Un corso per la ricerca del lavoro

Le Acli di Bologna (partner dell’ATS che gestisce Salus Space) propongono un percorso per tutte e tutti coloro che cercano lavoro.
Ecco la loro presentazione degli appuntamenti gratuiti che si terranno il 15 -22 e 29 marzo, 5 – 12 e 19 aprile, dalle 15.30 alle 17.
Per prenotazioni: acliprovincialibologna@gmail.com oppure tel. 0510987719 dal lunedì al venerdì, tra le 9 e le 13.

 

“Liberiamo Penelope” è il nuovo e innovativo percorso delle Acli per chi cerca lavoro o per chi desidera cambiarlo.
Il lavoro è il luogo della piena realizzazione dell’uomo e della donna. Non averlo, non sapere da dove iniziare per cercarlo, è brutto. Ma è brutto anche non stare bene nel proprio contesto professionale: perché ci si sente intrappolati, perché si è sfruttati e sottopagati, perché
non si vede riconosciuto il proprio valore ed impegno, perché non permette di conciliare con esso le esigenze della propria famiglia.
Penelope “congela” la situazione che la vede protagonista: ha un bell’impiccio! il marito Ulisse non c’è e molti vogliono sposarla. Così s’inventa di sposarsi solo quando finirà la tela.
Spesso ci sentiamo “congelati”, a nostra volta, in una situazione in cui cerchiamo lavoro e non lo troviamo. O ne troviamo uno per poco tempo, o che non soddisfa le nostre esigenze.
Occorre capire se c’è qualcosa che possiamo cambiare, in ciò che stiamo facendo – dalle cose più semplici: ho scritto bene il mio CV? A quelle più complesse: cosa devo imparare e come? Dobbiamo capire quali sono gli impicci che incontriamo, elencarli e proporre/proporsi come risolverli.
Può darsi che, una volta capito qual è l’impiccio, sia possibile, con il proprio impegno, superarlo. Può darsi che occorra, oltre all’impegno personale, un aiuto.
“Impiccio 1”: non ho la patente, ma mi serve per il lavoro. “Impiccio 2”: non ho i soldi per il corso. Posso risolvere “impiccio 1”con il mio impegno di studio e di tempo per frequentare il corso. Come risolvo “impiccio 2”?
Facciamo l’elenco degli impicci, vediamo cosa possiamo fare. Facciamo delle proposte e chiediamo aiuto per gli impicci che non possiamo risolvere da soli.
Cosa si fa negli incontri? Si ripercorre cosa stiamo facendo/abbiamo fatto, lo si mette in fila, si pensano delle proposte e anche quelle si mettono in fila, se ne discute e si cerca aiuto.
Cosa serve? Il tempo e la voglia di partecipare, la forza di raccontare che impicci abbiamo, di ascoltare gli altri che fanno il loro racconto. Anche per imparare qualcosa su di noi e dagli altri (che magari hanno risolto qualche impiccio…)
Cosa faremo del lavoro fatto? Ognuno lo utilizzerà per disfarsi dei suoi impicci e, insieme, racconteremo agli altri, soprattutto a quelli che possono aiutarci, i nostri impicci e le nostre proposte.

Quando? 15 – 22 – 29 marzo 5 – 12 – 19 aprile dalle 15.30 alle 17
Dove? A Salus Space, Via Malvezza 2/2 Bus 14 o 25
Chi ci aiuterà? I professionisti e i volontari delle Acli di Bologna
Quanto costa? È gratis!

Come ci si iscrive? Scrivendo una e-mail ad acliprovincialibologna@gmail.com oppure telefonando al numero 0510987719 dal lunedì al venerdì tra le 9 e le 13.

Foto di Darlene Alderson da Pexels


Per conoscerci meglio – il Benin

Domenica 20 febbraio dalle 10 alle 12 appuntamento con la Comunità di Salus Space per parlare del Benin. E’ il terzo incontro in cui gli abitanti raccontano il proprio paese d’origine, ma questa volta l’invito è aperto a tutta la cittadinanza.

Moussa racconterà la storia e l’attualità del paese che ha lasciato e dove si trova ancora la sua famiglia. I due incontri precedenti, guidati da Mamadou (Mali) e Shaza (Siria) sono stati interessantissimi, coinvolgenti, pieni di storie di vita.

Vi aspettiamo numerosi, abitanti, amici. parenti, simpatizzanti! Sarà per tutti una occasione per stare insieme e conoscerci meglio.
Moussa ci parlerà della sua terra di origine e risponderà alle nostre domande e curiosità.

L’incontro si tiene a Forum, il centro studi di Salus Space, in via Malvezza 2/2, a Bologna.
Chiediamo ai partecipanti di indossare la mascherina, è richiesto il Green Pass.


Laboratorio gratuito di acquaponica domestica

Un nuovo appuntamento a Salus Space dedicato all’agricoltura innovativa. Questa volta, con Aquaponic Design, parleremo di come realizzare un impianto di acquaponica domestico. Il laboratorio è aperto a tutti, si terrà sabato 19 febbraio 2022 dalle 10 alle 11.30  in via Malvezza 2/2.

Ecco cosa scrivono i nostri aquaponici partner a proposito di questa tecnica:

Chi non ha a disposizione un pezzetto di terra, compra vasi e grossi sacchi di terriccio per abbellire il suo balcone, ma c’è anche chi compra semi, chi vanga, munito di stivali e guanti, per rendere il suo giardino una piccola piccola oasi in mezzo alla città. E poi c’è chi compra un pesce rosso. Sì, avete capito bene, un bellissimo pesce rosso!

Cosa c’entrano i pesci rossi con l’orticoltura o con il giardinaggio? La risposta è l’acquaponica, una tecnica di coltivazione altamente produttiva e a basso impatto ambientale. Si tratta di un innovativo sistema di coltivazione fuori suolo che coniuga la produzione di ortaggi all’allevamento di pesci, commestibili o ornamentali.

Qui l’articolo  https://www.aquaponicdesign.it/come-costruire-un-impianto-acquaponico/

 


Riapre la Locanda siriana

A Salus Space tornano le squisitezze cucinate da Habib e Shaza! La Locanda ha riaperto i battenti con i piatti tipici della cucina siriana e con gli orari leggermente cambiati. Eccoli qui:

Orari
tutti i giorni dal martedì al sabato, a pranzo e a cena (ore 12-14; 20-23)

La prenotazione è fortemente consigliata a locanda@saluspace.eu
tel. 320 872 2764
E’ disponibile anche il servizio bar, negli stessi orari della locanda, ma il sabato si comincia prima… caffè e spuntini a partire dalle 8.30!

Qui trovate il menù e i prezzi.

 


Alle radici di Salus Space

vecchia_Villa_salus
A fine gennaio 2022 si è chiusa una tappa importante per Salus Space.

Lasciamo che a spiegarci perché sia Manuela Marsano (Comune di Bologna-Relazioni internazionali e Progetti), che accompagna il progetto dai suoi primi passi.

Siamo felici di informarvi che abbiamo inviato il rapporto qualitativo finale di Salus Space al Segretariato permanente del programma UIA, (Urban Innovative Actions – Unione Europea) che a partire dal 2016 ha finanziato il progetto con 5 milioni di €.
Questa è la conclusione di un lungo percorso a tratti difficile, ma sempre stimolante e ricco di soddisfazioni ed emozioni. Si tratta quindi della conclusione formale del progetto, compreso l’anno di sperimentazione che era richiesto dal programma, al termine del periodo di implementazione delle attività.
Il risultato è molto soddisfacente, sia in termini di contenuti, che di obiettivi raggiunti e di apprendimento diffuso; tutto ciò per cui insieme abbiamo lavorato, con dedizione e fatica, ma anche con creatività, coraggio e passione e che ora è sotto gli occhi di tutti.
Molti sono gli elementi di successo di questo progetto, che abbiamo costruito insieme ad una partnership motivata e instancabile, ma anche insieme alla comunità allargata, che non si è risparmiata nei contributi e nell’appoggio al progetto.
Il rapporto qualitativo finale ha quindi chiuso la relazione formale con il Segretariato, anche se la Commissione Europea e lo stesso Segretariato continueranno a guardare al nostro progetto, anche nei prossimi anni, per monitorare i risultati e l’efficacia dell’investimento, perchè Salus Space è considerato un progetto interessante e costituisce una buona pratica a livello europeo.
Abbiamo quindi concluso un tratto di strada, una tappa, che possiamo considerare come la prima di un lungo viaggio, che insieme saremo felici di intraprendere.
Buon viaggio Salus, buon viaggio a tutti noi!
nella foto la vecchia Villa Salus in stato di abbandono

Come coltivare microgreens

Un nuovo appuntamento a Salus Space dedicato all’agricoltura innovativa, in questo caso al microgreen! Il laboratorio si tiene sabato 5 febbraio, dalle 9.30 alle 11, è aperto a grandi e piccoli, gratuito, e basta mostrare il green pass. Naturalmente in via Malvezza 2/2, a cura di Aquaponic Design, partner dell’Ats.

Di che si tratta? Ecco cosa scrivono i nostri aquaponici partner:

“Chi di voi, almeno una volta, non ha provato a far germinare dei semi, anche soltanto all’interno di un semplice contenitore con ovatta?
Molto spesso lo si faceva per gioco, per il gusto di vedere la nascita di una nuova piantina durante i laboratori di scienze della scuola. Ciò che non si sapeva era che, in un certo senso, quel gesto era da pionieri di un’attività che negli ultimi anni ha coinvolto il mondo dell’alta ristorazione. Chef visionari hanno compreso come le piantine appena nate, se adeguatamente raccolte, hanno sapori perfetti per esaltare i piatti più raffinati e colori accesi per dare un tocco di originalità al proprio impiattamento.
Stiamo parlando di un nuovo tipo di coltivazione di micro ortaggi, o microgreens, per i quali sono stati scritti diversi articoli scientifici che ne hanno dimostrato le elevate proprietà nutrizionali.
Qui l’articolo https://www.aquaponicdesign.it/microgreens-coltivazione/

 


La stagione del Mercato

Le bancarelle del Mercato Contadino offrono verdure e frutta di stagione ogni sabato, qui a Salus Space! Accanto a cime di rapa, radicchi e finocchi ci sono anche i produttori di miele, di formaggio, pane, uova e molto altro. Venite a fare la spesa in via Malvezza 2/2, una passeggiata lungo il viale di pini marittimi vi condurrà ai banchi.

Sarà l’occasione anche per un caffè e una fetta di torta al bar, un’occhiata all’emporio oppure potrete decidere di fermarvi a pranzo perché… da sabato 5 febbraio riapre i battenti la Locanda siriana con i piatti prelibati di Habib e Shaza!

Gli orari del sabato:
bar, emporio e mercato dalle 8.30 alle 13
la Locanda dalle 12 alle 14

la Locanda è aperta dal martedì al sabato compresi dalle 12 alle 14 e dalle 20 alle 23

Per prenotare potete scrivere a locanda@saluspace.eu oppure telefonare al 320 872 2764

Il menù della Locanda

 


Per conoscerci meglio – la Siria

siria_shaza

C‘era una volta la “grande Siria”, nella lingua siriaca “il paese del sole”, che si estendeva  dall’Egitto fino a tutto il Medioriente (Palestina, Libano, Siria, Giordania): una vasta  regione culla delle prime città (Aleppo, Uruk, Gerico) e prime civiltà: Sumeri, Cananei, Babilonesi e Persiani; e di tutte le altre che seguirono: Greci, Romani, Bizantini e Arabi. Con le spartizioni decise dalle potenze coloniali  dopo la Grande Guerra (Accordo Sykes-Picot 1916) la Siria divenne una sorta di protettorato della Francia, fino all’indipendenza, nel 1946, e alla proclamazione della Repubblica siriana.

Shaza, sociologa nella sua patria e ora bravissima cuoca della locanda di Salus Space, domenica 30 gennaio, ci ha raccontato il suo paese, a partire dalla storia, e poi dall’attuale geografia con le caratteristiche del territorio, sottolineando la fiorente economia del passato ora distrutta e la grande varietà di popolazioni e religioni che la abitavano un tempo, una multiculturalità molto ridotta oggi dopo la lunga guerra.

Il capitolo più doloroso è certamente quest’ultimo, attuale, della guerra, iniziata nel 2011 con la“primavera araba” sorta a causa del risentimento dei gruppi di opposizione al regime di Bashar al-Assad, già Presidente della Repubblica siriana dal 2000.  Diverse le parti coinvolte nel conflitto: Russia, Iran e Hezbollah, sostengono il governo; il fronte dei ribelli invece è appoggiato da Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Mentre in ambito Onu si è verificata una profonda spaccatura fra Stati Uniti, Francia e Regno Unito, che hanno condiviso la lotta degli anti-governativi, e Cina e Russia che invece sono dalla parte del governo siriano, anche materialmente, con l’invio di armi. Un dato del tutto funesto fa capo all’invasione e alla conquista di una parte del territorio da parte dell’Isis, che ha instaurato una vera e propria dittatura, molto violenta, di cui abbiamo avuto per mesi tragiche notizie dai media. A complicare ulteriormente il quadro, gruppi armati di opposizione e gruppi jihadisti salafiti.

Le conseguenze di questo conflitto sono state e sono ancora terribili: povertà, morte e distruzione.  La situazione è bloccata: l’unità, il benessere economico e la pace sociale di un tempo sembrano irrimediabilmente perduti: ogni soggetto politico sfrutta la sua parte di risorse nazionali, mentre i cittadini sono sempre più in grandi difficoltà, vessati e discriminati in quanto avversari gli uni rispetto agli altri.

Molte le domande e viva la partecipazione rispetto a un tema drammatico, che dopo le cronache internazionali di questi ultimi anni, è rimasto nel cuore di molti di noi. Toccante il racconto della fuga di Habib, senza documenti, dalla Siria e poi dal Libano, fino alla Grecia e all’Italia, per  dare a se stesso e alla sua famiglia un altro futuro, un’altra vita.

 


L’Angolo della storia c’è

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Due poltrone, un armadio, un mobile-carrello per gli strumenti medici: il piccolo “Angolo della storia” a Salus Space c’è. Era una promessa fatta a un gruppo di cittadini legato al ricordo di Villa Salus, la clinica ortopedica fondata e diretta dal professor Scaglietti in via Malvezza.

Gli arredi provengono proprio dalla vecchia clinica e sono stati recuperati durante la fase di demolizione. Resteranno a Salus per conservare la memoria di un luogo importante per la storia della città, memoria su cui lavora con dedizione il gruppo di volontariato che spesso anima con le sue iniziative il centro studi di Salus.

Sabato 29 gennaio, alle 15,30, ci sarà l’occasione per tutte e tutti di ritornare su quell’esperienza, attraverso la presentazione del nuovo quaderno dedicato a Villa Salus dal titolo “Le donne di Villa Salus”.

 


Obiettivo Zero plastica

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Il profilo Instagram di Salus Space da alcune settimane condivide le storie che compongono la campagna “obiettivo Zero plastica” ideata da Francesco Quero, uno degli abitanti di Salus. E’ una campagna coerente con uno dei pilastri della Comunità: la sostenibilità. Abbiamo chiesto a Francesco di raccontarci come è nata l’idea e quali sono i contenuti che la animano.

La rubrica nasce dall’esigenza di eliminare la plastica dai miei rifiuti, dopo aver osservato che, nonostante siano attivi i servizi di raccolta differenziata , una enorme quantità di rifiuti in plastica finisce nell’ambiente. Ho constatato questo in prima persona in particolare durante le mie navigazioni estive o le mie escursioni di trekking e ciò che fa più impressione è che la plastica è presente ovunque, anche nei posti più selvaggi e irraggiungibili.

Dalle mie chiacchierate con altre persone su questo tema, mi hanno colpito due considerazioni che ho ascoltato più volte: la prima è l’osservazione che eliminare la plastica dai propri rifiuti è pressoché impossibile, specie in considerazione della difficoltà di reperire prodotti alternativi a quelli monouso o a quelli imballati con uso di materiali sintetici; la seconda è l’ipotesi che se la raccolta differenziata funzionasse a dovere il problema non sarebbe così rilevante. Ho sempre avuto la sensazione che fossero in realtà degli alibi per perdonare se stessi per la propria immobilità e ho capito che l’uso di una così enorme quantità di plastica è ormai talmente radicato nelle nostre abitudini da non farcela percepire come un problema e inoltre che il cambio di rotta nella nostra quotidianità deve essere graduale e condiviso.

Ho deciso di  sperimentare in prima persona dei modi per ridurre la quantità di rifiuti prodotta, quindi immediatamente dopo ho capito che l’uso dei social potevano aiutare tanto me, quanto tutte le persone sensibili a questo tema e che vorrebbero intraprendere un percorso di emancipazione dai prodotti di plastica o imballati nella plastica. Ho scelto Instagram perché è quello che uso maggiormente e mi permette di sviluppare in maniera creativa lo ‘story telling’, attraverso lo strumento delle ‘stories’. Ho la possibilità in questo modo di comunicare simultaneamente con migliaia di persone, coinvolgendole quotidianamente in questa ricerca virtuosa e chiamandole in causa mediante gli strumenti interattivi che la piattaforma mette a disposizione. Riesco così a raccogliere e condividere pareri, indicazioni, suggerimenti, consigli di chi sceglie di seguirmi in questa avventura. La strategia che ho scelto è quella di procedere in maniera lenta, semplice ma rigorosa, con un approccio piuttosto scientifico, in linea con la mia formazione di tecnico.

Un processo così radicato come l’accettazione della presenza della plastica nella nostra vita, nel nostro ambiente e addirittura nella nostra catena alimentare, richiede di essere sradicato con tenacia, lentezza se occorre e rigore.

Per questo motivo parto dal monitoraggio dei rifiuti prodotti e ritengo che la bilancia sia lo strumento più importante che avremo a disposizione per portare avanti il nostro processo. Ho deciso di pesare ogni domenica i miei rifiuti, in modo da raggiungere maggiore consapevolezza della mia capacità inquinante. Chi ci dice se i rifiuti che produciamo sono tanti o pochi? In altri termini come facciamo a dare una interpretazione ai dati raccolti? Ho deciso di darmi una regola oggettiva anche per questo: moltiplico il peso di rifiuti prodotti settimanalmente per il numero di abitanti del pianeta, ormai superiore ai sette miliardi. La considerazione è che, se tutti producessero la mia stessa quantità di rifiuti, si produrrebbe una quantità di plastica enorme che dovrebbe essere smaltita e che in gran parte finirebbe nell’ambiente. Sono così in grado di valutare se il mio stile di vita è davvero sostenibile. Quantità di rifiuti in plastica  prodotti individualmente di poche decine di grammi, apparentemente modeste, si rivelano invece decisamente insostenibili per il pianeta. Il discorso diventa così globale e non egoisticamente limitato alle mura del nostro giardino.

L’invito che faccio attraverso la rubrica è di pesare insieme i nostri rifiuti, con cadenza fissa e successivamente di analizzare una per volta le tipologie di oggetti in plastica che possiamo eliminare. Ho iniziato da quello che ritengo maggiormente impattante, in accordo con l’opinione espressa da chi segue la rubrica: le bottiglie di acqua minerale, per poi passare in rassegna tutti gli altri. Ogni settimana cerchiamo una alternativa per eliminare un tipo di rifiuto in plastica, individuando anche produttori e fornitori che ci consentano di utilizzare prodotti ‘plastic free’ e valutiamo quanto la nostra scelta incide sul peso di rifiuti prodotti. Con questo processo dovremmo ridurre sempre maggiormente la quantità di plastica che finisce nella nostra spazzatura, fino ad azzerarla! Avremo così centrato un obiettivo che sembrava inizialmente irragiungibile.

Dopo aver iniziato a proporre la rubrica dal mio profilo personale @francesco.quero, ho deciso, in accordo con gli altri amministratori della pagina @slowtourists, di pubblicarla su quel profilo, nato da un viaggio di tre mesi, svolto nell’estate del 2020, insieme a delle guide escursionistiche, per dare visibilità al settore del turismo etico e sostenibile, in ginocchio per la crisi sanitaria. La rubrica viene anche condivisa sul profilo @saluspace.org.

Spero inoltre che grazie a questa esperienza si riesca ad individuare un paniere di prodotti ‘plastic free’ disponibili per tutta la cittadinanza all’interno dell’Emporio di Salus Space.

L’invito è quello di rendere questa rubrica uno strumento collettivo per rendere semplice il processo di emancipazione dall’uso così massiccio di plastica, nella speranza di dare un contributo reale e concreto alla salvaguardia del nostro ambiente.