bisogna usare il codice fiscale. Risolverebbe il problema dei topi, dei rifiuti abbandonati in strada e aiuterebbe a mantenere il quartiere pulito”
, dice una ragazza ai microfoni della redazione.
Quasi tutte le cittadine e i cittadini che abbiamo incontrato hanno espresso malcontento e non pochi dubbi rispetto a questo modello di raccolta differenziata che, dal loro punto di vista, non ha portato ai risultati che tutti speravano.

Tra le voci raccolte c’è anche chi esce fuori dal coro: “io sono molto contenta per le calotte, spero che continui e che arrivi presto anche nelle altre zone della città. Secondo me è un sistema che funziona di più del porta a porta”.


Interviste a cura di Rita Roatti, Sergio Palladini e Giordana Alberti.

Tra le attività che si svolgeranno a Salus Space ci saranno laboratori artistici: di recitazione, danza, musica. Ma anche laboratori artigianali.
Sono progettati e coordinati dai Cantieri Meticci, che nel loro lavoro mettono l’accento sulla mescolanza di provenienze e competenze e sui legami con il quartiere e i suoi abitanti. Tra le idee in campo anche i mercatini-spettacolo e l’intreccio tra performance e ristorazione.
L’intervista a Pietro Floridia e Saeide Pourmohammadhajiagha, caricata sul nostro canale youtube.


L’ intervista è stata realizzata durante l’evento del 25 ottobre 2017 a Palazzo d’Accursio

 

Due appuntamenti al Condominio CA2 nel mese di febbraio 2018.
Venerdì 9 febbraio alle 20.45 la Commissione Tempo Libero ha organizzato un incontro con tre formatori e un’infermiera professionale della Pubblica Assistenza Città di Bologna per parlare del sistema 118 Bologna Soccorso, delladisostruzione delle vie aeree, pediatrica e non e di eventuali altri temi proposti dal pubblico.
Mercoledì 14 febbraio, alle 21, il Comitato Villaggio Due Madonne ha invitato Lucio Gadda a parlare di “Bologna tra il 1700 e il 1800: dal Cardinal Lambertini all’epoca napoleonica”.

Condominio CA2, sala centrale, via Genova 23/2, Bologna

 

prodotti-e-piantine-dell-associazione-selenite-per-educazione-ambientale

Educazione ambientale, valorizzazione del territorio e tutela del verde urbano. Di questo si occupa l’associazione Selenite che dal 2008 lavora nel Quartiere Savena, a Bologna, per diffondere la cultura della conoscenza e del rispetto dei valori ambientali.
La Redazione Partecipata ha incontrato l’associazione in occasione della Festa di Natale dello scorso dicembre al centro civico del Quartiere e ha intervistato Andrea, uno dei volontari dell’associazione.
“Selenite ha un forte legame con il territorio, da molti anni collaboriamo con tante realtà del nostro quartiere come enti pubblici e di formazione. Lavoriamo spesso con il Parco regionale dei Gessi e Calanchi dell’Abadessa, organizzando trekking e itinerari narranti alla scoperta dei paesaggi e degli alberi secolari del parco”, racconta il volontario ai microfoni della redazione.

L’interesse per l’aspetto formativo e per la promozione della cittadinanza attiva si traduce in un lavoro capillare che l’associazione svolge con le scuole del territorio con percorsi didattici particolari: “con un gruppo di ragazzi della scuola media curiamo un orto didattico, in via Lombardia 36. Seminiamo, coltiviamo e ci occupiamo di tutti i lavori manuali utili alla cura dell’orto. Alla fine dell’anno siamo riusciti a mangiare qualche ortaggio prodotto da noi, e abbiamo organizzato anche una grande festa per condividere il momento della raccolta. È stata anche un’occasione per conoscere altre persone, soprattutto chi viene da un altro paese e ha tradizioni diverse dalle nostre”.

La profonda conoscenza del territorio da parte dell’associazione Selenite ha spinto i cittadini-redattori del blog di Salus Space a fare qualche domanda anche sul progetto di rigenerazione dello spazio dell’ex casa di cura di Via Malvezza: “sappiamo del piano di riqualificazione di Villa Salus, però non ne conosciamo tutti i dettagli”, risponde Andrea e continua “immaginiamo che per una struttura di questo tipo debbano essere presi provvedimenti drastici, ma non sappiamo cosa accadrà dopo”.

Questo l’audio completo


L’intervista è stata realizzata da Rita Roatti

persone-alla-festa-di-natale-al-quartiere-savena

Continuiamo con la carrellata di voci che abbiamo raccolto durante la festa di Natale che si è tenuta lo scorso 14 dicembre nella Piazza Coperta della sede del Quartiere Savena.
Tra un canto di Natale e un’esibizione di tango la Redazione Partecipata, con registratore alla mano, ha intervistato i cittadini e le cittadine che partecipavano all’evento chiedendo pareri e riflessioni sul futuro di Salus Space. Ecco cosa ci hanno detto:

“Io ho scoperto del progetto di rigenerazione dell’ex casa di cura dalla stampa locale e ho capito che nascerà un luogo di accoglienza e di inclusione e sarà gestito da più associazioni in modo corale; saranno presenti laboratori e un ristorante multietnico. Non so però quale siano i tempi di realizzazione e da dove arrivano i finanziamenti. Credo però che sarà un arricchimento per la zona, dato che finora Villa Salus ha vissuto in uno stato di abbandono e di degrado”.

Un’altra cittadina ci racconta di aver partecipato a molte delle iniziative che sono state organizzate in questi mesi, come la passeggiata nel quartiere e la festa nel parco della Villa, ma non nasconde il dispiacere per l’abbattimento della vecchia struttura. “É un edificio storico e per questo non vorrei che fosse demolito, ma capisco che a volte non ci sono altre soluzioni. In più negli ultimi tempi sempre più adolescenti si intrufolavano di notte nella villa ed era pericoloso. Poi da quello che ho capito ci sarà una prima fase di riqualificazione della struttura e successivamente si passerà ai progetti di aggregazione tra  associazioni che hanno uno scopo sociale e culturale”.

“Io invece conosco pochissimo questo progetto e non sapevo che fosse stata prevista la demolizione della struttura e io sarei favorevole ad una ristrutturazione conservativa. Negli ultimi anni ho percepito molto l’aspetto più inquietante dell’edificio, perché spesso è stato occupato da persone senza fissa dimora ed è stato oggetto della curiosità di molti ragazzini che ci entravano di notte ignari dei pericoli di un’azione del genere. Sono contenta che oggi si stia ripensando a questo spazio, ma allo stesso tempo sono anche preoccupata perché potrebbe esserci una cattiva gestione di denaro pubblico. Potrebbe essere una bella occasione per la zona, perché mancano dei luoghi di aggregazione e di socialità, ma per ora il mio giudizio non è del tutto positivo”.

Queste sono le riflessioni di una delle volontarie dell’associazione Mondo Gatto che era presente con un banchetto nella sede del Quartiere: “Salus Space potrebbe essere un’eccellente iniziativa, perché ora c’è solo abbandono e degrado. Prima di passare però ad una progettazione così complessa dovrebbe essere ripensato e potenziato il sistema di trasporti che collega quella zona con il resto della città, altrimenti si rischia di avere un luogo bellissimo ma difficile da raggiungere”.

Altri cittadini che abbiamo incontrato durante la serata non avevano un quadro chiaro del progetto, altri invece non ne conoscevano l’esistenza. Non solo entusiasmo per l’idea di rigenerazione, ma anche preoccupazione per il futuro: per l’integrazione tra la futura comunità degli abitanti di Salus Space e i cittadini del quartiere e per la demolizione dell’edificio storico e la conseguente costruzione del nuovo, che potrebbe avere i lunghi tempi italiani di lavorazione.

Questo l’audio completo

Le interviste sono state realizzate da Rita Roatti

Blend elementum consequat lacus, sit amet pulvinar urna hendrerit sit amet. Sed aliquam eu ante a ultricies. Interdum et malesuada fames ac ante ipsum primis in faucibus. Fusce elementum felis lorem, eget scelerisque enim blandit quis.

Massa turpis ornare nec commodo non, auctor vel cursus vestibulum varius hendrerit turpis quiseam cursus.

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto