Il profilo Instagram di Salus Space da alcune settimane condivide le storie che compongono la campagna “obiettivo Zero plastica” ideata da Francesco Quero, uno degli abitanti di Salus. E’ una campagna coerente con uno dei pilastri della Comunità: la sostenibilità. Abbiamo chiesto a Francesco di raccontarci come è nata l’idea e quali sono i contenuti che la animano.
La rubrica nasce dall’esigenza di eliminare la plastica dai miei rifiuti, dopo aver osservato che, nonostante siano attivi i servizi di raccolta differenziata , una enorme quantità di rifiuti in plastica finisce nell’ambiente. Ho constatato questo in prima persona in particolare durante le mie navigazioni estive o le mie escursioni di trekking e ciò che fa più impressione è che la plastica è presente ovunque, anche nei posti più selvaggi e irraggiungibili.
Dalle mie chiacchierate con altre persone su questo tema, mi hanno colpito due considerazioni che ho ascoltato più volte: la prima è l’osservazione che eliminare la plastica dai propri rifiuti è pressoché impossibile, specie in considerazione della difficoltà di reperire prodotti alternativi a quelli monouso o a quelli imballati con uso di materiali sintetici; la seconda è l’ipotesi che se la raccolta differenziata funzionasse a dovere il problema non sarebbe così rilevante. Ho sempre avuto la sensazione che fossero in realtà degli alibi per perdonare se stessi per la propria immobilità e ho capito che l’uso di una così enorme quantità di plastica è ormai talmente radicato nelle nostre abitudini da non farcela percepire come un problema e inoltre che il cambio di rotta nella nostra quotidianità deve essere graduale e condiviso.
Ho deciso di sperimentare in prima persona dei modi per ridurre la quantità di rifiuti prodotta, quindi immediatamente dopo ho capito che l’uso dei social potevano aiutare tanto me, quanto tutte le persone sensibili a questo tema e che vorrebbero intraprendere un percorso di emancipazione dai prodotti di plastica o imballati nella plastica. Ho scelto Instagram perché è quello che uso maggiormente e mi permette di sviluppare in maniera creativa lo ‘story telling’, attraverso lo strumento delle ‘stories’. Ho la possibilità in questo modo di comunicare simultaneamente con migliaia di persone, coinvolgendole quotidianamente in questa ricerca virtuosa e chiamandole in causa mediante gli strumenti interattivi che la piattaforma mette a disposizione. Riesco così a raccogliere e condividere pareri, indicazioni, suggerimenti, consigli di chi sceglie di seguirmi in questa avventura. La strategia che ho scelto è quella di procedere in maniera lenta, semplice ma rigorosa, con un approccio piuttosto scientifico, in linea con la mia formazione di tecnico.
Un processo così radicato come l’accettazione della presenza della plastica nella nostra vita, nel nostro ambiente e addirittura nella nostra catena alimentare, richiede di essere sradicato con tenacia, lentezza se occorre e rigore.
Per questo motivo parto dal monitoraggio dei rifiuti prodotti e ritengo che la bilancia sia lo strumento più importante che avremo a disposizione per portare avanti il nostro processo. Ho deciso di pesare ogni domenica i miei rifiuti, in modo da raggiungere maggiore consapevolezza della mia capacità inquinante. Chi ci dice se i rifiuti che produciamo sono tanti o pochi? In altri termini come facciamo a dare una interpretazione ai dati raccolti? Ho deciso di darmi una regola oggettiva anche per questo: moltiplico il peso di rifiuti prodotti settimanalmente per il numero di abitanti del pianeta, ormai superiore ai sette miliardi. La considerazione è che, se tutti producessero la mia stessa quantità di rifiuti, si produrrebbe una quantità di plastica enorme che dovrebbe essere smaltita e che in gran parte finirebbe nell’ambiente. Sono così in grado di valutare se il mio stile di vita è davvero sostenibile. Quantità di rifiuti in plastica prodotti individualmente di poche decine di grammi, apparentemente modeste, si rivelano invece decisamente insostenibili per il pianeta. Il discorso diventa così globale e non egoisticamente limitato alle mura del nostro giardino.
L’invito che faccio attraverso la rubrica è di pesare insieme i nostri rifiuti, con cadenza fissa e successivamente di analizzare una per volta le tipologie di oggetti in plastica che possiamo eliminare. Ho iniziato da quello che ritengo maggiormente impattante, in accordo con l’opinione espressa da chi segue la rubrica: le bottiglie di acqua minerale, per poi passare in rassegna tutti gli altri. Ogni settimana cerchiamo una alternativa per eliminare un tipo di rifiuto in plastica, individuando anche produttori e fornitori che ci consentano di utilizzare prodotti ‘plastic free’ e valutiamo quanto la nostra scelta incide sul peso di rifiuti prodotti. Con questo processo dovremmo ridurre sempre maggiormente la quantità di plastica che finisce nella nostra spazzatura, fino ad azzerarla! Avremo così centrato un obiettivo che sembrava inizialmente irragiungibile.
Dopo aver iniziato a proporre la rubrica dal mio profilo personale @francesco.quero, ho deciso, in accordo con gli altri amministratori della pagina @slowtourists, di pubblicarla su quel profilo, nato da un viaggio di tre mesi, svolto nell’estate del 2020, insieme a delle guide escursionistiche, per dare visibilità al settore del turismo etico e sostenibile, in ginocchio per la crisi sanitaria. La rubrica viene anche condivisa sul profilo @saluspace.org.
Spero inoltre che grazie a questa esperienza si riesca ad individuare un paniere di prodotti ‘plastic free’ disponibili per tutta la cittadinanza all’interno dell’Emporio di Salus Space.
L’invito è quello di rendere questa rubrica uno strumento collettivo per rendere semplice il processo di emancipazione dall’uso così massiccio di plastica, nella speranza di dare un contributo reale e concreto alla salvaguardia del nostro ambiente.